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Il re calabrese della finanza italiana è stato condannato a 3 anni e 6 mesi di carcere con l’interdizione di 5 anni dai pubblici uffici. Per Giuseppe Mussari, l’ex presidente del Monte dei Paschi di Sienza, travolto dallo scandalo del gruppo bancario toscano, è arrivata la sentenza di condanna dal tribunale di Siena. 

Si tratta di un filone dell’inchiesta sull’acquisizione di Antonveneta. La decisione dei giudici è arrivata venerdì dopo 4 ore di camera di consiglio al termine della quale il presidente Leonardo Grassi è tornato in aula. Esattamente 13 mesi dalla prima udienza del processo (settembre 2013), con rito immediato, che vedeva gli ex vertici del Monte accusati, in concorso, di ostacolo all’esercizio delle funzioni delle pubbliche Autorità di Vigilanza. I pm (Antonino Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso) avevano chiesto 7 anni per il catanzarese Mussari, («l’attore protagonista e regista di un film drammatico», ha detto Grosso) e 6 per gli altri due imputati. Ma alla fine sembravano soddisfatti: «L’impianto accusatorio ha retto – si spiega in procura dove probabilmente non verrà presa in considerazione l’ipotesi di fare appello -: il tribunale ha riconosciuto che c’è stato un danno in concreto». 

IL PROFILO: MUSSARI, IL BANCHIERE CALABRESE

Di certo ricorreranno al secondo grado di giudizio i legali degli imputati: «Certo» ha risposto l’avvocato Franco Coppi, uno dei difensori di Vigni, mentre per Filippo Dinacci, legale di Baldassarri, i giudici «hanno dovuto anche cambiare capo di imputazione perchè non riuscivano evidentemente a dimostrare l’ostacolo con evento
ingannatore». I testi comparsi in tribunale, ha poi precisato, avevano dimostrato che «Bankitalia era a conoscenza di tutta la vicenda relativa al mandate agremeent», il contratto stipulato con Nomura per la ristrutturazione del derivato Alexandria che, per l’accusa, gli imputati avevano nascosto per evitare di scrivere una perdita in bilancio. «Deluso e sorpreso» l’avvocato di Mussari, Fabio Pisillo. 

Giustizia fuori dal tribunale hanno invocato la Lega Nord e il Movimento 5 stelle che, dopo la lettura della sentenza, si sono lasciati andare: «buffoni, ladri, andate a lavorare» hanno gridato mentre Vigni e Baldassarri guadagnavano l’uscita posteriore del palazzo. Ora tutta l’inchiesta si trasferisce a Milano dove le carte sull’acquisizione di Antonveneta, su Alexandria e Santorini sono arrivate nel luglio scorso.

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