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LOCRI (RC) – Picchiavano e maltrattavano alcuni loro coetanei pur di ottenere denaro. Piccole somme che, però, si facevano sempre più consistenti. Fin quando alcune vittime non decisero di collaborare e fare scattare le indagini che portarono all’arresto di Domenico Staltari, 22 anni, e Leonardo Bumbaca, 26, che, insieme ad altri due giovani furono accusati a vario titolo, di estorsione aggravata, rapina e lesioni personali commessi a Locri nel corso del 2011 nei confronti di un loro coetaneo.
Dopo tre anni i due malviventi sono tornati in carcere su provvedimento emesso dalla Procura generale della Repubblica dei minorenni di Reggio Calabria. Staltari e Bumbaca, infatti, dovranno espiare la pena residua quantificata in 3 anni, 8 mesi e 11 giorni per il primo e 1 anno, 3 mesi e 23 giorni per il secondo.
La ricostruzione dei militari dell’Arma fu inquietante. Una delle vittime fu, infatti, avvicinato dai carabinieri fino a convincerlo a denunciare quello che stava subendo. Il gruppo, dopo aver instaurato un iniziale rapporto di “amicizia” con le loro vittime, scelte nella fascia più debole della società, per chiedere piccole somme di denaro a titolo di favore personale, ben presto aveva trasformato le proprie richieste in ferme pretese, che via via si facevano sempre più consistenti. Chi si opponeva al metodo veniva minacciato, fino a subire una vera e propria violenza fisica. Nell’aprile 2011, ad esempio, dopo essersi opposto alle richieste estorsive, il giovane che era al centro delle richieste del gruppo venne picchiato con violenza dal branco e, solo dopo aver ceduto alla consegna del denaro, fu accompagnato al pronto soccorso per le cure necessarie. La continua pressione dei giovani, aveva raccontato la vittima, lo aveva indotto in uno stato tale da perdere completamente il contatto con la realtà, tanto che, a suo dire, la paura ormai aveva preso il sopravvento su di lui. Il giovane, infatti, aveva perso il lavoro e aveva costretto la madre a cedere il quinto del proprio modesto stipendio per ottenere un prestito di 19.000 euro con un istituto finanziario, per poi consegnare agli aguzzini la somma di 15.000 in contanti.
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