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COSENZA – Alzano bandiera bianca due Comuni della provincia di Cosenza. San Giovanni in Fiore, il più grande centro della Sila, attende le decisioni del prefetto di Cosenza dopo che la seduta del consiglio comunale è andata deserta per la terza volta per la mancanza del numero legale.
Era stato convocato oggi alle ore 15, perché quello di lunedì 29 aveva registrato la mancanza del numero legale come quello del 10 settembre. In sospeso c’era l’approvazione delle tariffe comunali, tendenti a recepire le nuove norme, secondo cui i comuni in dissesto dovevano applicare le aliquote massime. Invece l’8 settembre scorso il consiglio comunale ribaltando la maggioranza aveva bocciato la proposta del sindaco Barile – il primo amministratore di centrodestra in uno storico feudo della sinistra – facendo passare le tariffe al minimo.
Intanto da martedì sera è al tracollo anche il consiglio comunale di Cerisano che ha votato la dichiarazione di dissesto finanziario. Salvatore Mancina, il primo cittadino ha affermato che gli sforzi non sono bastati per risanare un milione e ottocento mila euro di debiti fuori bilancio, oltre a quelli correnti.
Una situazione talmente complessa che prima ha fatto fare marcia indietro (con autotutela, approvata dagli stessi voti della maggioranza in Consiglio) sulla volontà di aderire al cosiddetto “Predissesto” o “SalvaComuni“, per evitare una quasi certa bocciatura. Cosa accadrà allora adesso? Il prefetto di Cosenza dovrà nominare un Commissario. Il suo compito sarà quello di amministrare, in sostituzione alla guida amministrativa, i debiti dell’Ente.
Il Consiglio e la Giunta restano in carica ma avranno le mani legate sul piano della gestione finanziaria, mentre scatta una serie di sanzioni. Mancina assicura che il comune ha provveduto ad un nuovo mutuo dell’importo di due milioni, grazie al decreto 66 del governo Renzi, attraverso cui il tasso degli interessi è relativamente basso (1.29%) e utilizzabile dal Commissario per risanare le casse pubbliche, senza dover necessariamente ricorrere alla vendita dei beni patrimoniali, palazzo Sersale e Casa delle Culture tanto per citare due esempi.
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