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REGGIO CALABRIA – Collabora con la giustizia da quando, nel 2005, il marito si è suicidato, Giuseppina Multari, la pentita dalle dichiarazioni della quale ha preso le mosse l’operazione dei carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria che ha portato all’arresto di 16 presunti affiliati al gruppo Cacciola della ‘ndrangheta.
Il gruppo Cacciola è collegato alla cosca-madre dei Pesce, che ha registrato nella sua storia altre due donne pentite, Maria Concetta Cacciola, suicidatasi con l’acido muriatico, e Giusy Pesce, che vive oggi in una località protetta. Il marito di Giuseppina Multari, Antonio Cacciola, si suicidò al culmine di una serie di liti e contrasti con la moglie. I parenti di Cacciola attribuirono la colpa del suicidio dell’uomo a Giuseppina Multari, tenendola segregata per questo motivo in casa e riducendola in schiavitù fino a quando la donna riuscì a fare recapitare una lettera al padre per informarlo della condizione in cui si trovava. Il padre di Giuseppina Multari avvertì poi i carabinieri, che liberarono la donna.
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