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REGGIO CALABRIA – Hanno accolto l’assoluzione del loro parroco facendo suonare le campane a festa, con i fuochi d’artificio. Così il quartiere e la parrocchia di Condera hanno salutato la sentenza del Tribunale di Reggio Calabria che ha scagionato don Nuccio Cannizzaro (LEGGI) dall’accusa di aver detto il falso per scagionare il presunto capoclan Santo Crucitti. Clacson in festa per le strade a sottolineare quella che viene ritenuta la fine di un incubo. Caduto l’impianto accusatorio e l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, automaticamente è andato in prescrizione anche il reato di cui il parroco doveva rispondere.
Il Tribunale di Reggio Calabria ha dichiarato prescritto il reato del prete che per la Dda aveva reso false dichiarazioni al difensore. Troppo il tempo trascorso tra il momento in cui il religioso avrebbe commesso il reato e i tempi con cui la giustizia reggina sarà in grado di portarlo a processo e giudicarlo. Una vittoria giudiziaria per don Nuccio, ma anche per Crucitti, condannato per reati “minori” a 4 anni di reclusione, ma immediatamente scarcerato vista l’assoluzione per il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso. Al termine di repliche e controrepliche, dunque, il Tribunale presieduto da Andrea Esposito chiude la vicenda del parroco, che era stato definito “un centro di potere” dal sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Stefano Musolino, che ha rappresentato l’accusa insieme alla collega Sara Ombra. Il collegio tuttavia non ha ritenuto sufficienti le prove della Procura. Don Nuccio assolto ha significato una festa nel quartiere.
Dura la presa di posizione di Libera che ieri attraverso il referente regionale calabrese, Mimmo Nasone, e il referente territoriale di Libera Reggio Calabria, Francesco Spanò, ha ricordato: «Libera, grazie soprattutto alla testimonianza di nostri concittadini onesti e dignitosi, ha denunciato alla città, ben prima che tali fatti entrassero nelle aule di tribunale, l’intreccio opaco e perverso che ha condizionato per troppo tempo la vita del quartiere reggino di Condera. Il dibattimento che si è appena concluso ci ha consentito, peraltro, di apprendere in quanti modi persone di potere scelgano consapevolmente di inchinarsi agli uomini della ‘ndrangheta. Siamo fermamente convinti che le responsabilità di chi riveste ruoli pubblici non possano esaurirsi nelle aule di giustizia e, soprattutto, non cadano mai in prescrizione. I reggini e i calabresi devono imparare ad aver sete di verità e di giustizia scegliendo, concretamente, di condividere l’impegno e la sofferenza di chi continua a pagare per aver denunziato la ‘ndrangheta».
Libera, tra l’altro, è sempre stata vicino a Tiberio Bentivoglio, il commerciante del quartiere che aveva denunciato i fatti contestati nel corso del dibattimento.
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