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COSENZA – I giudici hanno dato ragione all’accusa: Domenico Scarola e Salvatore Scorza sono stati condannati all’ergastolo quali autori della strage di San Lorenzo del Vallo, avvenuta la sera del 16 febbraio 2011.
L’immagine simbolo di quel raid criminale fece il giro del mondo: mostrava il corpo di Barbara De Marco, una delle vittime, lasciato penzolante dal balcone sul quale aveva cercato rifugio. Il commando omicida aveva fatto irruzione nell’abitazione sparando all’impazzata. Oltre a Barbara morì la madre, Rosellina Indrieri. Gaetano De Marco, padre di Barbara, si salvò perché dormiva ubriaco in un angolo nascosto alla vista dei killer, ma l’appuntamento con la morte per lui fu solo rimandato: è stato ucciso il 7 aprile successivo in piazza con modalità e mano differenti, più esperte – secondo il magistrato – di quelle che hanno commesso tanti errori quella sera piovosa di febbraio.
Alla mattanza in casa De Marco sopravvisse infatti anche una seconda persona. Si tratta di Silas, fratello di Barbara, diventato testimone chiave nel processo.
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Da parte dei giudici, viene rigettata solo l’aggravante mafiosa che era stata ipotizzata dall’accusa.
GLI ALIBI SMONTATI DALL’ACCUSA – Nella sua requisitoria, il magistrato Vincenzo Luberto, che ha sostenuto l’accusa, si era concentrato sugli alibi dei due imputati, mettendo in dubbio quello fornito dalla fidanzata di Scarola, Adelina Oliva – che ha dichiarato che per tutta al sera i sono stati insieme – e provando che invece per tutto quel pomeriggio e quella sera i due fidanzati si sono telefonati o scambiati sms da telefoni che si agganciavano a celle di telefonia sempre reciprocamente diverse. Smontato anche l’alibi fornito da Marianna Scorza che quella sera, subito dopo cena (dopo le 30) sarebbe andata a trovare il fratello.
UNA STRAGE NATA PER VENDETTA – Il pm ha anche ripercorso le tappe della vicenda, partendo dall’omicidio di Domenico Presta a opera di Aldo De Marco (fratello di Gaetano) poiché la procura non ha dubbi che si tratti della vendetta voluta dal presunto boss di Tarsia, Franco Presta, contro i familiari dell’uomo che per dissapori tra vicini di negozio il 17 gennaio 2011 gli ha ucciso il figlio di 21 anni sparandogli alle spalle.
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Tappe in cui stanno anche l’omicidio di Gaetano De Marco nel secondo agguato e l’arresto del boss latitante Franco Presta (LEGGI), avvenuto il 12 aprile 2012 nelle case a ridosso del campus universitario Unical di Arcavacata, che ha rassicurato il superstite e lo ha convinto, il 31 luglio di quell’anno, a riferire a polizia e carabinieri di aver riconosciuto, quella sera, i due killer in Scorza e Scarola: uno figlio del compare (Costantino) di Franco Presta e l’altro amico per la pelle di Domenico Presta. E infine l’arresto dei due imputati, il 19 settembre 2012 (LEGGI).
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