Il blitz dei carabinieri
2 minuti per la letturaCROTONE – Ci sono anche tre indagati calabresi, originari del Crotonese, tra gli arrestati nell’ambito di una vasta operazione antidroga scattata tra le provincie di Reggio Emilia e Parma, dove è stata disarticolata una rete di presunti trafficanti che si rifornivano a Scampia.
Si tratta del 50enne Francesco Menzà, originario di Cutro, e dei petilini Pietro e Rosario Costanzo, rispettivamente di 31 e 59 anni, questi ultimi già coinvolti nell’operazione Aspromonte Emiliano condotta dalla Dda di Bologna nei mesi scorsi. I carabinieri della Compagnia di Castelnovo ne’ Monti e i loro colleghi del Nucleo Investigativo di Reggio Emilia, coordinati dalla pm della Procura reggiana Valentina Salvi, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 24 persone (cinque già detenute) per spaccio e traffico di sostanze stupefacenti e detenzione illegale di armi da fuoco.
L’indagine, denominata convenzionalmente Fast Car, trae spunto dall’arresto a Reggio Emilia di un 42enne trovato in possesso di 30 grammi di cocaina e denaro contante. Dalla ragnatela di contatti ricostruita mediante l’analisi del suo cellulare sono emersi collegamenti e relazioni con la rete criminale smantellata.
Elementi che hanno consentito l’arresto in flagranza di 11 persone, il sequestro di oltre 150 grammi di cocaina e di un fucile della II Guerra Mondiale. Il canale di rifornimento era quella campano, proveniente dal quartiere Scampia di Napoli. Il giro di affari stimato era di circa 10.000 euro al giorno. Tutti gli arrestati e gli indagati sono per la maggior parte d’area campana e calabrese, ma non mancano anche reggiani, una pugliese, due siciliani, tre albanesi, un algerino e due marocchini. Migliaia le cessioni di stupefacenti ricostruite dai carabinieri.
Uno degli indagati di origine araba, mentre era detenuto, aveva la disponibilità di apparecchi elettronici, per la gestione di traffici illeciti. Il nome attribuito all’indagine Fast Car deriva dal fatto che il presunto finanziatore degli indagati, il casertano Michele Mastropietro, pregiudicato già dedito alla commissione di reati finanziari, avesse fornito, come una delle basi delle attività illecite, un garage a Reggio Emilia pieno di auto sportive molto costose, alcune danneggiate dagli indagati per ritorsioni e vendette interne.
Così come fast cars erano quelle utilizzate dagli indagati per muoversi liberamente mentre compivano i loro illeciti affari (Hammer H2, Audi). In quel garage si sarebbe trovato il cutrese Menzà dedito, insieme a Mastropietro, a quanto pare, a trattare ingenti partite di droga. Rosario e Pietro Costanzo, padre e figlio, avrebbero acquistato droga dal Sudamerica secondo uno degli indagati che ha collaborato con gli inquirenti; vendevano quantitativi di cocaina non inferiori a un chilo alla volta.
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