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La Dia: «la ‘ndrangheta si conferma oggi l’assoluta dominatrice della scena criminale non solo nella Regione d’origine»
Anche se «le sentenze emesse, con pesanti condanne a carico di esponenti di spicco della criminalità organizzata, hanno contribuito a ridimensionare il potere delle ‘ndrine» in Calabria, pensare di aver piegato la ‘ndrangheta sarebbe un grosso errore.
Anzi: «In ragione della coesa struttura, delle sue capacità “militari” e del forte radicamento nel territorio, la ‘ndrangheta si conferma oggi l’assoluta dominatrice della scena criminale non solo nella Regione d’origine»
La relazione semestrale della Dia sull’attività della criminalità organizzata in Italia, e in particolare, la parte riservata alla ‘ndrangheta calabrese, che non a caso apre la relazione stessa, rimarca la grande pericolosità dell’organizzazione criminale che, pur colpita duramente, è ben lungi dal dichiararsi vinta.
«Gli esiti recenti delle più rilevanti inchieste – precisa infatti la Dia – restituiscono ancora una dimensione della ‘ndrangheta sempre pervicace nella sua vocazione affaristico-imprenditoriale e che ha sinora dimostrato di saper diversificare gli investimenti orientandoli anche negli ambiti economici leciti che maggiormente risentono dell’attuale crisi finanziaria».
‘NDRANGHETA ASSOLUTA DOMINATRICE DELLA SCENA CRIMINALE: L’AZIONE DI PREDAZIONE ECONOMICA
Inoltre, dagli atti di inchiesta appare palese «la capacità della criminalità organizzata calabrese di proporsi a imprenditori in crisi di liquidità dapprima come sostegno finanziario, subentrando poi negli asset e nelle governance societarie per capitalizzare illecitamente i propri investimenti».
Da questo punto di vista «l’attività di prevenzione antimafia condotta dai Prefetti nel territorio nazionale, nella Regione di origine e in quelle di proiezione, ha disvelato l’abilità delle ‘ndrine d’infiltrare le compagini amministrative ed elettorali degli enti locali al fine di acquisire il controllo delle risorse pubbliche e dei flussi finanziari, statali e comunitari, prodromici anche ad accrescere il proprio consenso sociale».
Rispetto agli interessi criminali della ‘ndrangheta, rimane «invariato l’interesse nel traffico illecito dei rifiuti, come confermato risulta anche quello nell’usura e nel racket delle estorsioni. Anche al di fuori dei territori di origine, la ‘ndrangheta esprime la sua spiccata capacità imprenditoriale grazie ad ingenti risorse economiche derivanti dal narcotraffico».
GLI INTERESSI ECONOMICI E IL TRAFFICO DI DROGA MONDIALE
In particolare «i sodalizi calabresi, in tale ambito, continuano a rappresentare gli interlocutori privilegiati per i cartelli sudamericani in ragione degli elevati livelli di affidabilità criminale e finanziaria, garantiti ormai da tempo. Negli ultimi anni, anche l’Africa occidentale, in particolare la Costa d’Avorio, la Guinea-Bissau e il Ghana, è diventata per le cosche di ‘ndrangheta uno snodo logistico sempre più importante per i traffici di droga. I flussi intercontinentali di stupefacenti non hanno fatto registrare flessioni significative neanche nel periodo di limitazioni alla mobilità imposte a causa della nota crisi pandemica».
Non da meno va considerata, oltre all’importazione dall’estero, anche la produzione in loco della droga. «Sempre con riferimento al traffico di droga – prosegue la Dia – appare esaustivo anche il rinvenimento di numerose piantagioni di cannabis coltivate in varie aree della Regione».
LA ‘NDRANGHETA DOMINATRICE DELLA SCENA CRIMINALE ANCHE FUORI DALLA CALABRIA
Fuori dalla Calabria, poi, «oltre a insidiare le realtà economico-imprenditoriali, le cosche tentano di replicare i modelli mafiosi originari facendo leva sui tradizionali valori identitari con proiezioni di ‘ndrangheta che fanno sempre riferimento al Crimine quale organo di vertice deputato a dettare le strategie, dirimere le controversie e stabilire la soppressione ovvero la costituzione di nuovi locali».
Le inchieste sinora concluse «hanno infatti consentito di individuare nel Nord Italia 46 locali, di cui 25 in Lombardia, 16 in Piemonte, 3 in Liguria, 1 in Veneto, 1 in Valle d’Aosta ed 1 in Trentino Alto Adige10. Anche all’estero le cosche calabresi sono state in grado di cogliere le asimmetrie dei rispettivi sistemi normativi privilegiando il reinvestimento dei capitali illeciti in Paesi meno “cooperativi” sul piano giudiziario».
I RAPPORTI CON LE ALTRE MAFIE E CON L’ESTERO
Ulteriore elemento della abilità della ‘ndrangheta «di espandere la propria sfera d’influenza oltre confine emerge dai lunghi periodi di latitanza trascorsi dai boss calabresi all’estero. Le più recenti risultanze investigative confermano altresì la tendenza dei gruppi criminali calabresi ad instaurare forme di collaborazioni utilitaristiche con consorterie di diversa matrice mafiosa, spesso giustificate da specifiche contingenze piuttosto che da una consolidata condivisione di interessi criminali».
Elemento che «risulta valido, soprattutto, anche con riferimento alle relazioni intrattenute con compagini straniere e, in particolare, albanesi e sudamericane. In ragione della coesa struttura, delle sue capacità “militari” e del forte radicamento nel territorio, la ‘ndrangheta si conferma oggi l’assoluta dominatrice della scena criminale non solo nella Regione d’origine».
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