Massimiliano Sestito
3 minuti per la letturaMILANO – Lo cercano ovunque, anche in Calabria. Ma non lo trovano, almeno per ora. Continua la fuga di Massimiliano Sestito, killer della ‘ndrangheta evaso dagli arresti domiciliari a Pero, nel Milanese, dove era stato ristretto in attesa di una sentenza della Cassazione che doveva pronunciarsi sull’omicidio del boss calabrese Vincenzo Femia (compiuto nel 2013 a Castel di Leva, Roma).
L’uomo ha manomesso il braccialetto elettronico e si è dato alla macchia. Sul caso stanno indagando i carabinieri della sezione catturandi del Nucleo investigativo di Milano. Di Sestito non c’è più traccia.
I carabinieri stanno setacciando Milano e hinterland, ma le indagini proseguono parallelamente anche in Calabria dove Sestito, ritenuto affiliato al clan Sia Procopio di Soverato, ha costruito gran parte della sua carriera criminale. Il 52enne non avrebbe a disposizione ingenti somme di denaro per sostenere la sua latitanza ma potrebbe avere appoggi di una certa importanza all’interno del mondo della malavita.
Il curriculum criminale di o Sestito è lungo: ci sono arresti per associazione mafiosa e traffico di droga. Nel 1991 era stato lui a premere il grilletto uccidendo l’appuntato dei carabinieri Renato Lio a un posto di blocco a Soverato (Catanzaro). Per fuggire aveva aperto il fuoco e aveva ammazzato il militare. Era stato condannato all’ergastolo prima e a 30 anni poi con pena definitiva. Dieci anni fa il suo nome era finito di nuovo in un’indagine su un omicidio, un’esecuzione vera e propria: quella del boss Femia, ammazzato con nove colpi di pistola a Roma in una faida per il controllo delle piazze di spaccio.
Era stato condannato all’ergastolo in appello ma in attesa della pronuncia dei supremi giudici, prevista proprio per oggi, il 12 gennaio scorso Sestito era stato scarcerato e messo ai domiciliari, a casa del padre, su decisione della Corte d’assise di appello di Roma. Non è la prima latitanza per il 52enne: nel 2013, poco dopo l’omicidio Femia, l’uomo, nato a Rho, aveva approfittato della semilibertà concessa per scappare dal carcere di Rebibbia. L’avevano catturato su una spiaggia di Palinuro, nel Salernitano.
Intanto infuria la polemica sul perché Sestito si trovasse ai domiciliari. «L’evasione dello ‘ndranghetista Massimiliano Sestito non è una sorpresa ma una cosa gravissima, considerando che l’autore dell’omicidio di un uomo delle forze dell’ordine, peraltro di stanza a Cosenza, si trovava ai domiciliari ed era evaso più volte» afferma Simona Loizzo, deputato della Lega.
«Il ministro Nordio – osserva – deve fare chiarezza sul perché la Corte di assise di Appello di Roma abbia concesso i domiciliari a un pericoloso criminale proprio a ridosso del giudizio di Cassazione fissato domani. Nel Paese in cui autori di reati ‘bianchì faticano ad ottenere pene alternative, come chiedono i sindacati di polizia penitenziaria per combattere l’affollamento delle carceri, è impensabile che un criminale del genere godesse di questo beneficio nonostante, ripeto, fosse già evaso nel passato. Sono certa che il ministro Nordio, a cui va la nostra totale fiducia – conclude Loizzo – eserciterà con rigore assoluto i diritti ispettivi che la Costituzione gli concede».
«Ci auguriamo che possa essere rintracciato al più presto e assicurato alla giustizia il killer di ‘ndrangheta Massimiliano Sestito, evaso ieri sera dall’abitazione nella quale, in regime di arresti domiciliari, stava scontando la condanna per l’omicidio, avvenuto il 20 agosto 1991, del carabiniere calabrese Renato Lio – dice il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto – Siamo certi che magistratura e forze dell’ordine stiano profondendo il massimo sforzo, in queste ore delicate, per individuare il criminale. Certo, la vicenda nel suo complesso lascia l’amaro in bocca e resta da capire come mai un soggetto con alle spalle una condanna per omicidio si trovasse agli arresti domiciliari, una condizione che potrebbe aver agevolato la sua fuga. In attesa che venga fatta piena e doverosa luce sull’accaduto, a nome anche della Giunta regionale, esprimo tutta la mia vicinanza alla famiglia di Renato Lio, un valoroso calabrese che ha perso la vita facendo il proprio dovere».
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