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Luigi De Magistris

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L’ex pm Luigi De Magistris commenta il mare sporco in Calabria l’inchiesta Poseidone: «In 20 anni non è cambiato nulla, avevamo provato a fare pulizia»


LAMEZIA TERME – Mare e turismo sarebbe il binomio perfetto. La Regione Calabria presenta uno sviluppo costiero invidiabile di 788,92 km. Ben 116 comuni costieri ed un’alta vocazione ambientale marina. Un paradiso nel Mediterraneo. La realtà, purtroppo, fa a pugni con la natura. Ce lo ricorda in questa estate caratterizzata dal “mare verde” Luigi De Magistris. Napoletano, ex magistrato ed europarlamentare (titolare anche dell’inchiesta Poseidone con indagati ‘eccellenti’ contro la cattiva gestione dei fondi per la depurazione).

«Qualche giorno fa in treno, direzione sud, percorrevo in Calabria il tratto tra Praia a Mare e Lamezia Terme – racconta sui social -. Nei punti in cui si toccava la linea di costa ho visto chilometri di mare, a riva, di colore marrone. Si tratta di merda, cloaca, fogna. Nulla è cambiato in tanti anni. Ricordo quando mi occupai di inquinamento del mare da giovane pubblico ministero a Catanzaro. Avevamo ricostruito, 20 anni fa circa, nell’indagine denominata Poseidone, un fiume di denaro pubblico (circa due miliardi di euro) sottratto proprio al funzionamento dei depuratori per le acque reflue, alla manutenzione e alla realizzazione di nuovi depuratori».

L’inchiesta “Poseidone”, che riguardava esponenti politici di spicco, aveva come oggetto un presunto uso illecito di denaro pubblico provenienti da aiuti comunitari, destinati al finanziamento di opere di depurazione. «Ricostruimmo un sistema criminale con al centro l’emergenza ambientale – racconta De Magistris -. Commissario per l’emergenza ambientale era il presidente della Regione Giuseppe Chiaravalloti, già potente magistrato in Calabria. I posti suddivisi con precisa lottizzazione politica, consulenze e incarichi a parenti e amici di magistrati, di appartenenti alle forze di polizia, funzionari e dirigenti, a tutti quelli che avrebbero dovuto controllare. Tutti insieme – sostiene l’ex pm – controllori e controllati. Un sistema che con poteri speciali affidava opere e servizi, dava posti di lavoro, elargiva soldi e consulenze. Avevamo ricostruito tutto. Recuperato anche denaro pubblico, ma come fu coinvolto l’avvocato e amico del mio Procuratore, nonché parlamentare e coordinatore regionale di Forza Italia (Giancarlo Pittelli, ndr) l’indagine mi fu scippata proprio dal Procuratore».

L’ex magistrato ricorda che «il Consiglio Superiore della Magistratura mi trasferì per incompatibilità ambientale e lasciò che il marcio continuasse ad operare. Ero forse davvero incompatibile con quell’ambiente fatto all’epoca di troppa cloaca istituzionale. Poi, un anno fa, più o meno per gli stessi fatti per i quali lo avevo indagato, l’avvocato Pittelli è stato condannato ad 11 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. Il reato che il ministro delle ingiustizie Nordio vuole cancellare. Quella indagine sul mare sporco aveva scoperchiato una immensa cloaca politica ed istituzionale con il ruolo centrale delle logge occulte. La massomafia calabrese. E Pittelli insieme ad altri rappresentava quel filo nero che univa criminalità organizzata, politica, istituzioni, magistratura compresa, colletti bianchi, massoneria».

«La striscia di mare sporco – conclude De Magistris – è uno dei tanti prezzi che si pagano perché lo Stato non ha voluto difendere servitori onesti della Repubblica ed anzi li ha traditi». Ed ora siamo alle cronache delle ultime settimane con la proliferazione dell’alga Pyramimonas, dovuta alla presenza di azoto e fosforo, generati da un insieme di concause. Malfunzionamenti dei depuratori, sversamenti illeciti, irregolare concimazione, il cui minimo comune multiplo è il mancato controllo di aziende e del territorio. Anche se l’Arpacal promette di «svolgere rilievi per monitorare l’afflusso di nutrienti da terra che funzionano come concime per le alghe», il turista va via e la regione continua a registrare trend negativi.

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