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Marjan Jamali con il figlio e Maysoon Majidi

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Due donne in carcere senza colpa: Marjan Jamali e Maysoon Majidi militanti dei diritti umani in Iran, accusate di essere scafiste. Rinchiuse da mesi


MARJAN Jamali e Maysoon Majidi: due giovani donne iraniane scappate da situazioni drammatiche nel loro paese, arrivate in Italia sono finite in prigione. Arrestate perché ritenute scafiste di due distinti sbarchi di migranti. Due casi assurdi di malagiustizia italiana, aggravati da una incomprensibile volontà di mantenere , la custodia cautelare di massimo rigore, nonostante la difesa abbia prodotto elementi concreti ed attuali che dimostrano l’estraneità di entrambe ai reati.

IL CASO DI MARJAN JAMALI

Marjan Jamali, 29 anni, arrestata e in attesa di giudizio perché accusata da tre uomini che avrebbero tentato di stuprarla di essere parte dell’equipaggio di scafisti della barca con cui nell’ottobre dello scorso anno è arrivata con il figlio di 8 anni a Roccella Jonica. La donna, è rinchiusa nel carcere di Reggio Calabria, dopo essere passata dall’ex manicomio criminale di Barcellona Pozzo di Gotto, in Sicilia, dopo un tentativo di suicidio. A Locri è iniziato il processo nei suoi confronti , ora rinviato al prossimo 17 giugno. Le varie richieste presentate dal suo difensore, l’avvocato Giancarlo Liberati, per gli arresti domiciliari, sono state respinte. Si attende l’esito della Cassazione. Ma per Marjan Jamali, il primo pensiero è quello di ricongiungersi al figlioletto. Il piccolo Faraz, abita a Camini, in un alloggio per migranti gestito dalla cooperativa “Jungi Mundu”. Vive in una famiglia afgana che ha accettato di accoglierlo.
Safdari e Zakia hanno cinque figli, tra i 14 e i 5 anni, tutti arrivati attraverso un corridoio umanitario, in seguito al ritorno dei talebani in Afghanistan. Madre e figlio hanno pagato 14mila dollari per il viaggio. A bordo, per lei, un incubo con le molestie dei tre che, poi, l’avrebbero accusata. La donna ha dovuto lottare per opporsi al tentativo di stupro in parte già consumato mentre era svenuta. Poi l’hanno indicata come “scafista” per vendicarsi del rifiuto opposto. E per questo è stata arrestata. L’accusa è fondata solo sulle dichiarazioni dei tre iracheni che si sono resi subito dopo irreperibili.
Dichiarazioni della donna riportate negli atti in maniera distorta, hanno generato una catena di equivoci a suo danno.Marjan vive ormai in uno stato di profondo malessere psicologico. Ribadisce con forza la sua innocenza e non riesce a comprendere le ragioni per le quali si trova in carcere da circa sei mesi. Ora l’avvocato Liberati ha presentato una nuova richiesta per gli arresti domiciliari, affinché possa tornare a vivere con suo figlio. In attesa del riconoscimento dello status di rifugiata, a cui ha pieno diritto.

IL CASO DI MAYSOON MAJIDI

Di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina è accusata anche la 27enne regista e attrice curda iraniana arrivata al porto di Crotone l’ultimo giorno del 2023. Ora è in carcere a Castrovillari perché ritenuta scafista di quello sbarco.. Nel suo paese ha combattuto contro il regime islamista. Sarebbe stata accusata da due persone, forse i veri scafisti, che poi sono fuggiti.. L’avvocato Liberati ne ha rintracciato uno in Germania, a Berlino, che si è reso disponibile ad essere esaminato in videoconferenza. Il Gip ha incaricato la Pg di convocarlo. L’uomo ha detto di non avere mai accusato la donna.
Maysoon sta soffrendo molto la sua condizione dietro le sbarre. E’ arrivata a pesare circa quaranta chili. Ieri è intervenuta anche Hana Human Rights, un’organizzazione indipendente che promuove i diritti umani nel Kurdistan iraniano, della quale faceva parte la giovane regista e attrice. Chiede alla magistratura italiana, in quanto organismo nazionale per i diritti umani, di tenere conto del passato, della vita politica e delle attività in materia di diritti umani di Maysoon Majidi. Chiede inoltre a tutte le organizzazioni italiane ed europee per i diritti umani e alla comunità internazionale di “sostenere un’attivista per i diritti umani che è stato vittima dell’ingiusto sistema giudiziario e del governo della Repubblica Islamica, nel frattempo la magistratura italiana è responsabile del futuro di Maysoon Majidi”.

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