Don Luigi Ciotti
2 minuti per la letturaDal Palco del Circo Massimo verranno letti i nomi delle 1081 vittime innocenti delle mafie. È il clou della manifestazione nazionale organizzata per domani 21 marzo 2024 a Roma da Libera e Avviso Pubblico in occasione della ventinovesima Giornata nazionale della Memoria e dell’impegno per vittime di tutte le mafie. Il corteo partirà alle 9,00 dall’Esquilino per raggiungere la grande spianata del Circo Massimo.
Ma già oggi, nella Capitale si sono svolti incontri e dibattiti che hanno visto coinvolte, in diverse sedi, migliaia di persone. Nella basilica di Santa Maria in Trastevere si è svolta l’assemblea di oltre 700 familiari delle vittime di mafia giunti da tutta Italia: letture, ricordi, testimonianze, interventi istituzionali, prima dei saluti conclusivi del cardinale di Bologna e presidente della Cei, Matteo Maria Zuppi, e del presidente di Libera don Luigi Ciotti. Poi una veglia di riflessione con una preghiera ecumenica.
Ricordare le vittime della mafia è un impegno che Libera porta avanti tutto l’anno, nelle sue sedi provinciali e regionali. Un impegno complesso e non privo di contraddizioni. Avere un proprio caro riconosciuto come vittima di mafia non è semplice. Ottenere i relativi benefici previsti dalla normativa statale, ancora più difficile. La stessa Libera ha condotto centinaia e centinaia di istruttorie spesso delicatissime e molto complesse. Il risultato sono i 1081 nomi che vengono letti oggi. Ma lo Stato riconosce solo poche centinaia di vittime innocenti. Se non c’è un colpevole, è difficile arrivare al riconoscimento. E i colpevoli degli omicidi di mafia non sono facili da scovare e, ancora meno, da condannare in giudizio. Il dato è terribile: oltre l’80% delle famiglie non conosce la verità e, quindi, non può avere giustizia. E tra i nomi delle persone uccise ci sono 134 donne e115 bambini.
Così la battaglia per il riconoscimento, per ottenere dallo Stato maggiore attenzione e benefici più rilevanti, va continuamente ripresa e non è mai finita. Spesso la morte di un familiare porta una vera e propria rovina famigliare con crolli psicologici ed economici, persone che devono completamente cambiare vita e attività per riuscire a mantenere dignitosamente famiglie alle quali, improvvisamente viene a mancare la persona che provvedeva al sostentamento.
“Questa mattina – ha detto don Ciotti – abbiamo ricordato da un’altra parte Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, assassinati a Mogadiscio nel 1994, e anche lì non si conosce la verità. Siamo qui. E domani con migliaia e migliaia di giovani, che sono tanti in tante parti d’Italia, qui saremo a Roma, proprio per accompagnare loro, e vedrete domani che molti di loro hanno un cartello che portano al collo con l’immagine, la fotografia delle persone che non ci sono più”.
“Chiedono solo la verità – ha concluso il presidente di Libera -. Eppure le verità passeggiano per le vie delle nostre città. C’è chi ha visto, chi sa: è l’omertà che uccide la verità e la speranza ma anche la giustizia”.
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