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GIOIA TAURO (RC) – Mentre nel porto di Gioia Tauro si trasferiscono i container carichi delle armi chimiche siriane (LEGGI), all’esterno, fuori dalla zona di sicurezza, un gruppo di persone contesta sotto il sole. Indossano magliette con scritto: “Ci state ammazzando di tumore”. Firmato: la Piana di Gioia Tauro. Si tratta dei residenti del quartiere Fiume, quello nel quale ricadono tutti gli impianti compreso il termovalorizzatore. Con loro ci sono anche i bambini. E la loro protesta, spiegano, è legata, oltre che al trasbordo, anche alla presenza di tutti gli stabilimenti che loro ritengono nocivi.
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Sospettano che nella zona «vengano lavorati materiali pericolosi in quest’area. Non è un caso -racconta una signora- che mio padre e mia madre siano morti di tumore e a me hanno diagnosticato un carcinoma». Parlano di una sorta di “terra dei fuochi” industriale. Un’altra donna racconta: «Mio marito è vissuto solo 27 giorni da quando gli hanno diagnosticato il cancro». Drammatica anche la testimonianza di una signora il cui genero «lavora in un luogo caldo dove due colleghi su tre si sono ammalati di tumore al sangue e adesso anche lui è ammalato».
IL MINISTRO: “CI SARANNO MONITORAGGI” – Sugli appelli della gente è intervenuto il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti rispondendo alle domande dei giornalisti in conferenza stampa: «Su questa area abbiamo già avviato con l’Arpa un programma finanziato con fondi europei, nei fondi di coesione, di monitoraggio di alcune zone sulle quali è stata segnalata la presenza di rifiuti pericolosi. Questo sta a testimoniare l’importanza che questo ministero sta dando ai problemi ambientali in una certa zona del paese». Galletti ha poi aggiunto: «Io ho avuto modo di affermare più volte che l’interramento di rifiuti pericolosi nel sud non è un problema che riguarda solo il sud ma è un problema italiano perché quei rifiuti lì sotto qualcuno li ha messi. Sarebbe un errore far pagare questa superficialità grave, molto grave, solo ai cittadini del sud».
I FLASH MOB DELLA VIGILIA – Alla vigilia del trasbordo, un flash mob è stato messo in atto invece da decine di persone tra cui qualche famiglia con bambini a San Ferdinando ad un flash mob organizzato dall’associazione Sos Mediterraneo per dire no all’operazione con armi chimiche siriane.
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I volontari dell’associazione hanno distribuito volantini con su scritto lo slogan “No trasbordo”. Esposti anche dei manifesti che riproducevano l’immagine di una persona con indosso maschere antigas «per – hanno spiegato – sensibilizzare i cittadini della piana di Gioia Tauro ai rischi cui si andrà incontro con l’operazione di trasferimento delle sostanze chimiche. Già nei giorni scorsi un altro flash mob si era svolto a Reggio Calabria (LEGGI) e gli attivisti della protesta hanno spiegato che il territorio è stato lasciato in balia degli eventi senza le informazioni di sicurezza (GUARDA IL VIDEO).
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