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CATANZARO – «La proposta avanzata dall’arcivescovo di Reggio Calabria in tema di lotta alla ‘ndrangheta non ci convince affatto. Monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, infatti, ha proposto l’eliminazione della figura del padrino nei battesimi (LEGGI). Orbene riteniamo la soluzione poco idonea. Si spara infatti nel mucchio». 

La proposta dellarcivescovo di Reggio Calabria continua a suscitare reazioni (LEGGI IL COMMENTO DEL VESCOVO BREGANTINI)questa volta a prendere posizione è Adriana Musella, presidente del coordinamento nazionale antimafia Riferimenti, che boccia l’idea perché «è come se per eliminare la corruzione volessimo eliminare l’intera classe politica». 
 
 
Per la Musella, che della lotta alla mafia ha fatto una ragione di vita, «abbiamo bisogno di parole chiare, di scelte nette e forti, non possiamo ulteriormente giocare sull’ambiguità. Papa Francesco è stato esplicito e come lui vorremo fossero tutti: i mafiosi sono scomunicati. Per loro e certo non per tutti, quindi, sono vietati i sacramenti». Una circostanza che porta la Musella ad evidenziare come in quanto scomunicati i mafiosi non possono di per se stessi prendere parte alle cerimonie liturgiche in qualità di padrini: «Padrini ai battesimi? Certo che no, come neanche a matrimoni e funerali. Ciò detto – conclude – basterebbero cinque parole inequivocabili che vescovi e sacerdoti tutti pronunciassero: “Fuori la ‘ndrangheta dalla chiesa”».
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