3 minuti per la lettura
LA corte d’assise d’appello di Milano ha confermato, con lievi riduzioni di pena e una sola assoluzione, le condanne fino a 20 anni di reclusione inflitte in primo grado a una quarantina di imputati nel processo con rito ordinario nato dall’inchiesta “Infinito” sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Lombardia. Tra gli imputati il presunto boss Pino Neri.
In primo grado (LEGGI) erano state stabilite centocinquanta condanne per il maxi blitz anti-‘ndrangheta scattato in Lombardia nel luglio del 2010 con l’arresto di 174 persone.
Il collegio presieduto da Rosa Malacarne ha accolto, nella sostanza, le richieste del sostituto pg milanese Laura Barbaini, che aveva proposto la conferma delle condanne inflitte in primo grado. E’ stata confermata quindi la condanna a 18 anni di reclusione per Giuseppe “Pino” Neri, che per l’accusa ricoprì il ruolo di “reggente” nelle fasi successive all’omicidio del “capo dei capi” in Lombardia, Carmelo Novella, assassinato il 14 luglio 2008, con il compito di riorganizzare i “locali” della ‘ndrangheta nella regione. Fu proprio Neri, nel 2009, a presiedere il summit nel circolo Falcone e Borsellino di Paderno Dugnano per che portò alla nomina di Pasquale Zappia ai vertici dell’organizzazione criminale nella regione.
Pena ridotta di un anno, da 13 a 12 anni di reclusione, per l’ex dirigente della Asl di Pavia Carlo Chiriaco, accusato di aver favorito gli interessi economici della ‘ndrangheta con appalti pubblici e iniziative immobiliari facendo da ‘cernierà tra l’organizzazione criminale e la politica. Confermata la condanna a 13 anni e 6 mesi di carcere per l’ex carabiniere Michele Berlingieri, mentre la pena per il presunto boss Vincenzo Novella, figlio di Carmelo Novella, è stata ridotta: da 16 anni a 13 anni e 10 mesi. Lieve riduzione, di nove mesi, anche della condanna a 13 anni di carcere inflitta all’imprenditore Ivano Perego. Mentre è stata aumentata di un anno la pena per il presunto boss Pio Candeloro, che in primo grado aveva preso 20 anni di reclusione.
RISARCIMENTI ALLE ISTITUZIONI – La Corte d’Assise d’Appello ha confermato anche il risarcimento da un milione e 200mila euro a favore della Regione Lombardia, di 500mila euro per la presidenza del Consiglio e di 300mila euro per ognuna delle altre parti civili: i Comuni di Bollate, Pavia, Seregno e Desio, la Provincia di Monza-Brianza. Gli avvocati difensori hanno annunciato che presenteranno ricorso in Cassazione una volta depositate le motivazioni.
L’ABBREVIATO – Lo scorso 6 giugno la Cassazione aveva confermato le condanne di altre 92 persone, coinvolte nella stessa inchiesta, che avevano scelto di essere processate con rito abbreviato, confermando anche in quel caso le pene sancite in precedenza (LEGGI L’ARTICOLO).
VOTO DI SCAMBIO SENZA VIOLENZA – Per la prima volta in Italia si può essere condannati sul voto di scambio senza che vi sia un atto esplicito di violenza. Lo ha stabilito nei fatti la corte d’Appello di Milano con la sentenza Infinito. I giudici hanno accolto la memoria del procuratore generale, Laura Barbaini, che chiedeva di applicare per gli imputati il più duro 416 bis, al posto del 416 ter, introdotto ad aprile e ritenuto da molti più morbido. In sostanza i giudici della Corte hanno accolto la tesi che non è necessaria una violenza concreta. Basta il fatto di poter far leva sull’appartenenza all’associazione mafiosa, in questo caso alla ‘ndrangheta, per far scattare l’applicazione del 416 bis.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA