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REGGIO CALABRIA – La Cassazione ha disposto l’annullamento della confisca dei beni, per un valore di circa 14 milioni di euro, che era stata disposta nei confronti dell’ex consigliere regionale dell’allora Pdl Santi Zappalà, di 55 anni (LEGGI). La confisca era stata stata decisa dopo che Zappalà era stato arrestato nel dicembre del 2010, quando era ancora consigliere regionale, con l’accusa di corruzione elettorale aggravata dalle modalità mafiose.
Secondo la Dda di Reggio Calabria, che aveva chiesto ed ottenuto l’arresto dell’ex consigliere regionale, Zappalà aveva incontrato il boss della ‘ndrangheta Giuseppe Pelle, capo dell’omonima cosca di San Luca, durante la campagna per le elezioni regionali del 2010, ricevendone il sostegno. Successivamente per Zappalà era sopraggiunta la condanna in primo grado a quattro anni di reclusione, ridotta in appello a due anni ed otto mesi.
La Corte di cassazione, adesso, pronunciandosi sul ricorso presentato dai difensori di Zappalà, gli avvocati Domenico Alvaro e Francesco Albanese, oltre a revocare la confisca dei beni per l’ex consigliere regionale, ha anche annullato nei suoi confronti l’aggravante delle modalità mafiose in merito al reato contestatogli. Per tale motivo il fascicolo processuale è stato trasmesso ad una sezione della Corte d’appello di Reggio Calabria diversa da quella che aveva emesso la precedente sentenza di secondo grado che adesso, sulla base di quanto deciso dai giudici della Suprema Corte, dovrà rideterminare la pena a carico dell’ex consigliere regionale.
Zappalà, che attualmente è libero dopo avere scontato la condanna inflittagli, è stato lungo sindaco di Bagnara Calabria, Comune, attualmente guidato dal sindaco Cesare Zappia, nei confronti del quale il 13 giugno scorso il prefetto di Reggio Calabria, Claudio Sanmmartino, su delega del Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha disposto l’accesso antimafia al fine di accertare eventuali condizionamenti della ‘ndrangheta nella gestione dell’ente (LEGGI).
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