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LAMEZIA TERME – Niente sconti, neanche alla svolta di Papa Francesco. E’ il solito Gratteri quello che si è presentato sul palco di Trame, a Lamezia, per discutere del suo ultimo libro “La chiesa e la ‘ndrangheta. Storia di potere, silenzi ed assoluzioni”. Parla per oltre un’ora in modo diretto, determinato, coraggioso: «Se io fossi più diplomatico, sarei già procuratore di Reggio. Essere giusti con la vita comporta sacrifici, ma rende liberi e ne vale sempre la pena». Duro con la chiesa: «Il nuovo pontefice ha portato una ventata di novità importante, ma sono settimane che non si parla più delle vicende interne al vaticano. Segno che il processo riformatore si è arrestato. E’ in corso una sfida di potere che nulla ha a che vedere con i poveri, col credo, con la religione o con la carezza agli ultimi». 

   

 LEGGI IL LIVEBLOG DELLA VISITA DEL PAPA A CASSANO
 

Ancora più netto sull’atteggiamento tenuto verso le vittime di pedofilia: «La chiesa americana ha spostato ingenti capitali dalle sue casse per evitare i risarcimenti alle famiglie. E tutto questo è accaduto nel 2014, non dieci anni fa.» Svela poi alcuni retroscena della sua mancata nomina a ministro: «Avevo accettato la proposta di Renzi perché mi era stata garantita carta bianca per fare tutte le modifiche di legge che io ritenevo necessarie, dal codice di procedura penale fino all’ordinamento interno del ministero». La stoccata al capo dello Stato arriva sulla domanda del giornalista Andrea Purgatori che chiede se queste fossero «buone ragioni per affossare l’indicazione a suo favore». Sibillina la risposta: «Bisognerebbe chiederlo a chi era in quella stanza». 
 
Evidente il riferimento al colloquio del presidente del consiglio con Napolitano.
 Parole che hanno tenuto inchiodata una piazza stracolma di simpatizzanti, ma che hanno provocato le dure reazioni della curia lametina: «Un inaccettabile e forzato shakeraggio di frasi calunniose. I toni utilizzati, alla vigilia della visita di Papa Francesco, appaiono in stridente contrasto con tutta l’azione antimafia che la Chiesa a Lamezia Terme vive in prima linea con il suo Vescovo e i suoi preti. Non si vince questa battaglia lanciando discredito gli uni contro gli altri. Abbiamo da sempre ribadito l’assoluta incompatibilità tra criminalità e Vangelo». Poco prima dell’intervento del magistrato reggino era toccato a Piera Aiello, testimone di giustizia di Paolo Borsellino e cognata di Rita Atria, altra collaboratrice, suicidatasi dopo la morte del magistrato palermitano. Fiera del suo percorso, Piera Aiello ha descritto la fragilità di una malavita che può essere sconfitta: «Le donne devono reagire. Devono capire che non esistono uomini d’onore, ma solo canaglie che delinquono per soldi. Non ho mai rimpianto la mia scelta e vorrei che fosse così per molte altre persone». La terza giornata del festival sui libri antimafia ha anche affrontato la questione della tossicodipendenza, con la partecipazione di Vincenzo Regio della comunità terapeutica Fandango. Ampio poi lo spazio riservato alla figura di Pippo Fava, il giornalista siciliano ucciso nel 1984, con una serie di proiezioni sulla sua vita e sul rapporto con i ragazzi che lo hanno seguito nel corso della sua esperienza di giornalista di prima linea.
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