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E’ BUFERA sul prefetto di Perugia Antonio Reppucci: due giorni fa alcune sue «sorprendenti” dichiarazioni su droga e famiglia, venerdì la «dissociazione» del Procuratore della Repubblica, sabato prima la richiesta di rimozione da parte di Sel, poi l’ira del premier Matteo Renzi. E in serata, mentre Reppucci parlava di «gigantesco fraintendimento», l’epilogo, firmato dal ministro dell’interno Angelino Alfano: dichiarazioni del prefetto «gravi e inaccettabili», «non può restare», «assumerò immediati provvedimenti».
Reppucci, prima di andare a Perugia, è stato alla guida delle Prefetture di Cosenza e Catanzaro dove è stato molto apprezzato per i legami che ha stabilito con i singoli territori, dimostrandosi molto vicino alla gente. Per questo ha lasciato un buon ricordo in queste realtà.
Poi il trasferimento a Perugia, fino alla rimozione di fatto decretata da Alfano sabato sera e subito controfirmata con un tweet dal premier Renzi, che si è detto «grato al ministro Alfano per l’intervento».
La vicenda comincia due giorni fa quando il prefetto Reppucci, con accanto il procuratore generale Giovanni Galati e i vertici di polizia, carabinieri e guardia di finanza, dice in una conferenza stampa che il problema della droga «esiste a Perugia come nel resto d’Italia, da nord a sud, ma non con le dimensioni apocalittiche che vengono rappresentate». Perugia, dunque – secondo il prefetto – non è una centrale dello spaccio. Poi l’affondo: il prefetto spera «che i padri taglino le teste ai figli che assumono stupefacenti» e aggiunge che «il cancro è lì nelle famiglie, se la mamma non si accorge che suo figlio si droga è una mamma fallita e si deve solo suicidarè».
Il procuratore della Repubblica reggente di Perugia Antonella Duchini si dissocia «in maniera netta» da quelle frasi. «Le tematiche afferenti al consumo ed alla cessione di stupefacenti, che indubbiamente investono anche il nostro territorio – dice il magistrato – sono complesse e riguardano sia l’aspetto della repressione (proprio delle forze dell’ordine e della magistratura) che quello della prevenzione attraverso politiche sociali rivolte alle famiglie, che non devono sentirsi isolate ma piuttosto supportate e coinvolte».
«La mia è stata una provocazione. Volevo dire che la famiglia deve fare di più», replica il prefetto, che chiama in causa Papa Francesco. «Anche il Papa – dice – ha invitato a fare di più. Le mie frasi sono state estrapolate da un discorso più ampio (nel quale ho sottolineato l’ottimo lavoro delle forze di polizia) ed erano un richiamo alle famiglie, al loro senso di responsabilità. Come tutta la società civile devono fare di più, creare un argine al fenomeno della droga, altrimenti la guerra non si vince mai. In quanto ho detto non c’era alcuna generalizzazione ma un appello accorato – conclude il prefetto – anche come genitore e nonno, a fare tutti di più».
La polemica non si placa e il coordinatore nazionale di Sel Nicola Frantoianni sollecita l’intervento del Presidente del Consiglio e del Ministro dell’Interno per «l’immediata rimozione» del prefetto.
Renzi chiede chiarimenti ad Alfano, mentre il prefetto tenta l’estrema difesa: «E’ stato un gigantesco fraintendimento del senso che volevo dare alle parole. Nessuno vuole il suicidio di nessuno. Volevo solo scuotere» a fare «gioco di squadra, famiglia compresa». Ma lo scossone che arriva lo travolge: «Ho sentito le dichiarazioni del prefetto di Perugia – fa sapere il ministro Alfano -, sono gravi e inaccettabili. Non può restare lì né altrove. Assumerò immediati provvedimenti». E Alfano subito incassa, via twitter, il placet del premier: «Le frasi del prefetto di Perugia sono inaccettabili, specie per un servitore dello Stato. Sono grato al ministro Alfano per l’intervento». Al Viminale già si lavora al cambio della guardia: Perugia, in tempi rapidissimi, avrà un nuovo prefetto.
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