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REGGIO CALABRIA – Applicavano tassi ad usura del 20% mensile abbinati ad ulteriori garanzie vessatorie, quali cessioni di quote societarie e trasferimenti della titolarità di immobili, anche di pregio. Era questo il modus operandi delle 17 persone arrestate stamani dai carabinieri del Ros, coadiuvati dapersonale della Dia, con le accuse, a vario titolo, di associazione mafiosa, usura, estorsione, esercizio abusivo dell’attività creditizia e intestazione fittizia di beni, aggravati dalle finalità mafiose.

Il provvedimento, emesso dal gip di Reggio Calabria su richiesta della Dda, prevede il carcere per Francesco Buda, di 49 anni, Giuseppe Codispoti (49), Domenico Condello (42), Francesco Condello (32), Gianluca Ciro Domenico Favara (47), Francesco Foti (56), Fortunato Danilo Paonessa (40), Vincenzo Pesce (62), Pasquale Rappoccio (58) e Carmelo Vardé 28). Sono stati posti ai domiciliari Carlo Avallone (59), Antonino Cotroneo (71), Biagio Francesco Maduli (51), Paolo Pizzimenti
(26), Maria Grazia Polimeni 37), Giacinto Polimeni 62), Mario Donato Ria (67).

Le indagini del Ros, prosecuzione dell’inchiesta Meta, hanno evidenziato le sinergie criminali tra le cosche Condello e Imerti di Reggio e Pesce e Bellocco di Rosarno per la gestione delle risorse delle attività illecite, attraverso la creazione di un sistema creditizio parallelo a favore di imprenditori calabresi e lombardi. In questo contesto, secondo le indagini, la figura centrale era quella di Favara, indicato come il collettore degli interessi anche delle cosche reggine ed a cui faceva capo un gruppo di soggetti incaricati dell’individuazione degli imprenditori in difficoltà. 

Tra coloro che erano incaricati di individuare le vittime c’era l’imprenditore Rappoccio, già arrestato insieme a Favara nell’operazione Reggio Nord, indagine che aveva consentito di individuare il circuito criminale di riferimento di Domenico Condello, cugino del boss Pasquale «il supremo», arrestato nell’ottobre 2012 dopo 20 anni
di latitanza.

Nel procedimento reggino sono confluite anche le acquisizioni fatte dalla Dia nell’ambito di una inchiesta della Dda di Milano nei confronti di tre arrestati. Il Ros e la Dia hanno accertato come un’articolazione territoriale dei Pesce-Bellocco sia stata in grado di attuare un lento e graduale processo di “aggressione” del patrimonio mobiliare ed immobiliare dell’imprenditoria milanese, con estorsioni ed usura, e come Favara ed i suoi abbiano sfruttato anche altre realtà associative già radicate in Lombardia sia ‘ndranghetiste, come la locale di Lonate-Pozzolo, sia appartenenti alla criminalità comune.

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