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ROMA – Il francese Arnaud Demare si eleva a sovrano del Suditalia, conquistando tutto quello che era alla sua portata: le tappe pianeggianti disputate in Sicilia (ieri la Catania-Messina) e in Calabria (oggi la Palmi Calabro-Scalea), concluse entrambe con uno sprint all’ultimo respiro. Regale.
Per dirimere la vicenda legata al successo odierno si è fatto ricorso al fotofinish, dal momento che l’australiano Caleb Ewan ha dato filo da torcere al vincitore fino all’ultimo millimetro, prima della linea del traguardo. Demare l’ha spuntata ed è divenuto il francese più vincente al Giro d’Italia e il trionfo odierno è arrivato dopo una tappa lenta, sonnolenta, interminabile, con i suoi 192 chilometri vissuti sulla costa tirrenica, fra paesaggi mozzafiato e l’azzurro del mare.
Un modo per fiaccare le risorse atletiche dei corridori, che hanno già scalato l’Etna e domani, nella 7/a tappa da Diamante (Cosenza) ai 720 metri di Potenza, non avranno un attimo di tregua. I corridori non dovranno scalare il Mortirolo, o il Gavia, bisognerà tuttavia essere al top per evitare di sprofondare in classifica. In ogni caso, per Demare, Ewan, Cavendish, Nizzolo e compagni, ci sarà da soffrire.
E dovrà patire anche la maglia rosa Juan Pedro Lopez Perez, costretto a difendersi da chi andrà in cerca di un exploit, o di un pò di gloria in un Giro d’Italia finora privo di veri padroni. «Non so perché la tappa di oggi sia stata così lenta, le squadre degli sprinter hanno controllato tutto il giorno. Sarà molto diverso domani, ma proverò a difendere fino in fondo la maglia rosa», ha promesso oggi dopo l’arrivo lo spagnolo. La tappa odierna è stata caratterizzata da una fuga sotto certi aspetti inspiegabile e chilometrica, che ha visto come protagonista Diego Rosa.
Il cuneese è partito dopo una ventina di chilometri dal via di Palmi Calabro e ha affrontato quasi tutta la tappa da solo, forse in cerca di se stesso, venendo riassorbito dal gruppo quando mancavano 28 chilometri a Scalea. Bella impresa, la sua, ma estremamente velleitaria e fine a se stessa. Senza un perché. Dopo di lui, c’è stato spazio per gli uomini-jet. «E’ stato uno sprint molto combattuto, pensavo di aver vinto, ma ho dovuto attendere il fotofinish – il racconto di Demare, che consolida la maglia ciclamino della classifica a punti, dopo il traguardo -. Le vittorie a volte sono decise da pochi centimetri, oggi erano a mio favore.
La squadra ha fatto un lavoro clamoroso oggi, mi hanno guidato bene a ogni rotonda. E’ stata una vittoria di squadra. Avevo solo 100 metri per superare Cavendish, il colpo di reni è stato decisivo. Alcuni forse mi sottovalutano, ma quella di oggi è l’86/a vittoria in carriera, la 7/a al Giro d’Italia. È meraviglioso». Chi, invece, è uscito sconfitto dalla frazione odierna è Fernando Gaviria, ancora a bocca a asciutta e oggi rimasto fuori dalla bagarre a poche decine di metri dal traguardo, dove ha pure rischiato di cadere. Il suo Giro deve ancora iniziare.
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