Paolo Aiello (a sinistra) abbraccia Thiago Motta dopo una vittoria
INDICE DEI CONTENUTI
- 1 E poi?
- 2 E quella è la svolta della sua vita, giusto?
- 3 E a quel tempo il Bologna è allenato da Alberto Malesani.
- 4 Si vede che questa città era nel suo destino.
- 5 Con allenatore Sinisa Mihajlovic.
- 6 Com’era Mihajlovic, che ricordo ne ha?
- 7 Cosa ricorda di quel periodo?
- 8 E dopo Mihajlovic arriva Thiago Motta.
- 9 Il Bologna è tra le prime società calcistiche importanti di Serie A di proprietà americana. Questo cosa significa in termini pratici?
- 10 Invece uno degli uomini del momento è Zirkzee: ma quanto è forte?
- 11 Il Bologna sta vivendo una stagione straordinaria: perché secondo Aiello?
- 12 Il Bologna ha giocato con l’Atalanta il 23 dicembre e giocherà il 29 con l’Udinese: immagino niente Natale al Sud per Aiello.
- 13 E il Cosenza, invece, lo segue?
- 14 Dopo tanti anni di carriera, a chi deve dire grazie?
- 15 Cosa direbbe a se stesso guardandosi allo specchio?
- 16 Un sogno ce l’ha?
Intervista a Paolo Aiello, preparatore atletico cosentino del Bologna di Thiago Motta, rivelazione in Serie A
COSENZA – Nel super Bologna di Thiago Motta che sogna in grande (quarto posto in Serie A ed ha eliminato l’Inter dalla Coppa Italia a San Siro) c’è un motore tutto cosentino. Si chiama Paolo Aiello ed è il preparatore atletico della squadra rossoblù. La sua è la tipica storia del meridionale che parte per il Nord ancora giovane con la valigia piena di sogni e speranze e poi si afferma a livello nazionale. Aiello studia a Cosenza, finisce il Liceo e poi parte per Bologna, destinazione quello che all’epoca si chiamava Isef.
E poi?
«Mi metto a studiare e intanto inizio a collaborare col settore giovanile dell’Imolese, ai tempi in serie C2. L’anno dopo mi ritrovai in prima squadra a fare il preparatore. Nel frattempo arrivano le consulenze anche per le società di basket, in serie A2, e con squadre di Eccellenza di calcio. Alla fine la chiamata per il settore giovanile del Bologna».
E quella è la svolta della sua vita, giusto?
«Sì, ma ancora non quella definitiva. Perché col Bologna faccio tutta la trafila delle giovanili, come si dice, dagli Allievi fino alla Primavera. Dalla Primavera a collaborare con la prima squadra il passo è stato breve».
E a quel tempo il Bologna è allenato da Alberto Malesani.
«Col quale si crea subito un feeling speciale, al punto che quando andò via da Bologna mi portò con sè in giro: Genoa, Sassuolo, Palermo. Ricordo che alla fine rimasi un anno fermo e arrivò di nuovo una chiamata da Bologna».
Si vede che questa città era nel suo destino.
«Può darsi. Fatto sta che mi chiamarono per affidarmi la responsabilità dei preparatori dell’intero settore giovanile. Tre anni fa, infine, mi offrirono la prima squadra».
Con allenatore Sinisa Mihajlovic.
«Già, Sinisa. Fu il suo penultimo anno. E iniziai ad occuparmi della mia specialità, ossia il lavoro individualizzato e il recupero degli infortunati».
Com’era Mihajlovic, che ricordo ne ha?
«Tutti mi dicevano che era un burbero, io invece ho scoperto un uomo con cui sono andato sempre d’accordo, capace anche di arrabbiarsi ma anche di avere dei momenti dolcissimi. Quando l’ho conosciuto io, però, era già in un momento molto fragile e l’ultimo anno lo abbiamo portato avanti senza di lui».
Cosa ricorda di quel periodo?
«Noi, all’interno, conoscevamo benissimo la situazione, ed emotivamente è stato tutto molto difficile. Sul piano personale mi resta questo ricordo: entrambi festeggiavamo il compleanno il 20 febbraio. O meglio, lui festeggiava, io diciamo che mi aggregavo».
E dopo Mihajlovic arriva Thiago Motta.
«E’ un sergente di ferro ma è uno che riconosce i meriti anche pubblicamente. Per esempio, più di una volta ha menzionato i singoli collaboratori durante le conferenze stampa. Sono gesti piccoli che però ti danno la motivazione giusta. Ovviamente i complimenti devi anche guadagnarteli».
Il Bologna è tra le prime società calcistiche importanti di Serie A di proprietà americana. Questo cosa significa in termini pratici?
«Le dico una cosa: la società, la prima cosa che ha fatto, è stata investire sul centro sportivo. Una cosa che nessuno pensava fosse possibile fare. Ora possiamo contare su una struttura importante, e non è cosa da poco. Il presidente Saputo è un uomo molto cordiale, alla mano, che ti mette a tuo agio ma da buon imprenditore è anche uno molto esigente».
Invece uno degli uomini del momento è Zirkzee: ma quanto è forte?
«E’ un artista, un calciatore davvero di grandi doti. Anzi, quest’anno ha fatto un salto di qualità notevole proprio grazie a Thiago Motta, perché è riuscito a trasmettergli la mentalità giusta e la cultura del lavoro. L’anno scorso ha vissuto un anno difficile, ma allenarsi con uno come Arnautovic gli ha fatto bene. Ha avuto il tempo giusto per crescere e maturare e dimostrare che sia la società che Thiago Motta, in lui, avevano visto giusto»
Il Bologna sta vivendo una stagione straordinaria: perché secondo Aiello?
«Confesso che questa è un’annata davvero speciale, non siamo abituati. Certo, si vincono le partite, magari si fanno dei filotti ma essere lassù è davvero una sensazione nuova. La verità è che ad essere cresciuto è tutto l’ambiente, ci sono ambizioni e progetti diversi. Abbiamo lavorato per tanti anni intensamente, siamo riusciti a strutturarci, ora ne stiamo cogliendo i frutti».
Il Bologna ha giocato con l’Atalanta il 23 dicembre e giocherà il 29 con l’Udinese: immagino niente Natale al Sud per Aiello.
«E’ vero, quest’anno è così. Io sono molto legato alla Calabria e a Cosenza in particolare, il mese in cui torno più facilmente è quello di giugno, prima dell’inizio del ritiro. Due o tre settimane di vacanze a Tropea con mia moglie e mia figlia e, ovviamente, l’abbraccio alla mia famiglia che non può mancare».
E il Cosenza, invece, lo segue?
«Da lontano, in maniera un po’ distratta. Il derby è stato una mazzata. Abbiamo fatto un bell’inizio di campionato, poi c’è stata qualche difficoltà. Spero che arrivi una salvezza un po’ più tranquilla degli ultimi anni».
Dopo tanti anni di carriera, a chi deve dire grazie?
«A Malesani, sicuramente. Mi ha insegnato tanto, mi ha dato spazio e, grazie alla sua grande esperienza, mi ha fatto capire l’importanza dei dettagli. E poi grazie al Bologna, società che ha dimostrato tanto di credere in me».
Cosa direbbe a se stesso guardandosi allo specchio?
«Qualche merito me lo prendo: stare tanti anni in Serie A non è semplice. Diciamo che non è facile arrivarci ma rimanerci è molto difficile. Lo devo ai miei studi ma anche alla serietà sul lavoro».
Un sogno ce l’ha?
«Due. Vincere una competizione, vincere qualcosa. Non mi è mai successo. E l’altro è fare una partita a Cosenza. Da quando faccio il preparatore non è mai capitato. C’è stato un Bologna-Cosenza di Coppa Italia qualche anno fa, ma venire al Marulla, mai successo. Non vedo l’ora. Sarebbe bellissimo».
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