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Lo striscione dei tifosi del Cosenza dopo il passaggio di Di Marzio al Catanzaro (foto Vincenzo Iaconianni)

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Un gigante del calcio Gianni Di Marzio. Seminatore d’oro, scopritore di talenti. Segnala Maradona quando va a vedere il ragazzino a Fiorito, mette l’occhio buono su Cristiano Ronaldo, ma anche Aguero, Pato e tanti altri. Perse un occhio in un incidente, e questo gli consegnava un’aura alla Moshe Dayan.

Il patron dell’Avellino Sibilia lo chiamava “Gianni ‘a chiacchiera” per la sua verve linguistica con la quale sapeva intortare un ambiente difficile e complicato. Primo napoletano ad allenare il Napoli. Disse all’arrivo in panchina “Non sarà il mio Napoli ma quello dei napoletani”.

In tante città lo adorano per i suoi risultati. Anche a Cosenza dove Di Marzio resterà l’allenatore del miracolo impossibile.

Due generazioni di tifosi aspettavano da un quarto di secolo la serie B come il mantra della loro vita. Prigionieri di un sogno quel tifo da serie A costretto da 24 anni a categorie inferiori e sempre avvolto da mille polemiche. Di Marzio un allenatore intelligente e scaltro come Ulisse. L’unico capace di tenere in pugno un ambiente difficilissimo.

Perde una partita con un pesante passivo, va in televisione e s’inventa che in un ristorante hanno dato cibo guasto ai giocatori. In tv nota che gli ultrà usano un eloquio colto e lui si mette sulle loro stesse coordinate esaltandone il ruolo come non era mai accaduto. Va alle assemblee dei tifosi e nell’urna delle sottoscrizioni infila centomila lire e poi porta il direttivo a cena quasi come fosse la squadra.

Una parola per tutti, gestione militare dei calciatori, una sorta di Nereo Rocco che pensa a non perdere ma a vincere il necessario. Quello dell’87-88 sembrava il solito campionato di routine. Dalla vittoria a Salerno con gol di Padovano sarà una marcia trionfale. Cosenza si colora in ogni via, Gianni Di Marzio è come Maradona a Napoli. Ogni passo un abbraccio, Di Marzio è di tutti.

Si sogna il doppio salto in serie A. Tutti sono convinti che resta sulla panchina. La dirigenza cambia cavallo e sceglierà bene. Bruno Giorgi, carisma opposto, sarà l’allenatore dei lupi. Solo Pagliuso in minoranza all’epoca aveva tentato di farlo restare. Gianni va via con l’agendina zeppa di numeri cosentini che nel tempo saranno sostituiti da quelli del cellulare.

Freddo e calcolatore aspetta il nuovo incarico. Arriva dal Catanzaro, gli avversari per antonomasia. È derby al San Vito. Il trionfatore dagli altari cosentini è sceso nella polvere. Arturo Maradei idea la frase e Maurizio Di Bona prepara uno striscione che segna questa storia “Dove non c’è stato amore non può esserci tradimento”.

Chissà che pensa Gianni Di Marzio. È abituato. Da giovane ha lasciato i molossi della Nocerina per andare dalle vicine avverse vespe di Castellamare di Stabia. Il conto ai suoi vecchi tifosi Di Marzio lo fa pagare caro. Al ritorno le sue Aquile, al Comunale, con una stratosferica tripletta di Massimo Palanca contribuiscono a rallentare la corsa verso la serie A del Cosenza. In pochi mesi Di Marzio ha tutto l’odio dei suoi vecchi tifosi. Molti lo insultano “uacchi i vitru” (Occhio di vetro).

Ma con Di Marzio non è mai finita per sempre. A Cosenza c’è il suo fidato dentista e un gruppo di amici che non hanno mai mollato. Serra, presidente esperto, comprende che bisogna tornare a Canossa, da Di Marzio. Sarà salvezza all’ultima giornata a Trieste. Il campionato successivo è ancora divorzio dopo poche giornate. Gli amici restano. Di Marzio è sempre Di Marzio.

C’è ancora un giro di valzer. Questa volta è per diventare direttore generale. Ha l’intuizione di scegliere come allenatore un certo Zaccheroni, che salva la squadra nonostante siano stati inflitti nove punti di penalizzazione. Finisce qua sul campo. Con Di Marzio che va via. Ma con i rapporti che con il corso del tempo si sono cementati in riva al Crati. Tornerà sempre in città dal suo dentista e dagli amici. Rievocando i giorni migliori. Il tradimento sarà dimenticato.

Oggi Cosenza calcistica piange un grande allenatore. Un napoletano che sapeva essere cosentino al momento giusto. Oggi fuori dal Marulla uno striscione reciterà: “Gianni Di Marzio ci hai dato il Paradiso. Ti spetta l’eternità del ricordo”.

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