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La presentazione del nuovo direttore sportivo del Cosenza Calcio, Roberto Goretti, insieme all'addetto stampa Gianluca Pasqua

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COSENZA – Il nuovo allenatore? «Per fine settimana arriverà». E l’obiettivo stagionale? «Vivere alla giornata. Per adesso l’obiettivo è quello di allestire una squadra in grado di poter giocare e vincere ad Ascoli».

Non regala illusioni Roberto Goretti, nuovo direttore sportivo del Cosenza Calcio, presentato oggi pomeriggio nella sala stampa “Bergamini” del San Vito-Marulla. Non regala illusioni e, anzi, ribadisce che il momento per il Cosenza è a dir poco difficile: il campionato è alle porte e già bussa il primo impegno ufficiale, la sfida di Coppa Italia con la Fiorentina del 13 agosto. Di contro non c’è una squadra e non si sa neppure chi dovrà allenarla, anche se sembrano crescere le quotazioni dell’ex tecnico del Chievo Marco Zaffaroni.

Sull’allenatore, comunque, Goretti semina qualche indizio: sarà uno che predilige giocare con la difesa a tre perchè, è l’opinione del ds, «io credo che negli ultimi vent’anni le ultime stagioni migliori qui siano stati quelle giocate con la difesa a tre. E sono convinto che se qualcosa va bene, in certi posti, è giusto continuare».

Se per conoscere il nome del tecnico occorrerà quindi aspettare qualche giorno, per la squadra ci vorrà un po’ di più. Ma anche sulla squadra Goretti dimostra di avere le idee chiare: «Allestiremo una squadra giovane, mi piace lavorare coi giovani, nei miei campionati di Serie B a Perugia abbiamo sempre avuto una età media tra le più basse delle categoria. Insieme ai giovani c’è però bisogno di due o tre giocatori di grande esperienza e di grande carisma, vedremo le opportunità che si presenteranno».

Dalla squadra al budget a disposizione, il passo è immediato. Neanche qui Goretti cede alle illusioni: «Il budget sul mercato sarà in linea con quello degli ultimi tre anni. E di sicuro del gruppo non faranno parte i giocatori dell’ultima stagione. Quelli sotto contratto non si toccano e da loro ripartiremo, ma chi ancora non ha trovato una sistemazione non vestirà la maglia rossoblù. Il presidente in questo è stato chiaro: serve discontinuità col passato. Un ciclo è finito, bisogna iniziarne un altro. I ragazzi di ritorno dai prestiti saranno invece valutati dal nuovo allenatore e poi si vedrà».

Quanti giocatori nella testa di Goretti? «Non mi piace avere delle rose troppo ampie. Per fare in modo che un gruppo di giocatori si sentano coinvolti l’ideale sarebbe 17, 18 giocatori di prima squadra e poi ragazzi alle prime esperienze. In ogni caso la rosa sarà completata entro il 31 agosto, da lì in poi bisognerà dare tempo di lavorare al nuovo allenatore. Per fortuna dopo due giornate ci sarà una settimana di sosta».

Il Cosenza che sta per nascere dovrà puntare alla salvezza (tranquilla, gli fa notare un giornalista, «diciamo salvezza e basta” la risposta del ds) ma avrà un avversario formidabile nel tempo: «Purtroppo in Italia c’è l’abitudine di fare mercato soprattutto negli ultimi giorni, ma noi non possiamo aspettare. Questo limita un po’ le scelte».

Capitolo società: perchè ha firmato un contratto annuale? «Il presidente mi aveva proposto un triennale, io ho chiesto un anno solo. Come a Perugia. Credo che questa sia una garanzia sul lavoro, sulla stima e sulla fiducia che un presidente deve avere in un dirigente. Non mi piace vedere un presidente che tiene i dirigenti solo perchè ha firmato un contratto lungo. Mi piace lavorare con un anno di contratto. Se le cose vanno bene non sarà un problema proseguire». Guarascio che impressione le ha fatto? «Ottima. Avevo chiesto sia a Trinchera che a Meluso e mi hanno parlato benissimo di Guarascio. E i suoi numeri sono quelli che contano, la nostra è una società eccellente».

Infine il lacerato rapporto con la tifoseria: «Tanti miei compagni che hanno giocato qui mi parlano di una bella città e di una tifoseria che ha grande calore e che può trascinare la squadra. La città deve capire la situazione e partecipare a una rifondazione, deve sapere che ci aspetta un campionato complesso, capire da dove partiamo. Spero che ci sia intorno a noi un ambiente almeno neutro. Non si può dimenticare quello che è successo l’anno scorso ma non può diventare nemmeno una gabbia mentale o una critica a prescindere, questo sarebbe negativo».

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