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Il tesserino di Domenico Berardi nella società A.C. Rossano

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Campionato Giovanissimi regionale 2007/2008, l’A.C. Rossano è sotto 1-0 all’intervallo nella trasferta di San Lorenzo del Vallo. Mister Pino Toscano sa cosa fare: in panchina siede un biondino 13enne di Mirto, si chiama Domenico Berardi.

«Domè, vai a scaldarti». Di solito ha la numero 10, titolare fisso. Quel giorno è tra le riserve perché in settimana ne ha combinata una delle sue. «Mister, oggi non vengo – si era sentito dire l’allenatore nella telefonata che pretendeva dai suoi ragazzi in caso di assenza agli allenamenti – Ho accompagnato papà a fare una cosa e sono caduto, ho un taglio sul ginocchio».

Due giorni dopo la ferita era sparita e quando il mister gli chiese come fosse possibile, il biondino era scappato verso il centro del campo, con un ghigno beffardo. Quella bugia gli era valsa l’esclusione dai titolari a San Lorenzo.

Al 10′ del secondo tempo l’arbitro fischia una punizione dal limite dell’area per il Rossano. Domenico si fermava sempre a fine allenamento per provare i calci piazzati con il mister: sinistro, gol.

Berardi si gira, alza il braccio e urla qualcosa verso la panchina. Prime tracce di un carattere “fumantino” che solo una dozzina d’anni più tardi riuscirà a domare totalmente. Mister Toscano incassa, ma ci rimane un po’ male.

A 10 minuti dalla fine Berardi raccoglie un pallone vagante sulla destra, punta e salta l’uomo, taglia verso il centro e fa partire il solito mancino che finisce sotto l’incrocio. Basta immaginarlo con la maglia neroverde del Sassuolo addosso per rendere il gesto più familiare. Stavolta l’esultanza finisce tra le braccia del mister.

IL RICORDO DI PINO TOSCANO

«Vederlo con la maglia della Nazionale agli Europei è un’emozione incredibile – racconta Pino Toscano, calciatore degli anni ’80 e ’90 tra Promozione e Serie D con le maglie, tra le altre, di Rossanese, Corigliano e Schiavonea – Non mi perdo neanche una partita di Domenico».

Berardi, secondo in piedi da destra, con l’A.C Rossano

Nel 2007 Paolo Conforti, da Mirto, andò ad allenare gli Allievi dell’A.C. Rossano e portò con sé quattro o cinque ragazzini del paese, tra cui Berardi. Toscano si occupava dei Giovanissimi.

«Me lo dissero subito: “Questo è davvero forte, va messo un po’ in riga”», ricorda Toscano. «Era un chiacchierone, faceva spogliatoio. Fino all’ultimo anno di Serie B con il Sassuolo si sentiva spesso con mio figlio, suo compagno di squadra all’epoca. Io ho solo cercato di trasmettergli i valori giusti a livello comportamentale. Quando lo vedo in campo mi tornano in mente gli scherzi che faceva ai compagni e i buffetti che gli davo per gioco».

Mingherlino ma grintoso, già allora piazzato sulla trequarti con licenza di svariare, Domenico non aveva bisogno di troppi consigli dal punto di vista tecnico. «Lo spronavo ad allenarsi bene – racconta Toscano – mentre aspettava mister Conforti per tornare a Mirto, restava da solo sul campo a provare decine e decine di tiri in porta. Rimase solo un anno con noi, poco più tardi si trasferì a Modena. Ma si vedeva che aveva la stoffa».

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