La curva Sud del Cosenza
3 minuti per la letturaCOSENZA – Un pezzo di storia da vivere pienamente e intensamente. Comunque vada. Un’avventura da tramandare e rendere eterna nella memoria. Magari alla fine sarà stato solo un frammento nella passione ultracentenaria del calcio cosentino, ma tutti, proprio tutti, hanno intuito che sarà di quelli importanti, unici, esclusivi, da ricordare negli anni a venire quando, con immenso orgoglio, non si perderà l’occasione per ripetere “io c’ero”. Comunque vada.
Sì, perché stasera conterà soprattutto esserci, far parte di un’avventura che il destino può trasformare in quel sogno che nessuno vuole pronunciare. Esserci per fare in modo che quel destino volga a proprio favore. Esserci per onorare il proprio passato e una bandiera che, comunque vada, continuerà a sventolare con fierezza.
Alle 20.30 il “San Vito-Marulla” si vestirà ancora una volta del calore e della passione della sua gente come poche altre volte accaduto nella storia a strisce rossoblù: il Cosenza scenderà in campo per la semifinale di ritorno dei play off di Serie C. Di fronte si ritroverà l’ostico Sudtirol e in palio c’è la finalissima di Pescara per la promozione in Serie B. Saranno 18 mila i tifosi che accorreranno: ognuno porterà il suo carico d’amore e di tormento.
Diciottomila anime che aspetteranno solo la scintilla giusta per trasformarsi in un inferno di canti e di colori. «Chi gioca al pallone – ha detto ieri Braglia nella conferenza stampa della vigilia – vorrebbe sempre gli stadi pieni. Io quando giocavo mi divertivo tantissimo a vedere tanta gente intorno a me. Sarà bellissimo per noi, ma può essere bello anche per gli altri. Gli stadi pieni danno sempre tanta carica a tutti».
La speranza del tecnico rossoblù è quella di vedere tutta quella passione riversata sul terreno di gioco, fatta propria dalla squadra e trasformata in quella vittoria che darebbe il pass per la finalissima. «La mia squadra – afferma ancora – sono sicuro che domani (oggi, ndr) farà una grande partita sotto l’aspetto dell’intensità, poi una partita può esser fatta da tanti episodi, ma di certo vogliamo andare in fondo, non vogliamo fermarci sul più bello. L’importante sarà dare il massimo in campo, i treni della gloria passano una volta ogni tanto, oppure una volta sola. Per i nostri ragazzi è una grande occasione. Arrivare in finale vorrebbe dire tante cose per tutti. Bisogna fare poche chiacchiere e una grande partita. E poi si vedrà. Anche perché di chi arriva secondo si dice sempre: ok, ha fatto bene. Ma poi dei secondi ci si dimentica, di chi vince no. Se non vinci nessuno si ricorda di te».
Come affrontare, dunque, un appuntamento così importante? Quali prerogative inculcare alla squadra? «Siamo concentrati e c’è grande tensione, ma siamo consapevoli di avere tante aspettative intorno, così come le abbiamo noi. In campo, però, c’è anche l’avversario. Noi non dobbiamo perdere la testa, qualsiasi situazione dovesse presentarsi davanti a noi. La partita sarà lunga, bisognerà stare sereni e portarla fino in fondo nel miglior modo possibile. Chiunque sarà chiamato in causa dovrà dare il massimo, altrimenti saremo fuori. Io credo che questo sia lo scoglio più duro per come giocano e per come si difendono. Non dovremo risparmiare energie, è come una finalissima». Del Sudtirol, infatti, il tecnico rossoblù ha grande considerazione.
«In casa loro hanno scelto di aspettarci – ha concluso Braglia – hanno grande intelligenza tattica, fisicità e un’ottima organizzazione. Non si arriva in semifinale per caso, insomma. Non so come giocheremo, tutto può essere. Camigliano? Purtroppo non è tra i convocati a causa dell’infortunio nella gara d’andata. E abbiamo anche Dermaku squalificato. Dovremo inventarci qualcosa, ma tutti daranno il massimo. Possibilità di passare il turno? Loro hanno il 51% di probabilità, noi il 49. Vedremo cosa dirà il campo».
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