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COSENZA – Schivo, riservato. Introverso. O meglio: il tipico carattere del montanaro calabrese. Così descrivono Domenico Berardi coloro che lo hanno conosciuto sin da piccolo, quando tra Bocchigliero e Mirto cominciò a tirare i primi calci a un pallone.
Il nuovo talento del calcio italiano continua nel percorso tracciato in questi suoi primi 19 anni, 5 mesi e 13 giorni di vita: poche parole. L’unica intervista rilasciata dall’attaccante del Sassuolo è quella ai microfoni di Sky subito dopo i quattro gol rifilati al Milan domenica scorsa. Ma di lui si continua a parlare. E tanto.
E oggi, cercando di mettere un po’ di ordine sulla confusione generata nelle ultime ore sul suo percorso calcistico, ci facciamo raccontare l’altro Berardi, quello meno conosciuto. Parlano coloro i quali il talento del giovane attaccante lo avevano intuito e visto per primi.
I PRIMI CALCI
A Bocchigliero, piccolo centro del Cosentino nella Sila Greca dove Berardi è cresciuto con la famiglia, si comincia a intravedere il talento di questo piccolo ragazzo dai capelli biondi.
«Lo vedevo andare a scuola sempre con il pallone nelle mani», ricorda Francesco Marra, in quegli anni direttore sportivo della squadra locale che militava nel campionato di Prima categoria. «Domenico aveva 9, 10 anni e un giorno fece ben 500 palleggi consecutivi. Roba da non crederci».
A Bocchigliero giocava nelle formazioni giovanili e il suo primo allenatore fu Francesco Filippelli. «Poi – aggiunge Marra – all’età di 10, 11 anni si trasferì a Mirto con la famiglia e andò a giocare nella scuola calcio Il Castello».
Ma Domenico non si è mai dimenticato dei suoi amici di infanzia e del posto dove è cresciuto. Torna spesso a Bocchigliero, l’ultima visita la scorsa estate. Ma il carattere di Domenico è rimasto lo stesso: schivo, riservato. «
C’era la festa in piazza, a presentare la serata Mario Fargetta di Radio Deejay: ebbene, Domenico non è voluto salire sul palco per ritirare la targa», dice Francesco Marra. «Nel frattempo a Bocchigliero è nato il primo fans club Domenico Berardi e per la prossima estate faremo l’inaugurazione: inviteremo lui e il presidente del Sassuolo, Squinzi».
LA SCUOLA CALCIO
Trasferito a Mirto viene segnalato subito alla scuola calcio Il Castello.
«Fu il signor Scervino, anche lui di Bocchigliero, a portarci questo ragazzo il quale da subito dimostrò di avere un talento eccezionale», ricorda l’allenatore Pietro Paolo Conforti. Nello staff tecnico della scuola calcio c’erano anche Salvatore Avolio e Riccardo Voltarelli. Domenico lega subito con i suoi compagni di squadra: su tutti Francesco Scervino, figlio di quel signore che lo segnalò alla scuola calcio. Siamo agli inizi del 2006, 12 anni ancora da compiere e gioca nei Giovanissimi provinciali.
«Era fortissimo – ricorda Conforti – tant’è che lo segnalai subito a Franco Ceravolo, all’epoca collaboratore della Juve. Venne a Mirto, a casa dei genitori, Franco Calabretta che era uno dei collaboratori di Ceravolo e firmarono il cartellino. Ma Domenico si mise a piangere, non voleva lasciare la famiglia, i suoi amici e il suo paese. Ricordo che comunque con quel documento firmato, fino all’età di 14 anni il ragazzo rimaneva in qualche modo legato al club bianconero, diciamo una sorta di opzione».
La storia è bella perché Conforti era il portiere della Nuova Mirto e vince il campionato di Seconda categoria, stagione 86-87, con Ceravolo allenatore. In Prima durò poche partite, perché venne esonerato ma dal 1988 diventa uno dei più stretti collaboratori di Luciano Moggi alla Juventus. «Il talento di Berardi non potevo che segnalarlo a Franco, vista l’amicizia che mi legava».
Rimane alla scuola calcio Il Castello e nella stagione 2007-2008 disputa il campionato Allievi regionali con l’Ac Rossano. «A Mirto non potevamo fare quel tipo di campionato, per cui facemmo un accordo con Nicola Calabretta: giocavamo a Rossano, io allenatore con lo staff del Castello e tanti ragazzi li portavo con il pulmino da Mirto. E tra questi c’era Berardi».
Carattere non facile quello di Domenico. «Infatti – ricorda Conforti – c’erano giorni che non veniva ad allenarsi, alcune volte non si presentava alle partite».
Un “vizio” che evidentemente non ha mai perso, visto che dopo la straordinaria stagione in serie B con la maglia del Sassuolo venne convocato nella nazionale Under 19 e non si presentò al raduno. Tant’è che Berardi venne sospeso per il codice etico della Figc e soltanto nei giorni scorsi è tornato in azzurro per uno stage con l’Under 21 di Di Biagio. Ma torniamo al Berardi ragazzino.
«Atteggiamenti che i compagni di squadra non accettavano, visto che lui era anche il capitano. Dovevo dare l’esempio e un giorno – ricorda ancora Paolo Conforti – l’ho sgridato davanti a tutti e l’ho mandato via. Dopo dieci minuti è tornato con il motorino chiedendo scusa a tutti».
I PRIMI SUCCESSI
Nella stagione 2008-2009 il talento di Berardi esplode definitivamente. Si interrompe il rapporto con l’Ac Rossano e torna a giocare per la scuola calcio Il Castello.
«Vincemmo la finale del Comitato zonale di Rossano battendo 3-1 il Cassano con una tripletta di Domenico. A Cosenza, nella struttura del Marca, disputammo la finale provinciale Allievi con la Silana e il Campora San Giovanni: un triangolare deciso ancora da lui: 3-0 e 3-1 con altre due triplette di Berardi. Per quanto fosse introverso fuori dal campo – racconta Conforti – si trasformava durante le partite: cattiveria agonistica, forza e nessuna paura a prendere botte. Oggi tutti parlano di quel gol in girata segnato al Milan: ma sapete quanti ne ha fatte di prodezze come quelle con la maglia del Castello? Era talmente forte – ricorda il suo ex allenatore – che giocava contemporaneamente sia nella squadra di calcio a 11 sia in quella di calcio a 5. In una partita di calcetto a Oriolo con un destro potentissimo, e lui è un mancino, ha divelto la traversa. Aveva 14, 15 anni. Pensate un po’ che potenza».
Grandi qualità sul campo ma un carattere particolare e molto indisciplinato. A Mirto si è anche lavorato sotto questo aspetto, come ribadisce Conforti.
«Con quelle qualità non poteva rimanere in eterno a Mirto, doveva andare in un club importante. Volevamo che cominciasse un po’ a staccarsi dal suo ambiente, dal suo paese. Dagli amici e dalla famiglia. E così il 17 ottobre del 2008 assieme a Scervino lo mandammo a Cosenza per fargli vedere da vicino il San Vito. Quel giorno venne firmato l’accordo di avere la nostra scuola calcio come punto Cosenza: tant’è che giocammo le nostre partite con la maglia rossoblù e il logo del Cosenza. Sul pulmino de Il Castello facevano bella mostra gli adesivi con il logo dei lupi rossoblù. Fu una grande intuizione perché Domenico rimase estasiato dal San Vito».
VERSO SASSUOLO
Grazie al lavoro di Conforti, del suo vice Avolio e del collaboratore Voltarelli si era giunti alla soluzione migliore per Berardi: mandarlo a giocare con il Cosenza. Ma non si fece nulla, perché la stagione 2009-2010 fu quella della svolta societaria in casa silana: Paletta cedette le sue quote a Carnevale che diventò nuovo presidente. Dalle parti del San Vito c’era un bel po’ di confusione con un mercato in continuo fermento: si pensò più alla prima squadra che al settore giovanile. Così Domenico decise di andare a Modena, dal fratello Francesco. Evidentemente il sogno Cosenza stava sfumando.
«Andò a fare anche un provino alla Spal, dove c’era già Matteo Bernardini, di un anno più giovane, con il quale aveva giocato assieme nel Castello. Ma a Ferrara non lo presero perché il reparto degli attaccanti era già completo. In quel periodo – ricorda sempre Conforti – venne da noi anche un emissario del Napoli, il quale ci disse che lavorava per l’allora direttore generale Pierpaolo Marino e voleva portare Domenico a fare un provino ma poi non si fece nulla».
La svolta arrivò durante una partita di calcetto organizzata tra gli amici del fratello, a Modena. Qualcuno vide Domenico e lo portò al Sassuolo: subito messo sotto contratto dal club emiliano.
«Ci chiamò il responsabile del settore giovanile del club emiliano, il povero Gianni Soli scomparso di recente. A nome della società – ricorda Riccardo Voltarelli – dissi che pur di dare la possibilità al ragazzo di giocare in una squadra importante, noi avremmo rinunciato al premio di preparazione. Non abbiamo mai chiesto soldi ma solo il bene di Domenico».
PREMIO PREPARAZIONE
Con l’esordio in serie A di Berardi, scatta la caccia ai premi di preparazione. La società Il Castello, come detto, ci aveva rinunciato anche se con un semplice accordo verbale.
A Mirto, però, non hanno mandato giù il fatto che a chiedere il premio di preparazione al Sassuolo sia stata l’Ac Rossano, anche perché in quella squadra la maggior parte dei calciatori erano tutti del Castello compreso lo staff tecnico composto da Conforti, Avolio e Voltarelli.
«Non è stata una cosa corretta – fanno sapere da Mirto -, anche perché una stretta di mano vale molto di più rispetto a un contratto. Ci sentiamo presi in giro».
E così nei prossimi giorni il presidente del Sassuolo, Squinzi riceverà una lettera a firma di Riccardo Voltarelli e Pietro Paolo Conforti. In fondo, se oggi Berardi è una stella del calcio italiano nonché un calciatore che farà ricca una società come il Sassuolo un po’ di merito è anche di questi calabresi passionali e amanti del calcio.
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