3 minuti per la lettura
COSENZA – Quattro gol tutti in una partita è tanta roba. Se poi li segni al Milan, giocando in una provinciale allora hanno un valore doppio (LEGGI). E così Domenico Berardi si prende le copertine di tutti i quotidiani e delle trasmissioni televisive. L’orgoglio di Bocchigliero, piccolo centro silano della provincia di Cosenza. Bella storia quella dell’attaccante del Sassuolo che ha chiuso in cassaforte un futuro a tinte bianconere con la maglia della Juve. Sognando l’azzurro: intanto si è ripreso quello dell’Under 21 di Di Biagio e magari da qui alla prossima estate potrebbe prendersi un posto nei 22 di Prandelli per il mondiale in Brasile.
Dicevamo, bella storia. In parte già scritta ma oggi amplificata grazie alle sue prodezze in serie A. Nell’olimpo del calcio. Tutti ne parlano, al punto che si è anche aperto un simpatico dibattito sulla rete. Berardi il calabrese. Anzi: il calciatore cosentino. Macché: di Cariati. E no: Berardi è di Mirto. Tutti se lo contendono, dimenticando le origini del giovane bomber del Sassuolo. E allora, mettiamo un po’ d’ordine: Domenico nasce a Cariati, all’ospedale di Cariati. Punto. La sua famiglia vive a Bocchigliero, paese del papà Luigi che ha sposato Maria della vicina Longobucco, altro piccolo centro silano che ha dato i natali a un’altra campionessa dello sport: il bronzo olimpico Rosalba Forciniti. Longobucco, dunque: lì vivono i noni Caterina e naturalmente Domenico dal quale ha preso il nome, come da tradizione, la giovane stella del calcio italiano il quale vive la sua fanciullezza a Bocchigliero. Chiaro? Domenico Berardi è di Bocchigliero. Punto.
L’INTERVISTA ALLA NONNA: “IL CAMPETTO IL SUO PENSIERO”
E cosa c’entra Mirto? C’entra, c’entra. La famiglia Berardi, quando Domenico ha 10 anni, si trasferisce nella cittadina jonica e questo giovanotto biondo, dopo avere tirato i primi calci a un pallone nella squadre del suo paese, Bocchigliero appunto, incrocia Riccardo Voltarelli tecnico alla scuola calcio Il Castello a Mirto. «La famiglia di Domenico – ricorda Voltarelli, papà di Peppe il cantautore che ha scritto Onda calabra – abitava al bivio di Crosia e Domenico veniva a giocare da noi. Si vedeva che aveva stoffa. Lo avevo portato anche al Cosenza: era il 17 ottobre del 2008».
Già, il Cosenza. «Nella sede del club io e l’altro tecnico della scuola calcio Salvatore Avolio incontrammo il presidente Paletta e il responsabile del settore giovanile Mazzulla. Fu un giorno importante, perché la nostra scuola calcio diventò “punto Cosenza calcio 1914”. Quell’incontro, dopo gli auguri di buon lavoro da parte di Peppino Mazzulla, finì con la passeggiata sul terreno del San Vito dei giovani Berardi e Scervino che avevamo portato con noi a Cosenza» (LEGGI). Chiaro? Poi Voltarelli ripropose Berardi che nel frattempo aveva vinto con Il Castello il titolo provinciale Allievi e Giovanissimi (era il 2008 e Domenico venne premiato quale miglior calciatore e capocannoniere dei due campionati) ma a Cosenza, stagione 2010-2011, non avevano i soldi per la foresteria. Per la storia, quella stagione in Prima divisione finì con l’ennesimo fallimento.L’exploit di Berardi ha riempito di gioia l’intera comunità di Bocchigliero. «Siamo orgogliosi e fieri di quanto stia capitando al nostro concittadino, un bocchiglierese doc, cresciuto tra i nostri giovani fino all’età di 10 anni», dice il sindaco Luigi De Vincenti. «I giovani di Bocchigliero sono tutti proiettati con attenzione a seguire partita dopo partita cosa fa il Sassuolo e come gioca Domenico.
In lui vedono il riscatto di un’intera generazione distante dai centri dove è più facile avere successo. Siamo contenti del fatto che Domenico non perda occasione di sottolineare di essere un bocchiglierese e di tenersi ancora in contatto con tanti suoi amici d’infanzia con i quali continua a essere il Domenico di sempre: cordiale, gioviale, umile e rispettoso. In tutto questo c’è un segreto chiamato umiltà e sacrificio».
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA