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COSENZA – «Il kick boxing è la mia vita». Ha 12 anni, ma può vantare una mentalità da professionista navigato: Antonio Ciraulo risponde all’identikit di vero talento. Un ragazzino semplice, nel pieno di una preadolescenza divisa con successo tra scuola e sport, capace di incamerare successi su scala nazionale. La vocazione per il kick boxing, lui, l’ha scoperta in tenerissima età: «Da piccolo amavo tirare pugni e facevo sempre finta di combattere, poi a 10 anni sostenni la prima prova di boxe: da lì in poi tante soddisfazioni».
Due anni di traguardi clamorosi, grazie alla spinta di un maestro d’eccezione come Raffaele De Stefano, pioniere del kick boxing a Cosenza: «Lui mi ha sempre incoraggiato ad affrontare con determinazione qualsiasi sfida, gli devo tanto».

L’emozione delle prime medaglie in un ricordo quasi commosso: «Due anni fa arrivai primo assoluto nelle gare regionali e interregionali under 12. Poi, la finale nazionale di Rimini, che brividi: lì mi classificai terzo, complice un po’ l’emozione e, a dirla tutta, anche l’arbitraggio…».. Successi su successi, l’ultimo qualche giorno fa a Policoro: «Sono arrivato primo assoluto in una gara interregionale, prossimo step il 16 febbraio a Vibo Valentia».

L’obiettivo è sempre quello di vincere. Antonio lo afferma con una sicurezza disarmante, quasi da campione rinomato: «Mi spaventa l’idea di arrivare secondo. Prendo questa esperienza come un gioco e un divertimento, ma per fare carriera bisogna sempre affermarsi sugli altri».

Il papà Ippolito lo guarda con grande ammirazione, quasi stupito dalla sua caparbietà: «I miei genitori – dice Antonio – sono i miei primi tifosi, mi seguono in ogni tappa della mia carriera». Già, di viaggi in giro per l’Italia dovrà farne parecchi la famiglia Ciraulo. Il motivo è semplice: «Lo scorso anno, ho ricevuto una benemerenza dal Coni di Roma per i traguardi raggiunti nel mio sport. La Nazionale Italiana mi segue. Per la prima chiamata, però, dovrò aspettare di diventare professionista a tutti gli effetti».

Una vita da normale dodicenne, dicevamo, tra scuola e amici: «Con i miei coetanei sono molto tranquillo, cerco sempre di mascherare i miei successi… e anche le mie capacità. Ricordo un episodio – continua Antonio – che mi coinvolse qualche tempo fa: ero intento a litigare con due miei amici, che poi si scaraventarono su di me. Avrei potuto sfruttare la mia forza per reagire, ma rimasi immobile. Quando venne a conoscenza del fatto, mio padre si arrabbiò parecchio, conscio del fatto che avrei potuto difendermi tranquillamente. Io con tutta calma gli dissi: «Papà, sei stato tu ad insegnarmi che lo sport non va usato fuori contesto».

Come tanti ragazzini della sua età, Antonio ha una passione smisurata anche per il pallone: «Frequentavo la scuola calcio “Real Cosenza”, ma ho dovuto sospendere per ovvi motivi. Sospendere, sì, perché non escludo un possibile futuro in questo sport».

A proposito di futuro, il piccolo campione vuole salutarci esprimendo un desiderio: «Il mio sogno è quello di partecipare alle Olimpiadi. L’obiettivo, ovviamente, sarà quello di vincere».

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