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La magia delle festività natalizie quest’anno si intensifica grazie alla settima edizione della rassegna “Sguardi a Sud”. Il 1° dicembre, alle ore 18, il palcoscenico del Teatro Comunale di Mendicino ospiterà “I figli di Babbo Natale”, a cura della compagnia Porta Cenere.
MENDICINO (COSENZA) – L’incanto del Natale si fa vivo e palpabile al Teatro Comunale di Mendicino. La magia delle festività quest’anno si intensifica grazie alla settima edizione della rassegna “Sguardi a Sud“. Il 1° dicembre, alle ore 18, il palcoscenico del teatro calabrese ospiterà uno degli appuntamenti più attesi della stagione, “I figli di Babbo Natale”. Uno spettacolo a cura della compagnia Porta Cenere che promette di regalare al pubblico un’esperienza indimenticabile, dove il Natale si vive non solo con gli occhi, ma con il cuore.
VII EDIZIONE SGUARDI A SUD: “I FIGLI DI BABBO NATALE”
Questa pièce teatrale, con la direzione artistica di Mario Massaro, il patrocinio del Comune di Mendicino e il sostegno della Fondazione Carical, rappresenta un’occasione unica per immergersi in un viaggio teatrale che unisce poesia, riflessione e il calore dei legami familiari. Gli attori Elisa Ianni Palarchio, Mario Massaro e Mirko Iaquinta, insieme alle suggestive scenografie di Gino Veneruso e alla consulenza multimediale innovativa di Natale Filice e MediaStage Lab, trasformeranno la sala del Teatro Comunale di Mendicino in un palcoscenico multisensoriale, con effetti di video mapping che arricchiranno la narrazione e la renderanno ancora più immersiva. Un’esperienza che va oltre il teatro tradizionale. Sonorizzazioni a cura di Antonio Arena e Lorenzo Vommaro, assistente alla regia Patrizia De Luca, costumi di Antonella Carbone.
UNO SPETTACOLO PER GRANDI E PICCINI
“I figli di Babbo Natale” esplora, con un mix di ironia e dolcezza, la contraddizione del Natale moderno. Da un lato il consumismo sfrenato, dall’altro l’autenticità dei sentimenti. Al centro della trama c’è Marcovaldo, un umile facchino al servizio di un datore di lavoro senza scrupoli, che si ritrova a vestire i panni di Babbo Natale per consegnare doni ai potenti della città. Ma nel corso di questo viaggio tragicomico, la sua umanità emerge in maniera struggente, mettendo in luce la fragilità di una festività che rischia di essere sopraffatta dal consumismo.
Al centro della narrazione, la figura del figlio di Marcovaldo. Con la sua innocenza e semplicità, riesce a toccare persino il cuore del figlio del direttore, un bambino viziato e annoiato dalla ricchezza materiale. Sarà questo incontro il punto di svolta della trama. Un confronto che rivela come l’autentico spirito natalizio non risieda nei beni materiali, ma nell’amore, nella famiglia e nelle relazioni sincere. Il piccolo imparerà a guardare il mondo attraverso gli occhi del figlio di Marcovaldo e riscoprirà la bellezza dei semplici gesti: il calore di un abbraccio, la gioia della condivisione, il sorriso di un animo nobile e l’amore che non si misura in regali. Marcovaldo, pur incarnando il Babbo Natale “commerciale”, è l’emblema di un Natale vicino alla vera magia: quella che nasce dal cuore.
VII EDIZIONE SGUARDI A SUD
«Ogni anno il Natale porta con sé un incantesimo che non ha bisogno di spiegazioni», afferma Mario Massaro, direttore artistico di Sguardi a Sud. «È un calore che unisce le persone e ci invita a pensare agli altri. Con “I figli di Babbo Natale” vogliamo restituire questa magia al pubblico, raccontando una storia che parla a tutte le età. È il regalo perfetto per chi cerca di riscoprire il Natale con lo stupore di un bambino e la consapevolezza di un adulto», conclude Mario Massaro.
Questa universalità rende lo spettacolo un appuntamento irrinunciabile, capace di emozionare tanto i bambini quanto gli adulti, che troveranno nel teatro un rifugio dalla frenesia quotidiana e un’occasione per vivere insieme un momento di vera festa. Perché, alla fine, il Natale è proprio questo: ritrovare quella scintilla che illumina anche le giornate più buie. E al Teatro Comunale di Mendicino, il 1° dicembre, quella scintilla brillerà più forte che mai.
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