Lorenzo Richelmy e Stella Egitto
3 minuti per la letturaCOSENZA – Forse bisognerebbe dare a Max Mazzotta una sorta di patente, o di titolo, per la sua opera di divulgatore, o di semplificatore dell’opera di Shakespeare, che grazie a lui, riesce ad arrivare anche alle menti più pigre e distratte. La sua passione per il bardo è cosa nota, come i tentativi, riusciti, di commistione tra la popolarità delle tragedie e la mentalità di casa nostra. Lo aveva fatto già in anni recenti con “Giargurgolo principe di Danimarca” e in tempi più remoti con “Iulius”, ed è tornato a farlo adesso con “Follia di Shakespeare”, spettacolo che nacque per tenere a battesimo venti anni fa la neonata compagnia “Libero teatro” e che è stato ripreso ed inserito nella stagione di prosa del teatro Rendano organizzata da L’Altro Teatro (che dello spettacolo è anche produttore) in collaborazione col Comune di Cosenza (il 26 replica al teatro Apollo a Crotone).
Sul palco ci sono dieci attori che danno vita all’incontro tra Macbeth e Romeo e Giulietta esaltandone i punti i comune. E se la tragedia dell’ambizione viene asciugata nei suoi punti più salienti, quella dei due amanti di Verona presenta invece i punti più interessanti e, forse, più freschi dello spettacolo. La sfida tra i Montecchi e i Capuleti è una sfida a calcio in un polveroso campetto di periferia come quelli che esistono in ogni periferia del mondo, con tanto di insulti in dialetto, spintoni e immancabile rissa finale. C’è anche il Var, tanto per gradire. C’è l’ansia per il progetto criminale di Lady Macbeth e c’è l’ansia per la festa in casa Capuleti, c’è il sangue che scorre dal corpo del re Duncan che è lo stesso di quello di Tebaldo e Mercuzio, ci sono la follia dei Macbeth e la disperazione di Giulietta e infine la morte dei protagonisti su tutti i fronti.
Stella Egitto è credibile tanto nella disperata innocenza di Giulietta quanto nella perfidia assassina di Lady Macbeth mentre Lorenzo Richelmy in biondo ossigenato piace per la fisicità e per l’intensità che riesce a dare al suo Macbeth e la spavalderia del suo Mercuzio. Erano loro le new entry in un cast che contava solo attori calabresi come Paolo Mauro (perfetto per messer Capuleti), Paolo Spinelli (che divertente il suo padre Lorenzo), Ilaria Nocito (quanti applausi per la sua balia), Antonio Belmonte, Francesca Gariano, Graziella Spadafora, Emanuel Bianco e Francesco Gallelli. Per tutti, come Mazzotta comanda, tanto lavoro fisico, tanto fiato e sudore per tenere un ritmo che non cala mai nonostante, soprattutto nella parte iniziale, il ricorso al buio sia frequente. Ma il regista sul quel buio investe tanto lavoro e nelle sue mani diventa come la coperta di un prestigiatore, con la quale agli occhi del pubblico copre la Scozia di Macbeth e ne scopre Verona, e viceversa. Un rimando continuo, senza sosta, reso possibile grazie alle intese sulle posizioni degli attori e le luci, gli ingressi e le uscite degli elementi di scena e, talvolta, anche dei costumi.
Libero Teatro nel 2020, con questo spettacolo, intendeva festeggiare i suoi primi vent’anni di attività. Le candeline, per colpa della pandemia, intanto sono diventate 22 ma a Max Mazzotta e alla sua creatura non si può che augurare un futuro lungo e radioso, e quella vitalità vista sul palco in “Follia” è sicuramente un ottimo viatico. Auguri, allora, e lunga vita a Libero Teatro.
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