Max Mazzotta
3 minuti per la letturaCOSENZA – «Come ho passato Pasqua e Pasquetta? Lavorando. Ma è meglio così». Sorride Max Mazzotta alla vigilia del debutto del suo “Follia di Shakespeare”, spettacolo nella rassegna di prosa del teatro Rendano organizzata da “L’Altro Teatro” in collaborazione col Comune di Cosenza. E sorride di impazienza e felicità, di ansia e di trepidazione.
Perchè questo spettacolo ha significato e significa molte cose per l’uomo e l’artista Max Mazzotta, oggi reduce dai consensi per il suo gobbo di “Freaks Out” al cinema e per il suo “Vite di Ginius” a teatro.
Due date: sabato 23 (alle ore 20.30) e domenica 24 (ore 18). “Follia di Shakespeare” era lo spettacolo con qui nacque la sua compagnia, Libero teatro, venti (e più) anni fa. Follia era lo spettacolo scelto per celebrare proprio il ventennale e quale migliore occasione di una serata al teatro Rendano nella stagione di prosa 2019/2020. Poi però venne la pandemia e tutto saltò. Mesi e mesi di lavoro sembrarono, ad un certo punto, andati completamente in malora, attori prima scritturati e poi liberati tra la rabbia del presente e l’incertezza del futuro.
Le nebbie, col tempo, però, piano piano, si sono allargate e due anni dopo “Follia” è ancora lì, in quello stesso cartellone, in quello stesso teatro, per due date, pronto a darsi al pubblico in tutta la sua magia.
«La ripresa era tutt’altro che scontata – confida Max Mazzotta – dobbiamo ringraziare L’Altro Teatro che ci ha prodotti facendo uno sforzo importante e questo ci ha motivati molto. Dico che non era scontato perchè ho saputo di tanti spettacoli che, sospesi per la pandemia, sono stati costretti poi a naufragare. Noi invece siamo qui e siamo pronti a vivere questa grande emozione».
Ad accompagnare il titolo c’è un Macbeth vs Romeo e Giulietta. Che significa?
«Sono il tragico e il comico che si fondono. E’ il mio teatro, è la cosa che più mi piace del mio lavoro. Fino alla morte di Tebaldo e Mercuzio, “Romeo e Giulietta” è una festa, che con la tragedia di Macbeth si fonde e tragico e comico cominciano a sfidarsi, a studiarsi, a comprendersi e poi a diventare una cosa sola».
E perchè ha usato il suo dialetto?
«Romeo e Giulietta per me è una storia popolare tra famiglie e amanti che finiscono male per vicende umane. Invece di Verona c’è un paese calabrese. A traslare questa storia ci sembrava di raccontare una storia nostra».
Non è la prima volta che lei gioca a mischiare il suo dialetto con i versi di Shakespeare.
«E’ una sfida. Rendere teatrale il dialetto calabrese. Che non sarà mai al livello delle sonorità e di una lingua scespiriana ma ha una sua storia, un suo fulcro sonoro, pieno di significati e di suggestioni».
In un cast di attori calabresi, per la parte dei protagonisti ha scelto Stella Egitto e Lorenzo Richelmy. Perchè?
«Sono attori molto bravi, disponibili e generosi. Li trovo perfetti per le parti che fanno. Sono molto orgoglioso di lavorare con loro ma anche con gli altri che hanno alle spalle anni di lavoro ed è giusto che abbiano la loro opportunità».
Rifare lo stesso testo venti anni dopo: sensazioni?
«Intanto la forza di Shakespeare: certe situazioni, certe dinamiche, restano sempre attuali. Anzi, alcune aumentano di spessore col passare degli anni. Non è un caso, del resto, che i testi di Shakespeare resistano ai secoli».
E lei? Max Mazzotta del 2022 quanto è diverso da quello del 2000?
«Diciamo che ho capito delle cose che prima non avevo capito. E’ un po’ come chi arreda la sua casa e dopo 20 anni guarda i suoi mobili in modo diverso. Magari non si era mai accorto della luce, o della bellezza di alcuni quadri. Le cose a volte ci appaiono sempre le stesse ma in realtà cambiano insieme a noi».
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