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Max Mazzotta in scena durante "Vite di Ginius"

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RENDE (COSENZA) – Alla fine c’è speranza. Deve esserci speranza. Nonostante i nostri errori, e i nostri orrori, e le volte in cui abbiamo preferito guardare dall’altra parte. Perchè ci sono anche quelle, certo. Sbagliare, macchiarsi delle colpe più gravi, ci condanna alla stessa pena di quando invece scegliamo di non agire, di non intervenire, per paura, per convenienza o forse solo per un senso di vigliaccheria che a volte viene a galla nella nostra natura umana. Ecco allora che le vite di Ginius sono le nostre vite e il nuovo spettacolo di Max Mazzotta ci costringe a guardarci allo specchio e pure a scoprirci simili a quel personaggio all’inizio così strano e apparentemente lontano per quanto diverso, ma che in effetti alla fine ci abbraccia tutti, ci rispecchia tutti e ci ammonisce pure su quello che potremmo ancora scegliere di essere.

Vite di Ginius aveva debuttato la scorsa estate al Campania teatro festival, attirando buone critiche dalla stampa specializzata. Difficile dar loro torto. Ha debuttato al Ptu, all’Unical, ed è in programmazione tutte le sere alle 20.30 fino a domenica.

Max Mazzotta è nella triplice veste di attore, autore e regista e cuce su di sè una storia nella quale si concede senza pause divertendosi a calcare la mano sui suoi punti forti. Ginius è un uomo che sta morendo, una sorta di Dante che sta precipitando all’inferno, che parla in terzine con endecasillabi d’ordinanza, e che si ritrova sulla barca di Caronte. E mentre sta andando incontro all’ignoto gli tornano in mente tutte le volte che. E il pubblico fa la conoscenza, a quel punto, di una serie di storie e di personaggi che potrebbero aver protagonisti tanto noi stessi quanto la signora della porta accanto ma che ci accomunano tutti nelle nostre miserie umane e che ci costringono a non essere indifferenti.

Mazzotta dimostra una felice scrittura poetica che si alterna con il riconosciuto talento attoriale. Le smorfie, i cambiamenti di voce, la forza e la dolcezza, il repertorio c’è tutto. Ci sono storie e personaggi che potrebbero stare tanto sulle cronache nere dei giornali quanto nei negozi che frequentiamo tutti i giorni. Il resto lo fanno i video (installati dallo stesso Mazzotta) che fanno da cornice alla narrazione e che ne hanno un ruolo fondamentale. Citazione d’obbligo quindi per l’assistente alla regia Angela Candreva, il responsabile della struttura tecnica Gennaro Dolce, le luci di Serafino Sprovieri e l’audio di Vladimir Costabile.

Uno spettacolo da vedere se si ha voglia di buon teatro contemporaneo e di applaudire, ancora e senza stancarsi, uno dei nostri talenti più luminosi.

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