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Enrico Lo Verso

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Al castello svevo il monologo che, per eccellenza, racconta il concetto della maschera caro all’autore siciliano

COSENZA – Reduce da quaranta repliche sold out, oltre 35.000 spettatori arriva anche a Cosenza lo spettacolo “Uno nessuno centomila” con Enrico Lo Verso. Sarà in scena oggi al Castello Svevo alle ore 21.

Con questo spettacolo Enrico Lo Verso torna in teatro, dopo quasi 10 anni di assenza, in occasione del 150esimo anniversario della nascita di Luigi Pirandello, per la messa in scena di uno dei testi più classici della letteratura italiana contemporanea. 

Sceglie di interpretare Vitangelo Moscarda, l’eroico protagonista di Uno nessuno centomila, testo tratto dall’opera di Pirandello.  Il “testo” topico, come amava definirlo lo stesso Pirandello, che meglio di ogni altro racconta il dramma della “maschera” come stratagemma dell’esistenza, e dell’identità o, per meglio dire delle molteplici identità, e che interpreta, in assoluto, la complessità dell’individuo moderno. 

Il Vitangelo Moscarda (per gli amici Gengè) interpretato da Lo Verso, così come nel riadattamento del testo di Alessandra Pizzi (che cura anche la regia dello spettacolo) è un uomo di oggi, vaga nelle difficoltà della quotidianità, alla ricerca di conferme esterne, sino alla conquista della consapevolezza del proprio Sé che è l’unico vero traguardo dell’esistenza.  Come nel romanzo di Pirandello, il pretesto è “un appunto”, un’osservazione banale che viene dall’esterno: una critica al proprio naso. Il dettaglio fisico, di per se insignificante, acquisisce invece un significato unico ed eccezionale intorno a cui dipanare i dubbi di un’esistenza.  Ecco quindi che il Moscarda di Enrico Lo Verso, diventa l’eroe di oggi nel tentativo di cercarsi, di aversi, di essere per sé uno. Le cento maschere della quotidianità, lasciano il posto alla ricerca del sè autentico, vero, profondo. La vita si apre, come in un gioco di scatole cinesi, e nel fondo è l’essenza.

Abbandonare i centomila, per cercare l’uno, a volte può significare fare i conti con il nessuno, ma forse è un prezzo che conviene pagare, pur di assaporare la vita.  Da qui l’idea di una nuova e originale messa in scena, volta a rendere la “perennità” del messaggio, l’atemporalità del protagonista che è uomo di ieri, di oggi di domani. L’allestimento minimale lascia allo spettatore la possibilità di completare la scena con suggestioni che la voce e il testo sanno produrre. Il linguaggio moderno, privato degli arcaismi della stesura originale del romanzo, risente dell’inflessione della cadenza siciliana: l’omaggio di Enrico Lo Verso a Pirandello e alla sua Terra. L’interpretazione “pulita”, immediata, “schietta” è volta a sottolineare la contemporaneità di un messaggio universale, univoco, perenne: la ricerca della propria essenza, dentro la giungla quotidiana di omologazioni; la voglia di arrivare infondo ed assaporare la vita, quella autentica, oltre le imposizioni sociali dei ruoli; la paura di essere soli, fuori dal grido sociale della massa ed, infine, il piacere unico, impagabile della scoperta del proprio “uno”: autentico, vero, necessario. Il Vitangelo Moscarda interpretato da Lo Verso diventa uomo di oggi, di ieri, di domani.

Ed il testo diventa critica di una società che oggi, come cento anni fa quando il romanzo fu concepito, tende alla partecipazione di massa a svantaggio della specificità dell’individuo. Ma la sua è una storia con un finale positivo, con la scoperta della possibilità concessa ad ognuno di trovare se stesso, dentro la propria bellezza. L’interpretazione, non manca di ironia, sagacia, umorismo, per una messa in scena mutevole in ogni contesto, nel rapporto empatico con il luogo e con chi ascolta e che dà forma ad un personaggio, che è uno, centomila o nessuno, tutti per la prima volta affidati al racconto di una voce.

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