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Il Maestro Mirko Onofrio dirigerà l’orchestra nella serata delle cover durante l’esibizione di Brunori Sas con Sinigallia e Dimartino


Solo leggendo il curriculum musicale di Mirko Onofrio può partire un applauso. Partendo dalla fine, ha di recente arrangiato i fiati in alcuni brani per il prossimo disco di Marina Rei e ricevuto alcune commissioni per la composizione di brani originali da parte di giovani musicisti d’eccellenza. Originario di San Fili, dov’è felice di vivere (ricorda qualcuno?), è docente di musica in una scuola media a Mormanno. 

Membro della band di Brunori Sas fin dalla prima ora, forse all’epoca l’idea che un giorno il maestro Onofrio avrebbe diretto l’orchestra del Festival di Sanremo con Dario in gara non era nemmeno un’ipotesi scherzosa. La serata di stasera dedicata alle cover quest’anno coincide con San Valentino e Dario Brunori più che mai in questa sua prima partecipazione a Sanremo 2025 esalta nell’amore il senso della family Sas. Se per “L’albero delle noci” sul palco ha chiamato a dirigere Stefano Amato, adesso per l’interpretazione dell’Anno che verrà insieme a Riccardo Sinigallia e Dimartino, a muovere le bacchette Dario ha voluto sempre un amico a cui dare merito e regalare un sogno.

Mirko Onofrio, a Sanremo in un certo senso si chiude un cerchio. Ma quando è cominciato tutto?

“Era il 2009. Dario aveva da poco pubblicato il ‘Vol. 1’ tra Siena, dove studiava, e Cosenza dove era ritornato a vivere. Il caso ha voluto che a portare avanti quel progetto fossimo io, Dario Della Rossa, Massimo Palermo e Simona Marrazzo. Di lì a poco si sarebbero poi aggiunti anche Stefano Amato e Lucia Sagretti definendo così il nucleo storico. Ci tengo a nominare anche Gianluca Bennardo e Luigi Paese che ci accompagnano ormai da alcuni anni in tour e che, insieme a me, costituiscono la sezione fiati di cui curo gli arrangiamenti sia studio che live”.

Raccontaci con che approccio emotivo salirai sul palco del teatro Ariston stasera.

“Come professionista rappresenta certamente una cornice di un certo rilievo dove mettere a frutto anni di studio e gavetta e, per questo, facendo talvolta a botte con un’indole intimamente ansiosa e insicura, tendo ad un approccio il più possibile calmo e razionale, confidando nel fatto che le
emozioni escano fuori nell’hic et nunc della performance stessa. Come persona, posso invece dire che durante le prove dell’Albero delle Noci lì all’Ariston, la commozione, che già normalmente mi assale tutte le volte che Dario ci regala una canzone, ha assunto proporzioni quasi mistiche. Mentre me ne stavo seduto in disparte ad ascoltarla, il pensiero si divideva tra chi avrebbe voluto forse emozionarsi nel vederci sul quel palco e che non potrà perché (almeno all’apparenza) non c’è più, e chi è invece ancora qui con noi o che è da poco arrivato (come celebra la canzone stessa). In definitiva un vortice di emozioni legate al più ampio concetto di ciclo vitale che, da non-padre, mi sfiora soltanto ma che quando lo fa lascia il segno nel bene e nel male”.

Che versione è questa de “L’anno che verrà”? Che emozioni arriveranno al pubblico?

“Della musica di Lucio Dalla mi ero già occupato rielaborando per intero ‘Come è profondo il mare’ in occasione dello Sky Arte Festival del 2018 sempre per la Brunori SAS. Esserci ritornato ora con ‘L’Anno che verrà’ mi è sembrato un chiaro segno legato ad un certo episodio che, diversi anni fa a Bologna, ha visto direttamente coinvolti me, il Maestro e un bicchiere di prosecco mai consumato. Con il produttore Riccardo Sinigallia abbiamo stabilito di mantenere grosso modo intatta la fisionomia originaria e quindi la riconoscibilità, del brano. Mi sono per lo più concentrato sull’orchestrazione cercando un equilibrio sonoro tra la band e l’orchestra un po’ come si faceva, idealmente, con il ‘concertino’ e il ‘ripieno’ nei concerti grossi d’epoca barocca. Il tutto al servizio della canzone, di chi la interpreterà e naturalmente di chi ne godrà”.

È la tua prima volta alla direzione dell’orchestra dell’Ariston? E cosa hai provato quando te lo hanno comunicato?

“Sì, è la prima volta, e tra me e me ho pensato che era ora, e che anzi la cosa sarebbe già dovuta avvenire da tempo. Battute ‘alla Brunori’ a parte, subito dopo avere ricevuto la notizia mi sono collegato in videochiamata con la scuola in cui insegno per un consiglio di classe dove di sicuro avrò mantenuto un’espressione da ebete ma per tutto il tempo ho finto normalità. Diciamo che gli effetti sono arrivati poi a scoppio ritardato quando ho dato la notizia ai miei cari, ed è stato bello e liberatorio insieme”.

Cosa fai quando non suoni con la SAS e non insegni a scuola ?

“Scrivo musica in continuazione a prescindere da un suo effettivo risvolto pratico, organizzo piccole rassegne di musica sperimentale come ‘Sveltine’ e ‘Ad Libitum’, collaboro con la casa editrice Le Pecore Nere/Il Fenicottero per la quale ho pubblicato alcuni libri, e con il mio compagno amiamo collezionare cimeli del Cosenza Calcio”.

Che effetto ti fa vedere la Calabria così mobilitata per votare Dario a Sanremo?

“Che forse ogni tanto patria e profeta coincidono!”.

Facendo i dovuti scongiuri, ti capita d’immaginare la festa per l’eventuale vittoria?

“No, ma so solo che sono stato convocato dal Bar Daniel’s di San Fili per fornire alcune informazioni sensibili come, ad esempio,  l’ora e il giorno del rientro di Dario a casa. Per ora non posso aggiungere altro!”.

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