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A cinque anni esatti dall’ultimo disco, proprio nel giorno di un compleanno importante come quello di “Cip” (il suo ultimo album in studio; ndr), Brunori Sas ha annunciato grandi cose per il 2025. La sua partecipazione in gara al Festival di Sanremo, un nuovo album in uscita il 14 febbraio e una tournée nei palasport sono oramai note. Ma ieri, a un mese dalla sua partecipazione al festival, il cantautore calabrese ha incontrato la stampa per svelare qualcosa in più sul suo nuovo progetto discografico, “L’albero delle noci” (Island Records); il suo viaggio verso Sanremo e soprattutto per annunciare un concerto evento che lo vedrà protagonista, assieme alla sua band e ad un’orchestra, il 18 giugno 2025, al Circo Massimo di Roma.
“L’ALBERO DELLE NOCI”
“L’albero delle noci” è il brano che Brunori Sas porterà sul palco dell’Ariston, ma è anche quello che dà il titolo al nuovo album. Un progetto che arriva dopo 5 anni dall’ultimo disco ma soprattutto dopo due anni di lavoro intenso, anche al fianco del produttore artistico dell’album: Riccardo Sinigallia.
Cinque anni di “assenza” di Brunori, in cui sono successe molte cose: una pandemia e lo stop della musica, «un momento drammatico e di riflessione», dice, la nascita di una figlia, Fiammetta, sicuramente l’evento più importante e quello che lo ha ispirato, e l’apertura di un’azienda agricola. Un lungo periodo in cui il cantautore ha coltivato quel senso di appartenenza e di attaccamento alla famiglia, alla terra, alla sua terra. Il disco infatti è stato interamente realizzato in Calabria, a San Fili, nella sua azienda agricola. «Un luogo molto importante – spiega – perché con Riccardo (Sinigallia; ndr) avevamo bisogno di un contesto che ci desse la possibilità di ritrovare un certo tipo di intimità, ma io sentivo molto l’esigenza di un disco che tornasse sulla terra», dopo “Cip”, un album visto con gli occhi di un pettirosso (raffigurato sulla copertina).
IL FIL ROUGE DI QUESTO ALBUM DI BRUNORI SAS E’ LA RIGENERAZIONE
Il fil rouge di questo album è sicuramente «la rigenerazione». Un progetto che in 10 tracce – compresi “La ghigliottina” e “Il morso di Tyson”, singoli che anticipano l’album – suona un nuovo Brunori. E per certi versi lo allontana anche da quella che è sempre stata la sua comfort zone: c’è tanta sperimentazione – a partire da brani istantanei registrati con un cellulare – ma non è una rivoluzione. «L’intento, sicuramente, era quello di avere un certo rigore, evitando i trucchi, i parrucchi e le ridondanze – spiega Dario Brunori – ma più di ogni altra cosa ci interessava fosse un disco che rappresentasse gli stati d’animo e di togliermi di dosso quello che mi ha sempre caratterizzato: un racconto lineare, l’idea di dare il lieto fine o di creare una morale finale. Speriamo di esserci riusciti, sia con il disco che con il brano che porterò a Sanremo».
NE “L’ALBERO DELLE NOCI” ANCHE UN BRANO IN DIALETTO CALABRESE
È l’anno delle prime volte per Brunori, a partire proprio dal festival. Ma all’interno de “L’albero delle noci” spicca un brano cantato, per la prima volta in assoluto, in dialetto calabrese.
Si intitola “Fino ara luna” e «fa parte di questo percorso rigenerante, quello di inserire delle novità. Il dialetto cosentino – racconta il cantautore – rientra nella scelta mia e di Riccardo di inserire canzoni che avessero la loro autonomia e che avessero qualcosa di peculiare. Una cosa in dialetto era una cosa particolare e poi affronta un tema serpeggiante che è quello della perdita. È ispirata a una canzone di Pino Daniele che io ho sempre amato, “Cammina cammina”, infatti la musicalità, nonostante il dialetto calabro, è abbastanza partenopea, come le canzoni napoletane di un tempo. L’ho scritta prima dell’incontro con Riccardo, in periodo covid. E mi piaceva anche l’idea di raccontare il punto di vista di un anziano di paese che si ritrova da solo, la tenerezza, l’ingenuità. È un pezzo che mi commuove molto».
Non solo “Fino ara luna”, ma tutto il disco è sentimentale e commovente. «È una valle di lacrime – scherza Brunori – abbiamo dato priorità alle lacrime. Anche perché, lo fanno i rapper e lo voglio fare anche io, sto lanciando la mia linea di cleenex» ironizza, come sempre.
Ironia e autoironia assolutamente presenti anche nel nuovo album.
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