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Momento Brunori Sas. Fresco reduce dei sold out a Milano e Roma, capitali dei concerti live tricolori, stesso successo per quelle prossime di Bari e Firenze, altre piazze che contano. mercoledì il cantautore cosentino sbarca a Reggio Calabria al Palacalafiore per in concerto che annuncia faville in 120 minuti indimenticabili per i suoi numerosi fans.
Sentiamo l’artista che si confessa a cuore aperto per una chiacchierata al telefono in cui traccia il suo magico momento creativo.
Dario ormai sei un artista da “tutto esaurito”. Ti esaurisce mentalmente questo cambio di passo rispetto alla tua passata dimensione intima del live?
«L’ansia proiettiva la mantengo. In questi primi concerti ho percepito la voglia di ripresa che tutti abbiamo dopo la pandemia. E’ un pubblico che aumenta l’energia».
Quindi non hai ansia da prestazione per tanta folla attorno al tuo rapporto con un pubblico molto aumentato di numero?
«Abbiamo spalle larghe con la band. Riusciamo a preservare la nostra originaria natura delle prime esibizioni con dimensione intima. La folla è un’entità alienante. Affrontiamo il grande pubblico dei palazzetti con dimensione umana naturale. Dopo l’impatto di Milano a Roma mi è sembrato già tutto normale».
Prossima tappa a Reggio in Calabria. Ti ritieni un cantautore identitario?
«Io sono un ibrido. Papà romagnolo, mammarella calabrese. Assommo le due radici. In Calabria ho scelto di vivere, scrivere, comporre. Rifuggo dai provincialismi paesani e da inutili polemiche».
A proposito di inutili polemiche, sei tu che hai indicato il calabrese Giacomo Triglia per realizzare l’ultimo videoclip di Jovanotti nelle nostre latitudini?
«No, ho solo presentato Giacomo a Lorenzo. Triglia da ragazzo aveva il mito di Jovanotti. L’ho portato con me al Jovaparty di Roccella Jonica e li ho fatti conoscere. Triglia ha realizzato video per i principali artisti italiani. Sono contento che abbia aggiunto anche questo nuovo lavoro in Calabria».
In questo tour alla tua tradizionale famiglia musicale si aggiungono degli special guests.
«Si aggiungono infatti Alessandro Stefana, non a caso chiamato “Asso” uno dei migliori chitarristi italiani e la sezione fiati diretta da Mauro “Otto” Ottolini una nostra eccellenza internazionale».
Che ci dici della scaletta del tour che arriva a Reggio Calabria?
«I brani dell’ultimo disco insieme al best dei miei hit più noti. Non mancheranno le mie tradizionali chiacchiere di accompagnamento alle mie canzoni».
Con la tua famiglia avete appena donato un macchinario salvavita all’ospedale di Cetraro. Brunori sempre solidale..
«Ho difficoltà a parlare di questo aspetto. Preferirei rimanesse riservato. Ma c’è anche il fatto di saper dare l’esempio. Nel caso di Cetraro è un omaggio partito dalla mia famiglia verso una comunità in cui papà aveva molti amici. La donazione invece a Neonatologia a Cosenza è stata causata dalla nascita di mia figlia».
Brunori papà come ti sembra?
«Gioia e rivoluzione. Una gioia inaspettata. Una grande ancora della mia vita. Mi ha modificato le precedenti gerarchie esistenziali. Affronto molto meglio il presente».
Vedremo Brunori a Sanremo? Quello di Amadeus che al Tenco sei da tempo di casa..
«Ci vorrei andare per far felice mamma, i parenti, gli amici. La tensione della grande competizione non mi attrae. Eventualmente lo affronterei come un gioco».
Per dirla con Jovanotti sei un ragazzo fortunato?
«Si. Ma tutti lo siamo».
Questo il momento Brunori. Dario il prossimo 21 giugno sarà nella sua Cosenza per un live all’aperto. Una città già lo aspetta come uno dei suoi maggiori figli merita. Per la felicità della sua adorata mamma.
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