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Nuova musica nasce a Cosenza, arrivano i Reevocati: due singoli, tanti progetti e molte sorprese. L’intervista al collettivo della città dei Bruzi


NASCONO 4 mesi fa come collettivo musicale. Hanno all’attivo già due singoli e tanti progetti da realizzare. Sono i Reevocati e già dal nome (inglesizzato nella scrittura ma alla pronuncia come il quartiere di Cosenza) si capisce l’attaccamento al loro territorio; E sono loro una ventata nuova di musica in città. Abbiamo parlato con Francesco (Ciccio) Garenna, una delle voci del gruppo, Giuseppe Rimini alias dj Kerò (dj e producer) e Andrea De Fazio, chitarrista. Insieme ci hanno raccontato di questa nuova realtà musicale in Calabria che, dalle premesse, riserverà non poche sorprese.

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Innanzitutto chi sono i Reevocati e come sono nati?

«I Reevocati sono un collettivo, per così dire, nato dall’incontro di più personalità attive all’interno della scena musicale di Cosenza; ognuno con le proprie caratteristiche, i propri progetti, la propria musica».

E la scelta del nome?

«Non doveva essere il nostro nome in realtà ma il titolo del nostro primo singolo. Però ci piaceva così tanto che abbiamo preferito cambiare il titolo della canzone in “Senza soldi” e lasciare Reevocati come nome del collettivo, come bandiera di questo gruppo. Secondo noi è abbastanza rappresentativo».

Anche se inglesizzato nella scrittura, è il nome di un quartiere di Cosenza. Ci tenete a rimarcare la vostra provenienza?

«Di base è così. È bello sentire questa appartenenza alla città. Ma più che altro abbiamo vissuto e lavorato assieme per mesi a via Rivocati, perciò abbiamo tutti una connessione con quel quartiere e con le persone del quartiere. Ci siamo sentiti parte di una comunità».

Qui siete in tre, ma i Reevocati sono di più. Raccontateci chi siete e che ruolo avete all’interno del collettivo.

Dj Kerò: «I Reevocati hanno la fortuna di avere tre cantanti, con tre registri e tre personalità completamente diverse: Francesco (Ciccio) Garenna, Simone (Simmi) Garrafa e Daniele (The double uncle) Iacucci. Andrea De Fazio è il chitarrista e Alessio Benvenuto il bassista. Io mi occupo di tutto quello che è la parte produttiva, delle programmazioni, dell’esecuzione poi dal vivo, dei vari suoni che utilizziamo. Ma ci sono anche altre persone che vivono il collettivo, proprio come si faceva una volta. Quindi anche chi non ha delle mansioni di tipo strettamente musicale, comunque fa qualcosa relativo al proprio ambito per Reevocati. Ed è una cosa bella».

Dei Reevocati sono usciti due singoli. Partiamo dal primo, “Senza Soldi”.

Kerò:«Francesco mi fece ascoltare questa demo, il brano era in fase produttiva e io ho detto ai ragazzi che sarebbe stato bello fare un remix. Questa cosa poi però ha preso un’altra piega».
Francesco: «Perché sinceramente, se una persona come Kerò, dopo aver ascoltato una traccia più tendente all’hip hop che all’indie – perché comunque le persone conoscono anche la nostra storia, il nostro percorso – decide di fare un remix, tu lo fermi. Se devi mettere mano al pezzo ne diventi in un certo senso anche il produttore. Poi da quel momento è successo che sono nate altre canzoni, è nata la voglia di portare in giro Reevocati e di divertirci, come diciamo sempre noi, perché i live dei Reevocati sono colore, divertimento, c’è spensieratezza come nelle canzoni. Vogliamo mandare dei messaggi poco depressi ma più positivi e propositivi».

C’è una precisazione da fare: Ciccio e Andrea provengono una un’altra formazione, i Santateresa, band più vicino all’indie che all’hip hop e ben radicata nella città di Cosenza.

Andrea: «Esatto, e ci teniamo a sottolineare che le due cose coesistono, non si pestano i piedi. Parliamo di suoni diversi, messaggi diversi».
Francesco: «Forse l’anello che hanno in comune appunto è l’attaccamento al territorio (Santa Teresa è un quartiere di Cosenza; ndr) quindi se un domani dovesse esplodere qualcosa, esploderà qualcosa di Cosenza che sia per l’una che sia per l’altra. Io mi auguro in maniera un po’ utopica entrambe e magari un giorno entrambe parleranno a livello nazionale di Cosenza. Siamo figli di un territorio che ci ostacola che allo stesso tempo noi apprezziamo e che vogliamo portarci dietro come bandiera».

Tornando ai Reevocati, “I don’t care” è l’ultimo singolo.

«E fa parte proprio di quei messaggi positivi di cui parlavamo, in un misto tra inglese e italiano, anzi, tra inglese e dialetto cosentino. “I don’t care, un m’inni frica ne” cioè magari ti succede qualcosa di brutto ma cerca di fregartene e vivere comunque spensierato».

E quindi, progetti per il futuro?

«Non sono poche, lo diciamo senza falsi pudori. Da settembre ci si rimetterà in studio per realizzare delle cose che colpiranno, sia nella parte musicale che video. E poi, non appena avremo una sorta di tranquillità e una sorta di sicurezza, probabilmente rilasceremo il primo disco di Reevocati».

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