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Il palco in riva al lago Cecita (foto di Paola Pogliani)

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Be Alternative, uno dei festival di riferimento in Calabria, punta a lasciare ancora una volta il segno. Non solo con la musica ma anche con la valorizzazione del territorio


«CREDIAMO che un festival come il Be alternative debba portare crescita ad un territorio, lasciare qualche segno tangibile della sua presenza. Non deve solo prendere, ma anche restituire alla comunità che lo ospita». Queste le parole di Cristian Romeo, uno dei direttori artistici del Be Alternative Festival che ha preso il via il 14 giugno da Rende (Cs) e che proseguirà con una serie di appuntamenti come i concerti sul lago Cecita, ieri (3 agosto) e oggi. Ed è a questo luogo che hanno voluto dire grazie ristrutturando, con una parte del ricavato, il tetto della chiesetta di San Lorenzo. È Cristian a raccontarci questo e a parlarci di Be Alternative.

Questa è la dimostrazione di quanto la cultura può far bene ad un territorio.

«Sì, assolutamente».

Anche in termini di turismo, viste le presenze che si registrano.

«Di anno in anno stanno aumentando le presenze esterne, di fuori regione, di fuori provincia. Ed è anche per i molti turisti in vacanza nei giorni del festival che abbiamo deciso di rinnovare il tetto della chiesetta di San Lorenzo. Per mantenere intatto un bene diventato un simbolo e che oggi viene visitata molto di più. Gli hashtag sui social della regione sono aumentati nettamente, i tag si sono moltiplicati. Quindi è anche una bella cosa far trovare l’oggetto della visita in ottime condizioni».

La chiesetta è diventata simbolo del festival e il Be Alternative un simbolo della Calabria e non solo. Siete tra i migliori festival in Italia. Vi inorgoglisce?

«Ormai anziché festeggiare i risultati parliamo solo di quello che va migliorato. Neppure ci facciamo un complimento. Ma è ovvio che la cosa ci inorgoglisca tanto».

In quindici anni di Be Alternative cosa è cambiato?

«È cambiato tantissimo. Se pensi che siamo partiti da piccoli concerti in un parcheggio dell’università».

E l’idea dei concerti sul lago quando è arrivata?

«Venivo ogni domenica in questo posto e mi immaginavo di mettere un palco sulla riva del Cecita. Poi un giorno ho portato Fabrizio (altro direttore artistico; ndr), all’inizio era scettico ma sono riuscito a convincerlo. La conformazione è perfetta, c’è proprio la posizione del palco disegnata dalla natura. E così abbiamo deciso di provare. Abbiamo tentato con Ghemon, esperimento riuscito. E da qui abbiamo trovato la quadra giusta. Il festival in sé ha preso un’idea tutta sua perché anche sulla direzione artistica ci ha aiutato questa location: dobbiamo ogni anno fare una proposta artistica che si sposi con il luogo».

Il Be Alternative vede numerosi appuntamenti in location diverse…

«Tocchiamo l’area di Rende e il verde urbano con il Be Alternative ospitato all’interno del Mood Summer, poi la data nel centro storico di Cosenza, i concerti sul lago Cecita ma in Sila ci sono anche altri appuntamenti».

E il mare?

«Facciamo tutto in maniera oculata, senza scelte avventate, ma ci stiamo già pensando. L’obbiettivo è quello: riuscire a tracciare una linea tra mare, montagna, centro storico e area urbana».

Il Be Alternative, come dice il nome stesso, si distingue per la scelta alternativa non solo dei luoghi ma anche degli artisti…

«Cerchiamo sempre cose interessanti come Venerus e Serena Brancale (rispettivamente prima e seconda tappa del festival a Rende; ndr) non sono tanto commerciali o almeno non lo sono tantissimo però sono state due belle produzioni. Poi Calcutta, nel centro storico di Cosenza, oramai una nostra vecchia conoscenza e presenza gradita al Be Alternative. Con loro si può dire che siamo rimasti nella nostra comfort zone. La prima tappa dei concerti sul lago invece è una collaborazione con il Color Fest: Be Color, e su questa line up abbiamo lavorato davvero tanto, da questo inverno. E forse anche azzardato un po’: Kula Shaker è molto particolare, di nicchia come headliner, stessa cosa Motor Psycho, una band rock davvero forte e per i Marlene Kuntz siamo sulla stessa scia ma all’italiana. Nella giornata del 4 invece si ritorna al Be Alternative con Colapesce e Dimartino che dal pubblico calabrese sono sempre molto apprezzati. Poi Marco Castello, lui stesso ha voluto fortemente suonare al Lago Cecita perché ha visto la location dai Nu Genea lo scorso anno ed è rimasto affascinato. E poi Timber Timbre, una bellissima proposta particolare, una di quelle cose che ci contraddistingue come festival alternativo».

Anche quest’anno torna Be Color.

«È un progetto sul quale puntiamo tanto, proprio per dimostrare alla gente che non c’è antagonismo ma anzi, voglia di crescere insieme, di collaborare. E poi Be Color è nato per fare insieme qualcosa di diverso da ciò che portavamo singolarmente. Unire le forze ci ha consentito di puntare a proposte internazionali, cominciare a distinguerci e offrire qualcosa di diverso, come accadrà il 3 in Sila e il 16 agosto a Maida con gli Editors».

Tornando in montagna, c’è stata una tappa di Be Alternative all’oasi naturalistica dei Giganti della Sila e ce ne sarà un’altra che prevede il viaggio sul treno storico…

«Insomma, il Be Alternative è un festival itinerante che porta la musica dove usualmente non c’è; anche questo penso significhi lasciare un segno. Quest’anno per i concerti sul treno, in stazione ci sarà Paola Pizzino. E la particolarità di questo evento è che è fatto in collaborazione con WeRoad».

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