Foto di Aldo Torchia
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Doppio sold out per “Disco”: l’Orchestra Sinfonica Brutia. fatto scatenare il pubblico del Rendano celebrando l’arrivo del nuovo anno con il ritmo incalzante dei più grandi successi degli anni ’70 e ’80.
COSENZA – È stato un inizio anno esplosivo al Teatro Alfonso Rendano di Cosenza. Il concerto “Disco” dell’Orchestra Sinfonica Brutia, diretta dal maestro Francesco Perri, ha registrato il doppio sold out con due show (alle 18.00 e alle 21.15) che hanno fatto scatenare il pubblico celebrando l’arrivo del nuovo anno con il ritmo incalzante dei più grandi successi degli anni ’70 e ’80. Con gli arrangiamenti curati da Giuseppe Santelli, l’Orchestra Sinfonica Brutia ha trasformato il teatro in una vera e propria pista da ballo.
“DISCO”: DOPPIO SOLD OUT AL RENDANO PER IL CONCERTO DELL’ORCHESTRA SINFONICA BRUTIA
Oltre ai 40 professori d’orchestra, sul palco cinque cantanti di talento: Alessandro Chiappetta, Alessandra Chiarello, Francesca Olia, Ida Scarlato e Federica Siciliani. Ad accompagnarli una squadra di musicisti straordinari: Giuseppe Santelli (pianoforte e tastiere), Dario Zurlo (tastiere), Simone Stellato (fisarmonica), Giuseppe Di Nardo e Danilo Curcio (chitarre elettriche e acustiche), Alessio Iorio (basso elettrico) e Simone Ritacca (batteria e percussioni). A completare l’atmosfera, le coreografie di Ilaria Dima hanno reso ogni pezzo una performance coinvolgente e dinamica.
Il concerto è stato un tributo alla versatilità e al potere emotivo della musica. Filo conduttore: l’amore, in tutte le sue declinazioni. I brani italiani come “E penso a te” di Lucio Battisti e “Io che amo solo te” di Sergio Endrigo hanno toccato corde profonde, evocando atmosfere intime e riflessive. Sul fronte internazionale, classici come “Let it Be” dei Beatles, “Your Song” di Elton John e “Africa” dei Toto hanno abbracciato il pubblico in un’atmosfera di pura nostalgia. Ma è stato con il tributo a Stevie Wonder e il medley disco che il teatro si è acceso di pura energia. Brani come “Superstition”, “I Will Survive”, “YMCA” e “Disco Inferno” hanno fatto ballare il pubblico, trasformando il tradizionale palco del Rendano in una discoteca scintillante.
L’OMAGGIO ALLA RADIO
Non solo musica, ma anche un omaggio alla radio, che celebra il centenario dalla sua nascita. L’affascinante voce di Mario Tursi Prato, storico conduttore delle radio locali cosentine, ha guidato il pubblico in questo viaggio musicale, trasformando lo spettacolo in una trasmissione radiofonica live, amplificando così la magia della serata.
“DISCO”: IL RENDANO SI TRASFORMA IN UNA PISTA DA BALLO
Il titolo del concerto, “Disco“, non è scelto a caso. Non si riferisce solo al genere musicale, ma affonda le radici in un contesto emotivo. «Disco era il vinile che veniva messo sul giradischi e regalava emozioni e sensazioni uniche», sottolinea il direttore Francesco Perri, evocando una dimensione sentimentale ormai perduta. Una forma di connessione autentica tra le persone, creando un senso di comunità e di appartenenza che sembra svanito nell’era digitale. Ma proprio in questo spirito di unione e nostalgia, la musica di quegli anni si fa portatrice di una riflessione più profonda.
Un concetto forte e dissacrante emerge dalle parole del direttore: «Oggi, quel mondo non esiste più, ma il teatro deve evolversi e non può essere solo il luogo di Puccini e Verdi. Per me, Michael Jackson e Giuseppe Verdi hanno la stessa dignità, appartengono a epoche diverse ma sono entrambi espressioni artistiche di valore. La musica è un linguaggio universale che unisce le persone e trasformare il teatro in una discoteca è stato il nostro modo di rendere omaggio a quella magia che ha caratterizzato un’epoca», ha affermato Perri.
La volontà di “trasformare il teatro in una discoteca” è una provocazione che vuole spingere il pubblico a guardare oltre le convenzioni, un’occasione per ripensare e rivitalizzare gli spazi tradizionali. Il desiderio del maestro è che il pubblico, di qualsiasi età e background, torni a frequentare il teatro, ritrovando la gioia della musica in tutte le sue forme. Con l’auspicio che, attraverso questa “rivoluzione” musicale, il teatro possa diventare un luogo di incontro per tutti, capace di veicolare messaggi di inclusività, bellezza e, soprattutto, di unione.
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