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UNA delle cose fortunate che possono capitare in questa estate strana e caldissima è quella di poter intervistare una delle voci più belle e suadenti del panorama jazz europeo. Ada Montellanico è in Calabria per partecipare ad una serata evento oggi, nel giardino di Palazzo Del Trono, alle 22, nella cittadina tirrenica di Cetraro per “Cetraro Jazz”, ora inserita nel circuito del “Waiting for PJF”, anteprima del Peperoncino Jazz Festival, storico festival che in nel prossimo inverno giungerà ad una diciannovesima e ricchissima edizione.
Ada Montellanico si esibirà accompagnata solamente alla chitarra da Andrea Molinari, giovane musicista ma già di notevole livello, in una performance che farà apprezzare le enormi capacità interpretative di questa grande signora del jazz. Una donna a cui piace molto sperimentare visto che neanche un mese fa riscuoteva un grande successo con un’altra session sperimentale al Giardino Botanico di Roma, con lo IALSAX Quartet, un quartetto di soli sassofoni che hanno un approccio quasi di musica classica rispetto al jazz.
«Lo IALSAX Quartet è una formazione si jazzistica ma che esegue e ha un approccio di musica contemporanea, quindi operando una fusione di stili. Solo fra i pochissimi nel mondo ad effettuare questo di ricerca musicale e siamo molto contenti di poter partecipare ad un progetto così raro che si avvale anche della collaborazione di grandi arrangiatori e che sta avendo un meritato successo».
La sua carriera è costellata da progetti sicuramente che non hanno un approccio purista alla musica jazz, ma piuttosto alla contaminazione, penso al lavoro fatto sulle canzoni di Luigi Tenco. Qual è la sua filosofia del suo feeling col jazz?
«Io ho iniziato in maniera tradizionale, come credo sia giusto che sia, poi il percorso che mi sono costruita è del tutto casuale, anche se nella vita forse casuale non è nulla visto che ci si accorge che si sta seguendo un filo che all’inizio non è evidente. Anche il lavoro fatto sulla canzone d’autore italiana è nata per caso, su richiesta del discografico Piangerelli. Ho sentito che era una sfida e mi ha aperto davvero un nuovo percorso per l’epoca, era la metà degli anni ’90 ed il jazz italiana ancora scoperto quel tesoro di standards che è la canzone d’autore italiana. Poi sono nati molti altri progetti, però mi fa piacere essere l’unica persona a cui la famiglia Tenco a concesso di scrivere musica su testi originali ed inediti, da cui è nato lo straordinario progetto realizzato con Enrico Pierannunzi, Danza di Una Ninfa».
Mi piace molto questo richiamo all’accettazione delle sfide. Visto anche il suo disco omaggio alla straordinaria Billie Holiday e l’impegno nell’associazionismo jazz, le voglio chiedere quanto spazio c’è per le donne nel jazz?
«Diciamo che non c’è spazio e tutto quello che c’è è quello che ci stiamo creando e conquistando. È un problema non solo italiano e non solo del jazz, dobbiamo usare le cosiddette “quote rosa” che sono una necessità ma che in futuro speriamo di non averne bisogno. A volte c’è proprio una mancanza di visione e di approccio culturale sui ruoli e sulle professioni, come la direzione d’orchestra o la composizione. Finalmente le cose stanno cambiando».
Lei trova ci sia anche una barriera culturale nei generi musicali? Molto spesso si è prigionieri di pregiudizi musicali, non sarebbe ora di buttarli giù?
«Assolutamente si! Duke Ellington diceva che c’è la buona musica e l’altra musica. Molto spesso le persone pensano che il jazz sia qualcosa di lontanissimo da solo, poi lo ascoltano e ne rimangono conquistati, lo sentono vicino. Faccio un gran lavoro nelle scuole, sono 8 anni che oramai mi adopero per questo, e vedo i bimbi che letteralmente sono entusiasti per la musica jazz, però purtroppo a parte RadioTre ed il circuito dei festival l’attività di diffusione del jazz è minima nel nostro paese. Il problema è farlo conoscere, poi può anche non piacere, però non dobbiamo creare barriere».
Una domanda d’obbligo è quella sulla ripresa dell’attività dopo il lockdown. Come state vivendo questa ripresa?
«La musica va vissuta in maniera libera per cui quando per ovvie ragioni sei limitato è davvero difficile. Ora la stiamo riscoprendo, con tutte le dovute precauzioni, ed è comunque una grande emozione. Vedo una grande voglia di partecipare da parte del pubblico e dei musicisti in totale sicurezza, sperando di tornare quanto prima a situazioni migliori».
In attesa del concerto di questa sera, a Cetraro, un’anticipazione delle prossime date del “Waiting for PJF”, martedì 25 agosto, in joint – venture con il “Premio Antigua Musica d’Autore”, a Cittadella del Capo, ci sarà il concerto del trio composto da Daniele Moraca, Roberto Musolino e Sasà Calabrese con super ospite il grande Nino Buonocore. Infine, dopo una parentesi silana, dal 26 al 30 agosto, e prima del gran finale con le tappe a Cerisano e Castrovillari, si tornerà sul Tirreno nel segno del blues per una “tre giorni” dedicata alla memoria di Claudio Tommasini, indimenticabile padrone di casa di uno dei locali più esclusivi della costa, il Clubbino, nel corso della quale, in location di immenso fascino, il Belvedere della Villa Comunale e Villa Crawford a San Nicola Arcella e Villa Giordanelli a Scalea, saranno di scena, il sassofonista Jessee Davis (il 31 agosto), i Wishlist (il 1° settembre) e i Pink Elephant Liquor Store capeggiati dal chitarrista Roy Panebianco (il 2 settembre).
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