Mauro Fiore e Tony Gaudio, premio Oscar alla Fotografia nel 2010 e nel 1937
3 minuti per la letturaFORSE lo sanno in pochi ma il primo italiano a vincere in assoluto un Premio Oscar è stato uno di Cosenza. E ben undici anni prima di Vittorio De Sica e di Sciuscià, il primo film italiano a vincere la statuetta dell’Academy e caposaldo del rapporto tra l’Italia e il premio cinematografico più ambito.
A restituire gloria e paternità ci ha pensato oggi la Open Fields Production, casa di produzione cosentina, che ha annunciato di essersi aggiudicata il bando Produzione 2021 della Calabria Film Commission, primo mattone su cui verrà costruito “L’Oscar dimenticato”. Sarà un documentario che racconterà la storia di Tony Gaudio, vincitore nel 1937 dell’Oscar per la migliore fotografia per il film “Avorio nero”, di Mervyn Leroy con Olivia de Havilland e Fredric March.
Non solo. Al progetto parteciperà anche Mauro Fiore, che è di Marzi (Cosenza) e l’Oscar per la Fotografia lo ha vinto per Avatar nel 2010.
“Non so se ha presente corso Telesio, la via principale del centro storico di Cosenza – racconta Nicola Rovito, fondatore, produttore e autore della Open fields – c’è una vecchia scritta su palazzo. Ancora oggi si legge “Foto Gaudio”. Quella, alla fine dell’Ottocento, era l’insegna dello studio fotografico del padre di Tony. Questa storia inizia da lì”.
E voi dove l’avete scoperta?
“L’abbiamo scoperta per caso, leggendo un articolo della Cineteca della Calabria. Parlava di una mostra su Tony Gaudio e Nicholas Misuraca, che invece era di Riace e che ebbe anche lui grande successo a Hollywood come direttore della fotografia. Ci siamo incuriositi e poi appassionati”.
E vi siete messi sulle tracce di Tony Gaudio.
“Una storia bellissima. Il periodo del Covid lo abbiamo passato a videochiamare i suoi discendenti americani che vivono a Los Angeles e abbiamo scoperto tantissime notizie su questo personaggio”.
Quindi, Cosenza alla fine dell’800. Poi?
“Antonio e il fratello Eugenio, diventati poi Tony ed Eugene, lasciano Cosenza e partono per Roma. Da lì si spostano a Torino dove producono il loro primo cortometraggio. Decidono di trasferirsi a New York dove sposano due sorelle originarie di Amantea e dove iniziano a lavorare per una piccola casa di produzione. Una realtà che, però, presto comincerà a stargli stretta e quindi decideranno di fare un ulteriore passo in avanti trasferendosi a Los Angeles. Eugene muore di peritonite a soli 34 anni e dopo essere stato uno dei fondatori dell’American Society of Cinematographers, Tony invece diventerà un grande direttore della fotografia”.
Fino all’Oscar. Ma il suo nome è rimasto legato anche ad altro?
“Cito due cose. Inventò l’uso delle luci per le scene notturne, che prima non era previsto. E poi divenne il fotografo preferito di Bette Davis, che lo volle con sè per 13 film. All’epoca c’era la necessità di illuminare per bene le dive del cinema”.
Mauro Fiore conosceva la storia di Tony Gaudio?
“No, gliela abbiamo raccontata noi ed è molto contento di partecipare a questa cosa”.
E cosa farà?
“Diciamo che si presterà a un parallelismo tra le due storie. Due calabresi che fanno lo stesso mestiere, che partono dallo stesso punto e arrivano a vincere lo stesso Oscar. Non solo. In entrambi i casi, parliamo di due pionieri, due persone, cioè che hanno cercato di imporre il loro punto di vista innovando il settore di riferimento”.
Perchè lo avete intitolato “L’Oscar dimenticato?”
“Questa è la parte, diciamo, più da giallo della storia. L’Oscar di Gaudio è andato perduto. Perchè la sua vita familiare è stata un po’ travagliata, il divorzio dalla moglie, poi un nuovo matrimonio. Posso dire che cercheremo di scoprire dove è finita questa statuetta”.
Avete vinto questo bando della Calabria Film Commission. Adesso cosa succede?
“E’ un primo passo verso la realizzazione di questo documentario. Contiamo di ricevere altri contributi. Poi inizieremo i sopralluoghi e pensiamo di iniziare a girare la prossima estate. Prima a Cosenza, poi a Marzi e poi negli Stati Uniti. La regia sarà di Alessandro Nucci”.
Progetti per l’immediato futuro invece?
“Nel 2022 vedrà la luce un altro documentario, quello sull’assassinio Losardo. Una produzione di Conimieiocchi, con la regia di Giulia Zanfino. Noi abbiamo curato la parte esecutiva. E’ stato un progetto lungo nel quale ci siamo impegnati molto”.
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