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COSENZA – Tra bellezza e sostenibilità, tra valorizzazione e recupero. L’ambizioso progetto dell’architetto Domenico De Rito guarda ai “Paesaggi”, intesi come «spazio libero e collettivo anche quando privato, dove la sua percezione e la sua ricaduta sono sempre di carattere pubblico». Una sfida, un’idea questa dei Paesaggi, di cui si discuterà oggi, alle 17, al Museo Dac di Diamante, nel corso di un simposio durante il quale si metterà in evidenza l’importanza della rigenerazione rurale in Calabria, di visioni e patrimonio ambientale, muovendo i passi proprio dai più recenti progetti dell’architetto che hanno riguardato il restauro di antichi casali sulla Riviera dei Cedri.

Moderato da Massimo Razzi, direttore del Quotidiano del Sud, dopo i saluti di Achille Ordine, sindaco di Diamante, Francesca Bilotta, presidente In/Arch Calabria e Pasquale Costabile, presidente dell’Ordine degli architetti di Cosenza, i contributi di merito saranno affidati all’ingegnere Domenico Gimigliano e all’artista Antonio Perrotta. Alle conclusioni, poi, penserà Patrizia Piro, prorettore dell’Università della Calabria, nonché presidente nazionale Csdu- Centro Studi iDraulica Urabana.

DIAMANTE, AL VIA IL SIMPOSIO PAESAGGI

Cultura della luce, studi e metodi per vestire il territorio di una “naturale eleganza”, saranno allora al centro del dibattito volto a tracciare un percorso in cui il concetto di restauro non sia concepito come fine a se stesso, ma punto di partenza verso nuove mete che raccontano secoli e, allo stesso tempo, si conformino alle necessità dei nostri tempi.

«La Calabria è una terra colta, bellissima, ricca di storia e beni architettonici – aveva detto Domenico De Rito in una recente intervista – I miei progetti sono ecologici, sostenibili, realizzati con materiali calabresi. Credo che vada solo abbattuto il muro della volgarità e dell’ignoranza per dare spazio alle idee. Siamo tutti responsabili, chi più chi meno, del mondo in cui viviamo. E resto fortemente convinto che il vero progresso verrà non solo dalla ricerca e dalla formazione continua ma anche da un modo nuovo di usare meglio ciò che già abbiamo e già conosciamo».

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