X
<
>

I responsabili di Naturextralab

Share
5 minuti per la lettura

COSENZA – Hanno un nome dal gusto antico – complice l’etimologia: officina, nel latino scientifico medievale, è il laboratorio farmaceutico – ma sono un mondo ancora tutto da esplorare. Le piante officinali di cui oggi conosciamo proprietà e funzioni sono infatti appena il 10 per cento di quelle esistenti.

Chiaro quindi che si tratti di un ambito di grande fascino e interesse per la ricerca. Anche in Calabria. O forse, soprattutto in Calabria. «Siamo un pezzo di Alpi nel Mediterraneo. A questa nostra curiosa origine geologica dobbiamo non solo gli straordinari paesaggi di cui godiamo, ma anche un’incredibile biodiversità. Sa che solo in Sila esistono 12 diversi tipi di aglio selvatico endemico?» dice il professor Giancarlo Statti, ordinario di Biologia farmaceutica dell’Università della Calabria.

Statti è il direttore scientifico e socio fondatore di Naturextralab, una start-up innovativa che si occupa di piante officinali – soprattutto flora spontanea calabrese – coniugando le competenze della fitochimica e dell’Ict. Con lui, tra i soci, Giacomo Martirano, CEO, Francesco Martirano e Lisa Bilotti.

Nata nel 2019 e con sede a Mendicino, nelle Serre cosentine, la start-up lavora allo sviluppo di nuovi integratori, a base di piante calabresi, e affianca aziende locali. L’approccio è quello della “co-creazione”. «La nostra attività risponde alla domanda di innovazione delle aziende presenti sul mercato dei nutraceutici che, pur essendo prive di un laboratorio di ricerca e sviluppo interno, hanno bisogno di sviluppare nuove formulazioni» dice Statti. Sono già due i brevetti depositati dalla giovane impresa. «Abbiamo messo a punto due formule basate su un mix di estratti di bergamotto e mandarino cinese, ormai molto presente in Calabria, che hanno dimostrato grande efficacia nel limitare l’assorbimento di grasso e nel tenere sotto controllo i livelli di colesterolo» spiega Statti.

Naturextralab è inoltre partner di due aziende calabresi, l’una di Sellia marina e l’altra di Torano. La prima si occupa di integratori alimentari, la seconda di panificati. «Sono specializzati in prodotti da forno “senza”, ovvero privi di lattosio, glutine e così via. Insieme lavoreremo sul “con”: aggiungere nutrienti funzionali, per confezionare spuntini salutistici e sani» spiega il professore. Il laboratorio di ricerca in cui opera la start-up è in collaborazione con l’Università della Calabria, ma l’obiettivo ora è quello di metter su una stazione di produzione di estratti, da destinare ai settori della nutraceutica e della cosmetica.

Naturextralab sta sviluppando anche una piattaforma web dedicata al censimento delle piante officinali: un database intuitivo, di facile consultazione e affidabile, che raccoglie tutte le informazioni su proprietà, luoghi di diffusione e tecniche di lavorazione.

UN MERCATO IN CRESCITA

Quando parliamo di piante officinali, facciamo riferimento a un elenco di sostanze e preparati vegetali – con riconosciuta attività biologica – compilato e approvato dal ministero della Salute. Solo le piante presenti in questa lista – periodicamente aggiornata – possono essere utilizzate nella formulazione di integratori.

L’ultimo elenco risale al 2018 e siamo alla vigilia di una nuova riorganizzazione del settore. «È attesa per il prossimo anno. Sappiamo già che il riso rosso fermentato, usato contro il colesterolo, uscirà dall’elenco: ormai è una vera e propria statina, di competenza farmacologica. Questo significa che tra gli integratori potrà essere sostituito da altri componenti – spiega Statti – Il riordino del settore potrà stimolare le aziende agricole a investire su produzione e trasformazione. Ed ecco perché è importante farsi trovare pronti».

Tanto più in Calabria. «Qui il mercato ora è pressoché inesistente. Non c’è neanche la raccolta e lavorazione della produzione spontanea. Eppure siamo una regione ricchissima» continua il professore.

Tra le piante officinali più diffuse in Calabria va menzionata senza dubbio la liquirizia, ottima per l’uso alimentare (la produzione, ad esempio di liquori) e ben nota per la sua capacità di far salire la pressione sanguigna. Non mancano poi l’origano («esiste una specie particolare, tipica del Pollino»), la lavanda, l’iperico, il mirto. Né vanno dimenticati gli oli essenziali, estratti dagli agrumi: quello di bergamotto, citato prima, è ricco di flavonoidi. Un tempo la Calabria era anche la principale produttrice di zafferano, spezia che ha dimostrato in studi recenti una buona efficacia contro l’Alzheimer.
C’è poi tutto il settore delle piante aromatiche. «Il gelsomino calabro era molto famoso: a Reggio aveva sede una stazione sperimentale specializzata nell’estrazione dell’olio essenziale» ricorda Statti. L’olio di gelsomino è particolarmente profumato e molto utilizzato in aromaterapia. «Un settore, anche questo, da tenere in considerazione: del resto l’olfatto è l’unico dei cinque sensi in grado di stimolare direttamente il cervello – prosegue – Insieme ai colleghi della ‘Federico II’ di Napoli abbiamo di recente studiato l’olio di arancio amaro, che viene utilizzato come antistress in sala parto».

E molto resta ancora da scoprire, censire, documentare. «Alcuni anni fa con il mio gruppo di ricerca abbiamo dimostrato come i lampascioni, le cipuddrizze della cucina calabrese, abbiano la capacità di tenere sotto controllo i livelli di colesterolo nel sangue. Ma siamo ancora in attesa che vengano inseriti tra le piante officinali – prosegue Statti – La Calabria da questo punto di vista è un grande laboratorio a cielo aperto: tanto per farle un altro esempio, pensi che qui esistono 16 diverse varietà di cicoria».

GLI INTEGRATORI, COSA C’È DA SAPERE

C’è chi guarda agli integratori con diffidenza, chi tende troppo al fai-da-te. «Naturale non è sempre indice di non tossico o di innocuo. La cicuta è naturale, ma non ne prescriverei un infuso – dice Statti – Noi dobbiamo partire da una consapevolezza scientifica: gli estratti funzionano perché hanno principi attivi molecolari che esercitano una funzione biologica. Quando si acquista un integratore, è opportuno leggere bene l’etichetta e verificare che sia dettagliata: deve indicare l’estratto usato, se è titolato in principi attivi, la provenienza della pianta. Ed è sempre bene chiedere un parere al proprio medico o al farmacista, soprattutto se si stanno assumendo altri farmaci o se si segue una terapia, per evitare spiacevoli interazioni. Uno dei vantaggi degli integratori è, d’altra parte, la possibilità di personalizzarne l’utilizzo: ecco perché il ruolo del professionista è essenziale, ma anche chi produce gli integratori ha bisogno di certezze scientifiche ed innovazione, ed è per questo che è nata naturextralab».

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE