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La conferenza stampa per i dati della Calabria

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COSENZA – In Calabria, in ciascuna provincia monitorata, c’è almeno un punto fortemente inquinato. Su ventiquattro campionamenti eseguiti lungo le coste, tredici risultano fuori dai limiti di legge e, di questi, dodici sono «fortemente inquinati».

Nel mirino ci sono sempre canali e foci che continuano a riversare in mare scarichi non adeguatamente depurati. Oltre i parametri consentiti i prelievi effettuati a Rossano, in località Marina di Rossano, alla foce del torrente Colognati; ad Acquappesa/Guardia Piemontese, alla foce presso V Colombo; a Crotone, alla foce del torrente Passovecchio e del fiume Esaro; a Isola di Capo Rizzuto, in località Le Castella, alla foce del canale presso la spiaggia a destra del castello; a Lamezia Terme/Gizzeria, in località Marinella/Gizzeria Lido, alla foce del torrente Spilinga; a Ricadi, in località Turiano, alla foce del torrente Ruffa; a Briatico, in località Piana di Vada, alla foce del torrente Murria; a Vibo Valentia, in località Vibona, alla foce Fosso Sant’Anna; a Brancaleone Marina, in località Sabbie Bianche, alla foce del fiume Pantano Grande; a Reggio di Calabria, Lido Comunale di Reggio Calabria, alla foce del torrente Caserta; a San Ferdinando, alla foce del Fiume Mesima; e a Bagnara Calabra, alla Foce del Torrente.

È questa in sintesi la fotografia scattata lungo le coste calabresi dai tecnici di Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane. A parlarne, questa mattina in conferenza stampa, al lido “Scarafaggio” del Lungomare di Schiavonea, Mattia Lolli, portavoce della Goletta Verde, Caterina Cristofaro, della segreteria regionale di Legambiente Calabria, Domenico Pappaterra, direttore generale di Arpacal, e Antonio Nicoletti, della segreteria nazionale di Legambiente. Un viaggio realizzato anche grazie al sostegno dei partner principali Conou, Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati e Novamont; dei partner sostenitori Assovetro – Endless Ocean, Ricrea, Consorzio nazionale per il riciclo e il recupero degli imballaggi in acciaio e con il contributo di Pramerica SGR (Pramerica Sicav Social 4 Future).

«Premesso che il nostro monitoraggio non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, ma punta a scovare le criticità ancora presenti nei sistemi depurativi per porre rimedio all’inquinamento dei nostri mari – dichiara Antonio Nicoletti, della segreteria nazionale di Legambiente – spiace constatare come la mancata depurazione affligga ancora in maniera drammatica il nostro Paese. È ora che l’Italia intervenga immediatamente per contrastare questa emergenza. Non va dimenticato che sono già quattro le procedure di infrazione comminate all’Italia dall’Ue con un nuovo deferimento alla Corte di Giustizia arrivato pochi mesi fa. Soldi che avremmo potuto spendere per adeguare il nostro sistema depurativo attraverso progetti innovativi a tutela del mare».

Caterina Cristofaro, della segreteria regionale di Legambiente Calabria e responsabile campagne, ha aggiunto: «In Calabria resta l’emergenza depurativa di fronte alla quale poco o niente è stato fatto dalle istituzioni che spesso sono rimaste in silenzio su un tema così importante o lo hanno ignorato. Quello della pessima qualità delle nostre acque in prossimità delle foci, che spesso diventano fogne a cielo aperto a causa del mancato funzionamento degli impianti di depurazione, deve diventare un tema prioritario nelle agende della classe politica regionale, visto che ne sono coinvolte tutte le province. È ora – ha proseguito – che ci si faccia carico delle responsabilità di un problema che sta assumendo proporzioni sconcertanti, mettendo a repentaglio una risorsa importante per il nostro territorio quale è il turismo e l’economia che esso genera. L’obiettivo è quello di avere nel medio periodo una qualità delle acque migliore rispetto a quella che bagna la nostra terra da quasi dieci anni a questa parte, visto che permangono le criticità in molti dei punti già monitorati negli anni scorsi dai tecnici di Goletta Verde».

Il dettaglio delle analisi di Goletta Verde

Il monitoraggio di Legambiente (i prelievi sono stati eseguiti dalla squadra di tecnici tra il 29 giugno e il 2 luglio) prende prevalentemente in considerazione i punti scelti in base al “maggior rischio” presunto di inquinamento, individuati dalle segnalazioni non dei circoli di Legambiente e degli stessi cittadini attraverso il servizio SOS Goletta.

Foci di fiumi e torrenti, scarichi e piccoli canali che spesso troviamo sulle nostre spiagge che rappresentano i veicoli principali di contaminazione batterica dovuta alla insufficiente depurazione dei reflui urbani o agli scarichi illegali che, attraverso i corsi d’acqua, arrivano in mare. I parametri indagati sono microbiologici (Enterococchi intestinali, Escherichia coli) e vengono considerati come “inquinati” i campioni in cui almeno uno dei due parametri supera il valore limite previsto dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli in cui i limiti vengono superati per più del doppio del valore normativo.

In provincia di Cosenza sono stati monitorati sei punti e di questi due sono risultati fortemente inquinati: a Rossano, in località Marina di Rossano, alla foce del torrente Colognati, e ad Acquappesa/Guardia Piemontese alla Foce presso V Colombo. Entro i limiti, invece, i campionamenti effettuati a Villapiana, in località Villapiana Lido, sulla spiaggia fronte canale del pescatore; a Cassano Jonio, Laghi di Sibari, alla Foce del fiume Crati; a Corigliano Calabro, Marina di Schiavonea, sulla spiaggia fronte torrente Coriglianeto; e a Tortora, in località Tortora Marina, alla Foce del Fiume Noce.

Nella provincia di Crotone, tutti i tre punti campionati hanno dato un risultato di fortemente inquinato: a Crotone, alla foce del torrente Passovecchio, e alla foce del fiume Esaro, e a Isola di Capo Rizzuto, in località Le Castella, alla foce del canale presso la spiaggia a destra del castello.

Su tre punti monitorati in provincia di Catanzaro, soltanto uno è risultato fortemente inquinato ovvero a Lamezia Terme/Gizzeria, in località Marinella/Gizzeria Lido, alla foce del torrente Spilinga. Gli altri due punti, a Montepaone Lido/Soverato, alla spiaggia presso fosso Beltrame, e a Nocera Terinese, alla foce del fiume Savuto, sono risultati entro i limiti.

Sono stati cinque i punti campionati in provincia di Vibo Valentia, di cui tre fortemente inquinati: a Ricadi Turiano, alla foce del torrente Ruffa; a Briatico, in località Piana di Vada, alla foce del torrente Murria; e a Vibo Valentia, in località Vibona, alla Foce del Fosso Sant’Anna. Entro i limiti, invece, i prelievi effettuati a Joppolo, frazione Coccorino Porticello, alla spiaggia presso il torrente Mandricelle, e a Pizzo, in località Calamaio, sulla spiaggia di fronte alla foce del fiume Angitola.

Infine, sono sette i punti monitorati in provincia di Reggio Calabria: tre hanno dato un giudizio di fortemente inquinato, ovvero a Brancaleone Marina, in località Sabbie Bianche, alla foce del fiume Pantano Grande; a Reggio di Calabria, al Lido Comunale di Reggio Calabria, alla foce del torrente Caserta; e a San Ferdinando, alla foce del fiume Mesima. Inquinato, invece, il prelievo a Bagnara Calabra, alla Foce del Torrente. Gli altri tre punti sono risultati entro i limiti di legge: a Marina di Gioiosa Ionica, spiaggia lungomare via Cristoforo Colombo, a Melito di Porto Salvo, in località Annà di Melito, spiaggia libera, a Gioia Tauro, alla foce del Petrace.

Mancano i cartelli di informazione

 

Permangono, poi, le criticità sulla cartellonistica informativa rivolta ai cittadini che, nonostante sia obbligatoria per ormai da anni per i Comuni, non viene ancora rispettata. Indicazioni che hanno la funzione di divulgare al pubblico la classe di qualità del mare e i dati delle ultime analisi. In nessuno dei ventiquattro punti monitorati, i tecnici di Goletta Verde hanno segnalato la presenza di questo cartello. Mentre solo in un caso, in uno dei punti non campionati dalle Autorità competenti, era presente il cartello di divieto di balneazione come previsto dalla legge.

Smaltimento oli esausti

 

Tra i fattori inquinanti, troppo spesso sottovalutati, c’è anche l’improprio smaltimento degli oli esausti. Nel 2018, in Calabria, il Consorzio Nazionale per la Gestione, Raccolta e Trattamento degli Oli Minerali Usati ha proceduto alla raccolta di 2.405 tonnellate di olio minerale usato. L’olio – che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli – è un rifiuto pericoloso per la salute e per l’ambiente che, se smaltito indiscriminatamente, può determinare gravi effetti inquinanti. Altresì, se gestito e rigenerato secondo la prassi corretta, diviene una risorsa preziosa che torna a nuova vita sotto forma di basi lubrificanti; un esempio corretto di economia circolare. 

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