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RAGGIUNGIAMO il professor Gianluigi Greco, direttore del Dipartimento di Matematica e Informatica dell’Università della Calabria ed esperto di intelligenza artificiale, mentre si trova sulla pista d’atletica del campo scuola di Cosenza, con un gruppo di studenti dell’istituto Valentini-Majorana di Castrolibero. Sono alla prese con la misurazione delle performance sportive: ricavano dati, grazie all’uso di dispositivi indossabili e sensori (chiunque abbia un fitness tracker, uno smartwath, ma anche uno smartphone ne ha fatto esperienza) e si preparano ad analizzarli. La scuola – che tra gli indirizzi attivi ha il liceo sportivo – è impegnata quest’anno con gli esperti di Intelligenza artificiale in un percorso alternanza/lavoro (oggi Pcto) sul tema “tecniche intelligenti per l’analisi di dati in ambito sportivo”.
«I ragazzi sono entusiasti. E questo è un percorso che va oltre quello che studieranno o faranno da grandi: è necessario che i giovani conoscano, per riuscire a comprenderle e a usarle in modo appropriato, le nuove tecnologie» ci spiega Gianluigi Greco. Un tema, quello della formazione, che è anche tra gli ambiti ‘sensibili’ presi in esame dalla task force del governo sull’Intelligenza artificiale, coordinata proprio dal professor Gianluigi Greco e che nei giorni scorsi ha consegnato la sua relazione finale alla presidente del Consiglio Giorgio Meloni. Un testo che servirà a definire la nuova strategia del Paese nel campo, appunto, dell’Ai. «Abbiamo definito delle linee guida, che sono in fase di analisi e che al momento restano riservate» spiega Greco. Il docente condivide con noi la relazione generale che ha tenuto pochi giorni fa a Roma in occasione dell’evento ‘L’Intelligenza Artificiale per l’Italia’, momento di confronto in vista dell’imminente riunione della Ministeriale del G7 “Tecnologia e Digitale”. «Il comitato è partito dalla strategia tracciata dall’Agid nel 2018 e dagli aggiornamenti successivi del 2021 e del 2022. Quello che è emerso in modo evidente – spiega il docente, che è anche presidente dell’associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale – è l’assenza in passato di un investimento strutturato nel settore. Dai dati del Politecnico di Torino si ricava che solo il 15 per cento delle piccole e medie imprese italiane, che non operano in ambito Ict, ha avviato progetti sperimentali nell’ambito dell’intelligenza artificiale. A livello internazionale la media è del 50% – spiega Greco – Insomma, in Italia c’è ancora un enorme divario tra quanto si parla di Intelligenza artificiale e quanto si fa».
Dati più confortanti, invece, si ricavano dal settore dell’Ict, che si segnala, conferma Greco, per la vivacità di spin-off e startup innovative. «L’incontro a Roma ci ha fornito proprio uno spaccato del Paese. Il messaggio emerso è che si sta facendo tanto» dice il docente. A sostegno di questa galassia di realtà emergenti, arriverà il miliardo annunciato, sempre a Roma, dalla premier e investito tramite Cassa Depositi e Prestiti. Anche sul fronte della ricerca l’Italia non può dirsi indietro. «Siamo al settimo posto per pubblicazioni, ma questo è un settore in cui fermarsi è impossibile – commenta Greco – Bisogna puntare ancora sulla ricerca fondazionale e spingere, questo anche è emerso con chiarezza, sul trasferimento tecnologico».
Nota più dolente, invece, è la Pubblica amministrazione. «Lì vanno considerati due aspetti: l’utilizzo dell’Ai all’interno, per migliorare i processi, e all’esterno, per rendere più efficiente il rapporto con i cittadini. Su entrambi si spera in progetti di larga scala – prosegue Greco – Iniziative interessanti ci sono già, tra i ministeri. Gli enti locali viaggiano a diverse velocità. Ci sono progetti in cantiere, su cui lavoriamo anche noi come ateneo. Ma quello su cui bisognerà ragionare sarà l’interoperabilità».
La formazione dei giovani e la riqualificazione dei lavoratori (upskilling e reskilling), il ruolo delle infrastrutture e quello, ancor più cruciale dei dati, sono stati altri temi attenzionati dal comitato e discussi nel confronto a Roma. Un evento che va messo in relazione con altri due passaggi significativi di questo mese di marzo: la riunione del G7 industria in corso a Trento, che affronterà il tema dell’intelligenza artificiale, e l’Ai Act, da poco licenziato dal Parlamento europeo. Un atto, spiega Greco, «che non regolamenta la tecnologia ma la sua applicazione per alcuni fini». Il provvedimento adottato dall’Unione Europea chiarisce, infatti, che alcuni scenari in Europa non potranno verificarsi. È il caso del ricorso a tecniche di riconoscimento biometrico di massa (con alcune eccezioni limitate all’ambito della sicurezza), del social scoring (un sistema che attribuisce un punteggio sociale ai cittadini, in base a comportamenti on line e off line, a cui possono essere collegate penali), del monitoraggio dell’umore sui posti di lavoro.
Si introduce, inoltre, per la commercializzazione di applicazioni, in ambiti autorizzati dall’Ue ma comunque giudicati ad alto rischio perché, tipicamente, implicano la manipolazioni di dati, di un un bollino di conformità rilasciato dall’Unione. «Il settore della ricerca, lo chiariamo, resta libero. Si potrà continuare a fare ricerca di frontiera, ricorrendo anche a meccanismi in deroga – prosegue Greco – La certificazione scatterà solo per prodotti destinati al mercato. È un regolamento a tutela dei cittadini».
Se l’Ue, quindi, in questo campo ha preso posizione, la partita in ogni caso non può ritenersi chiusa tra i confini degli Stati membri. Ecco perché il G7, argomenta Greco, è un appuntamento significativo. «Questo è il momento di continuare il lavoro iniziato in Giappone, con l’Hiroshima Ai Process, un proposta di regolamento internazionale per lo sviluppo di applicazioni di intelligenza artificiale. È necessario arrivare a un codice che sia acquisito da tutti» conclude il docente.
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