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Un momento della manifestazione

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Che vuol dire «donare»? Significa dare non solo ciò che si ha, ma ciò che si è. Una parte di sé. Donare è un atto di generosità. Il bisogno di sangue e dei suoi componenti è in costante aumento, è indispensabile per numerose terapie, non solo nelle situazioni di emergenza.

Ed è proprio per promuovere la cultura della donazione del sangue e del midollo osseo che, quattro anni fa, nasce “Rosso Vita”, un’iniziativa organizzata dall’Associazione Culturale Martirano e dalla APDEM Onlus (Paolo De Benedittis ed Ercole Martirano Onlus) con il patrocinio del Comune di Cosenza e la collaborazione dell’Azienda Ospedaliera.

La giornata “Rosso Vita” è dedicata a Giorgio Cittadino, marito della cantante Rosa Martirano (tra le promotrici dell’evento) affetto da mieloma multiplo e prematuramente scomparso il 12 luglio del 2019, nel giorno del suo compleanno.

Giunto alla sua terza edizione, la giornata “Rosso vita” si è tenuta ieri in Piazza Carratelli, nel primo tratto dell’isola pedonale di Corso Mazzini, a partire dalle ore 9,00 fino alle ore 16,00. Un evento, presentato da Francesca Pecora, ricco di testimonianze e interventi di sensibilizzazione sul tema da parte di artisti, donatori, associazioni culturali, di volontariato e club service.

All’iniziativa hanno partecipato il prof. Francesco Zinno (primario dell’Unità Operativa Complessa-Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza), la dott.ssa Aurelia Costabile (dirigente medico, responsabile dell’Area Donatori) e tutto il personale infermieristico.

Per saperne di più, abbiamo intervistato Rosa Martirano.

In quanto tempo avete organizzato l’evento?
«Abbiamo deciso di organizzare questa edizione al volo e ci siamo tuffati 24 ore su 24. In pochissimi giorni, siamo riusciti a coinvolgere i medici, il Comune, i carabinieri e tante associazioni. È stato molto bello. Anche il cielo è stato con noi. Abbiamo chiesto ai quattro sacerdoti intervenuti di pregare affinché il tempo potesse agevolarci. Siamo davvero felicissimi. Un lavoro di squadra molto bello».

Una maratona musicale vera e propria. Chi sono gli interpreti ed i musicisti che si sono esibiti?
«La maggior parte sono miei allievi anche se non lo dico quando ci sono le manifestazioni pubbliche perché non vorrei che venisse sminuito l’interprete stesso. Il maestro potrebbe sembrare una presenza ingombrante, perciò su un palco non bisogna nominarlo. Anche perché l’interprete è solo con il microfono ed il maestro può fare poco. Poi, sono intervenuti alcuni amici, bravi professionisti, ed i miei compagni del liceo con cui ho creato la mia prima band. Un bel gruppo di persone».

Non sempre però si riesce a “camuffare” il ruolo di insegnante. In alcuni brani, molto impegnativi ed emozionanti, è stato tangibile l’orgoglio nei tuoi occhi. Si coglie l’amore con cui accompagni i tuoi alunni nella crescita.
«Si, è vero. Inoltre, veniamo da un periodo terribile. Adesso, c’è il problema di essere rimasti chiusi in casa troppo a lungo e questo ha annuvolato l’orizzonte anche per i più giovani. In questo momento, l’esibizione ha una valenza ancora più grande. Non solo per beneficenza ma anche per facilitare un’apertura del cuore. Questi eventi fanno bene soprattutto a chi li fa».

Aggiungerei: a chi li organizza, a chi si esibisce e al pubblico che assiste allo spettacolo. La musica unisce. Alcuni brani, invogliano a ballare, a cantare. Un invito alla vita!
«Esatto! La musica è una specie di esorcismo del male, perché porta gioia e dove c’è gioia non può esserci depressione, tristezza».

A proposito di depressione e altri disturbi dell’età evolutiva, hai richiesto l’intervento dello psichiatra Paolo De Pasquali. La pandemia ha acuito le fragilità degli adolescenti, impedendo loro il confronto. L’evento è stato un’occasione per spronare i più giovani. Dico bene?
«Verissimo. La musica è una medicina. Ho sempre coinvolto i miei allievi. Quest’anno, ho messo soprattutto l’accento su di loro proprio perché è importante far esprimere i giovani. La musica può arrivare là dove non arriva una seduta, un discorso. È un collegamento diretto con le emozioni al di là dei ragionamenti, della razionalità. La musica riesce anche a guarirti. Secondo me, è un po’ come io immagino sia il Paradiso. È la felicità di condividere la musica ed i sorrisi. Tutti insieme in un posto in cui le persone sono attraversate dall’amore e dal bene che succede in quel momento. La musica è un coinvolgimento molto vicino al sentire cosa c’è in Paradiso».

Questo evento è giunto alla sua terza edizione. Vuoi raccontare ai nostri lettori come nasce “Rosso vita”?
«Ero in ospedale accanto a mio marito perché è stato affetto da mieloma multiplo e, in una fase terminale, aveva bisogno di trasfusioni. Ho frequentato spesso il centro trasfusionale in cui c’è una mia cara amica di lunga data: la dr.ssa Aurelia Costabile. Parlando con il primario ho pensato di fare qualcosa per loro perché hanno aiutato tanto mio marito e numerosi ammalati. Lui mi disse che avrebbe voluto fare qualcosa il 12 febbraio, giorno della Madonna del Pilerio. Sono partita subito e, nel giro di 10 giorni, abbiamo organizzato tutto. Così è nato Rosso vita. Quando vedi che ci sono dei medici che cercano di superare le difficoltà burocratiche per fare arrivare la trasfusione e dare sollievo ad una persona, capisci quanto è importante la donazione. Il dolore è sempre un maestro di sensibilità, quindi forgia le persone. È come uno scultore che ti toglie le sovrastrutture così inizi ad avere un rapporto con la realtà molto diretto e anche un po’ crudo. Da quel momento in poi, capisci ancora di più quali sono le cose importanti, dove occorre dare aiuto e portare visibilità. In questo caso, faccio riferimento alla donazione».

Grazie a questo evento avete notato una maggiore sensibilizzazione da parte della popolazione?
«Assolutamente sì. In questi giorni, molte persone ci hanno telefonato perché hanno deciso di donare per la prima volta. L’evento Rosso vita è stato uno stimolo che ha generato nuovi donatori. I donatori hanno un forte spirito di generosità e, da un lato, ne traggono benefici. Proprio perché il donatore è prezioso, tutto il check up gratuito messo a disposizione dal centro è una garanzia per la propria salute. Oggi, domenica 13 febbraio, sarà possibile donare al centro trasfusionale».

Cosa c’è in programma per la prossima edizione?
«Il prossimo anno sarà una festa delle associazioni preparata con largo anticipo. Vorremmo coinvolgere le associazioni distribuite nella nostra Regione».

Inoltre, per “Rosso Vita” i medici del centro trasfusionale dell’Ospedale dell’Annunziata hanno inciso una versione del celebre brano “Pregherò”. Un testo riadattato alla causa della donazione che ha assunto il titolo di “Donerò”.

Tra i numerosi interventi, la presidente della Fidapa sezione di Cosenza, Elena Pistilli, ha dichiarato che «Come Fidapa siamo sempre state vicine all’iniziativa di Rosa Martirano. Essendo amica di Rosa, lo faccio anche in ricordo del marito Giorgio Cittadino. Se la vita è un dono, a maggior ragione donare è un dono; quindi, ben vengano le persone che ti spingono a donare come Rosa Martirano e Simona De Benedittis. Inoltre, come suggerito dal parroco di Arcavacata, padre Emanuele, ho proposto a Rosa di portare questo evento anche all’università per sensibilizzare i giovani che possono donare».

Infine, abbiamo raccolto l’invito a donare di Don Antonio Abruzzini: «Donare, soprattutto in questo periodo, è particolarmente urgente perché le malattie e le sofferenze sono aumentate. Inoltre, occorre non solo donare il sangue ma anche amore, sorrisi, servizi, parole. E c’è bisogno soprattutto nell’ambito ospedaliero verso i malati. Non dimentichiamo che la preghiera è il motore dell’amore. Chi prega è più umano, dolce, paziente».

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