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Il direttore della Medicina Trasfusionale Francesco Zinno

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L’AZIENDA ospedaliera “Annunziata” di Cosenza prenderà parte al protocollo nazionale “Tsunami” promosso dall’Istituto Superiore di Sanità e da Aifa e relativo al trattamento dei pazienti Covid con plasma iperimmune.

L’Ao bruzia sarà la prima in Calabria ad aderire al progetto di ricerca. Il reparto di Medicina Trasfusionale diretto dal professor Francesco Zinno – già in prima linea all’inizio della pandemia e primo nel Sud Italia ad avviare la sperimentazione col plasma dei guariti da Covid – sarà dunque tra i protagonisti dello studio che consentirà di ottenere evidenze scientifiche solide sul ruolo di questa strategia terapeutica e di fornire, in modo univoco, trasparente e in tempi rapidi, informazioni e risposte alle domande sulla sua sicurezza ed efficacia.

Già perché i dati ad oggi disponibili non sono sufficienti a garantire una standardizzazione della terapia che, finora, ha comunque sortito effetti positivi sul 50% dei pazienti a cui è stata somministrata. Lo studio “Tsunami” (acronimo di TranSfUsion of coNvaleScent plAsma for the treatment of severe pneuMonIa due to SARS.CoV2), che vede al momento coinvolti 56 centri distribuiti in 12 Regioni, consentirà ad esempio di avere indicazioni più precise sulla posologia e sul timing.

Anche sul fronte delle donazioni di plasma il Centro Trasfusionale di Cosenza è in controtendenza rispetto al dato nazionale che segna un -2%: «Ad oggi abbiamo un numero di sacche sufficiente a gestire una trentina di pazienti – assicura il professor Zinno -, la cosa più sorprendente e che mi piace evidenziare – continua – è che molti dei donatori di plasma guariti dal Covid sono poi diventati donatori abituali. Un dato incoraggiante».

«Stiamo selezionando i donatori – prosegue la dottoressa Francesca Orrico -, un’operazione complessa poiché i candidati idonei devono possedere una serie di requisiti: età inferiore a 65 anni e superiore ai 18 e una quantità di anticorpi immunizzanti sufficiente. Tuttavia finora siamo riusciti a individuare un buon 30% tra i guariti Covid del nostro ospedale».

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