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Omertà, indifferenza e rassegnazione il tema della giornata, All’Unical, nel ciclo seminariale di Pedagogia dell’antimafia ll procuratore capo della Dda, Salvatore Curcio, ospite del professor Costabile: «Essere antimafia nello spirito».
COSENZA- Ascoltare la voce dell’esperienza e tradurla in un linguaggio educativo: l’Università della Calabria procede in questa direzione a vele spiegate. Nell’ambito del ciclo seminariale di Pedagogia dell’antimafia, coordinato dal professore Giancarlo Costabile, il contributo del procuratore capo della Dda di Catanzaro, Salvatore Curcio, rappresenta un momento educativo importante e significativo per chiunque abbia avuto il piacere di ascoltare. Dopo aver macinato ben 36 anni di esperienza come magistrato e aver ricoperto diversi incarichi di prestigio, Salvatore Curcio propone la sua personale narrazione riguardo al tema della giornata svoltasi nella sala stampa “B. Andreatta” del 7 aprile dal titolo “Omertà, indifferenza e rassegnazione in Calabria”.
OMERTÀ, INDIFFERENZA E RASSEGNAZIONE: IL TEMA DELLA GIORNATA
«La prima cosa che voglio dirvi è che ho questo convincimento, affine a quello di chiunque faccia il mio stesso lavoro: l’azione repressiva dello Stato, da sola, non sarà mai la soluzione al problema della mafia nel nostro Paese» è la sua premessa. A volta si tende a dimenticare che lo Stato non è un’entità astratta ed evanescente: «lo Stato siamo no», un’espressione ripresa più volte nel corso della manifestazione, non deve essere banalizzata e ridotta a un mero slogan, bensì va intesa come azione partecipativa di un’intera comunità. «L’atteggiamento di passività che abbiamo nei confronti dello Stato ci ha reso sudditi, non cittadini. Purtroppo, è una mentalità fin troppo radicata nel Mezzogiorno. Abbiamo bisogno di abbandonare la cultura dell’ “oramai chi ci salva più”, perché è insidiosa e contribuisce a costruire il disimpegno sociale. Il suddito non rivendica diritti, ma favori e questo è il sintomo della rottura del patto sociale con le istituzioni».
IL PROCURATORE CURCIO, OSPITE ALL’UNICAL DEL SEMINARIO DI PEDAGOGIA DELL’ANTIMAFIA: «ESSERE ANTIMAFIA NELLO SPIRITO»
È il commento del procuratore in proposito e prosegue con un appello al senso di responsabilità a cui ciascun individuo è chiamato: «Ritenere che la problematica mafiosa sia da demandare solo alla magistratura o alle forze dell’ordine è segno di ottusità. Siamo noi, con la nostra indifferenza, ad alimentare il serbatoio della criminalità organizzata. Le mafie di nutrono di questo, dei nostri silenzi e delle nostre equivocità». La ricetta segreta per dire «NO» alle mafie secondo Salvatore Curcio è fatta di pochi ingredienti dal gusto deciso: «C’è necessità di un risveglio delle coscienze, di riacquistare quella capacità di indignarci e denunciare le cose che non vanno, solo così possiamo combattere e sradicare la cultura mafiosa.
La seconda cosa da fare è abbandonare la cultura della mediazione amicale e tutte quelle forme nocive di individualismo che ci ingabbiano in micro-meccanismi mafioso. Dobbiamo essere antimafia soprattutto nello spirito. Rilanciamo quell’antico ideale greco del kalòs (“bello”) e agathòs (“buono”): un principio su cui si basava un grande esempio di democrazia e che può essere ancora attuale». Infine, il contributo più prezioso di Curcio è il momento in cui esterna la sensibilità di chi è sempre stato abituato a muoversi tra magistratura e pedagogia, per trasmette un’esperienza personale carica di significati profondi.
Così si conclude il suo intervento: «L’altro momento essenziale per una rivoluzione antimafia degna di definirsi tale è la formazione: abbiamo bisogno di una rivoluzione che sia anche culturale, di un’offerta formativa rinnovata e che educhi alla pratica di una cittadinanza attiva. Dove c’è cultura le barbarie della mafia non attecchiscono». Salvatore Curcio si presenta agli studenti come uno dei massimi esempi di credibilità, non solo per l’egregia carriera che si porta dietro, ma per l’attenzione e la capacità di snodare temi dalla radice educativa complessa e dinamica. La sua è una lezione di educazione e di vita che rappresenta il patrimonio di una Calabria che resiste e che lotta attraverso l’esempio di persone come lui. In virtù del suo pensiero intellettuale gli studenti del corso di Scienze dell’Educazione e gli organizzatori del seminario hanno donato al procuratore la raffigurazione di uno dei primi pedagoghi riconosciuti, San Paolo
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