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Il progetto di ricerca sul pregiudizio etnico promosso dall’Unical insieme agli atenei di Palermo e Catanzaro


TROVARE un nuovo approccio per misurare un vecchio problema: il pregiudizio etnico. Questo è il tema di un innovativo progetto di ricerca promosso dall’Università della Calabria insieme agli atenei di Palermo e Catanzaro, finanziato dall’Unione Europea – Next-GenerationEU – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), il cui obiettivo è registrare le reazioni automatiche del nostro corpo di fronte a determinati stimoli monitorandone i movimenti corporei spontanei per identificare una misura indiretta capace di identificare l’espressione del pregiudizio.

Il pregiudizio è definito da Allport nel 1954 come «una disposizione antipatica o ostile verso una persona che appartiene a un gruppo, semplicemente in base alla sua appartenenza a quel gruppo». Il pregiudizio, per la sua pervasività e persistenza, è sicuramente uno dei fenomeni più studiati dalla Psicologia Sociale. Possiamo dire che interessa tutte le società: ciò che cambia sono i gruppi sociali vittime di esso e le strategie che ogni società riesce a adottare per scoraggiare la discriminazione che si esprime in modi diversi.

LA COSTRUZIONE DEL PREGIUDIZIO ETNICO

Il pregiudizio è costruito attorno ad atteggiamenti negativi forti e altamente accessibili. Ed è per questo che il pregiudizio si può esprimere in diverse forme, manifeste o nascoste e implicite, ma tutte queste forme hanno delle conseguenze negative per le persone che ne sono vittime. Le forme implicite avvengono, per la maggior parte delle volte, al di fuori della nostra consapevolezza. Vengono spesso concettualizzate come reazioni affettive automatiche a uno stimolo, consistente in un’associazione mentale tra un concetto o una categoria (out-group) e degli attributi valutativi (buono/cattivo).

L’Università della Calabria ha recentemente presentato questo progetto di studio nel corso di un seminario organizzato dal gruppo di ricerca locale coordinato da Rocco Servidio, docente di Psicologia Sociale presso il Dipartimento di Culture, Educazione e Società. All’iniziativa scientifica hanno partecipato il coordinatore nazionale del progetto, professore Stefano Boca dell’Università degli Studi di Palermo, e il professore Marco Tullio Liuzza, responsabile dell’unità di ricerca dell’Università Magna Graecia di Catanzaro.
Questa importante ricerca parte dal presupposto che i meccanismi alla base del comportamento sociale spesso operano al di là della consapevolezza. La ricerca indica che le persone attivano spontaneamente tendenze di avvicinamento verso oggetti connotati positivamente e tendenze di evitamento verso quelli connotati negativamente.

IL MODELLO DI COMPORTAMENTO ESTESO AI GRUPPI SOCIALI

Questo modello di comportamento si estende anche agli individui associati a gruppi sociali, che dunque possono a loro volta essere connotati positivamente o negativamente. Poiché l’equilibrio è un processo complesso, ossia comporta costanti oscillazioni del corpo intorno al suo centro di gravità, grazie all’impiego di una pedana baropodometrica è possibile registrare l’insieme dei movimenti spontanei e involontari del corpo.
Si ipotizza, pertanto, che di fronte a stimoli negativi, gli individui tenderanno ad allontanarsi, causando uno spostamento del peso corporeo verso i talloni e una prevalenza di oscillazione sagittale all’indietro. Viceversa, di fronte a stimoli positivi ci si aspetta un’oscillazione in avanti. Per testare questa ipotesi, quattro esperimenti vedranno coinvolti stimoli di diversa natura: disgusto, gruppi etnici negativamente stereotipati e gruppi stereotipati ma socialmente protetti.

Gli indici baropodometrici saranno correlati ai punteggi di misure implicite già usate per lo studio del pregiudizio e alle risposte di questionari che indagano il pregiudizio razziale e l’emozione primaria del disgusto. Una misura comportamentale di questo non è attualmente presente in letteratura. La possibilità di avere una stima indiretta del pregiudizio basata su una misura obiettiva delle oscillazioni corporee comporterebbe diversi benefici sia dal punto di vista euristico, sia dal punto di vista applicativo, in quanto permetterà di predire meglio il comportamento discriminatorio.

I 4 ESPERIMENTI SUL PREGIUDIZIO ETNICO

Il primo esperimento esaminerà i movimenti corporei quando i partecipanti sono esposti a stimoli disgustosi, confrontando queste registrazioni con i parametri di base. Il secondo esperimento replicherà il primo studio prendendo in considerazione differenze individuali, come la sensibilità al disgusto. Il terzo esperimento indagherà le reazioni spontanee verso gruppi negativamente stereotipati registrando i movimenti corporei dei partecipanti davanti a volti neri e bianchi. Gli indici baropodometrici verranno correlati ai punteggi delle misure indirette sulla razza e alle risposte di un questionario che misura il pregiudizio razziale. Infine, saranno esplorate, nel quarto e ultimo esperimento, le reazioni verso gruppi stereotipati ma socialmente protetti, come gli individui obesi.
Il gruppo di ricerca risulta composto, oltre che dai tre accademici menzionati, anche dalla professoressa Costanza Scaffidi Abbate e dal dottore Ivan Giuseppe Cammarata per l’Università di Palermo, dalle dottoresse Viviana Ciambrone e Martina Basilico delle Università di Catanzaro e UniCal Cosenza.

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