Don Luigi Ciotti
3 minuti per la letturaCASSANO (CS) – «Le parole pronunciate sette anni fa dal Santo Padre nella spianata di Sibari sono parole che hanno punto, che hanno smosso molte coscienze, ma ci consegnano ancora una responsabilità che le mafie sono forti, sono presenti e che ci vogliono risposte da parte dello Stato, delle Istituzioni, ma anche noi come Chiesa siamo chiamati a fare la nostra parte».
Ad affermarlo è stato, nella Basilica Cattedrale di Cassano, don Luigi Ciotti a margine dell’incontro sul tema: «La scomunica ai mafiosi a Sibari di Papa Francesco oggi», promosso dalla diocesi di Cassano in occasione del settimo anniversario della scomunica dei mafiosi pronunciata da Papa Francesco, nel corso della sua visita nella città di Cassano, nella spianata di Sibari.
All’incontro, introdotto da Mara Jessica Vincenzi, referente del presidio di Libera di Cassano “Fazio Cirolla”, hanno partecipato il sindaco di Cassano, Gianni Papasso, e don Ennio Stamile, referente di Libera Calabria.
Le conclusioni sono state tratte dal vescovo, monsignor Savino. «Papa Francesco, proprio qui, il 21 giugno di sette anni fa – ha ricordato don Luigi Ciotti -, ha detto che chi adora il male è scomunicato. L’impegno concreto della Chiesa – ha sottolineato il presidente nazionale di Libera – è aiutare le persone a prendere coscienza delle proprie responsabilità, dei propri limiti, dei propri errori. C’è una distinzione – ha sottolineato don Ciotti – tra i reati e i peccati. Dei reati se ne occupa la Giustizia. La Chiesa si occupa dei peccati e non dimentichiamoci che Dio è sempre disposto ad andare incontro alle persone. Chiede, però, un pentimento vero, chiede di rimettersi in gioco, di impegnarsi e quando è possibile anche a riparare, a restituire. Non c’è nulla di questo scritto negli atti ufficiali e quindi è importante – ha sostenuto don Ciotti – che questo venga scritto nel catechismo, nel diritto canonico e che divenga anche impegno pastorale di noi sacerdoti, dei laici per smuovere le coscienze, ma anche per dare una mano alle persone, perché l’obiettivo è la conversione. Non basta pentirsi, bisogna convertirsi».
Per don Luigi Ciotti in questi sette anni si è fatto tanto. «Devo dire che c’è un grande movimento anche all’interno della chiesa. Si sono bloccate delle situazioni che erano veramente di commistioni. Ci sono stati dei bei segnali, di passi in avanti, anche Rosario Livatino è stato un momento molto importante, però, attenzione, in generale nel Paese si è andato indietro perché si va verso la normalizzazione. Viviamo delle situazioni che sono inquietanti che restano e sono presenti, ma il clima nel Paese è la normalizzazione. Siamo qui anche noi per gridare, impegnandoci, non solo con le parole, a fare di più, a non abbassare la guardia, ad assumerci, anche come cittadini, di più la nostra responsabilità». Per il sindaco Papasso la visita di Papa Francesco è stata, e continua a essere, importante perché «ha dato un’indicazione precisa: “emarginare, abbandonare, la strada del male, valorizzare e dare la speranza ai giovani” quando, rivolgendosi a loro, ha detto: “non fatevi rubare la speranza”. Quindi c’è un impegno degli organi istituzionali che non devono tradire la speranza dei giovani». Le conclusioni dell’incontro sono state tratte dal vescovo della diocesi di Cassano, monsignor Savino che ha definito la visita di Papa Francesco una «visita apostolica, pastorale e rivoluzionaria».
Per il Pastore della chiesa cassanese non è più tempo di gattopardismo ma è l’ora – ha sostenuto con forza – della corresponsabilità. Per il presule Savino, la speranza va costruita, va organizzata per aiutare i cittadini ad essere il popolo delle beatitudini.
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